Una bambina di 13 anni del Mississippi è stata violentata da uno sconosciuto, è rimasta incinta in seguito alla violenza, ed è stata costretta a dover partorire il bambino a causa della legge contraria all’aborto dello stato. La ragazzina ha dovuto partorire all’inizio di quest’estate, mentre lo stupro è avvenuto lo scorso autunno, quando aveva solo 12 anni ed è stata rapita dal cortile della casa dove abitava. La legge nel Mississippi prevede un’eccezione per lo stupro, tuttavia non è possibile più trovare dei medici che pratichino l’aborto.
La scorsa estate un membro della camera del Mississippi, Philip Gunn, ha affermato di ritenere che una ragazza di 12 anni violentata e messa incinta da suo padre non dovrebbe essere autorizzata ad abortire. Secondo lui le leggi sull’aborto non dovrebbero fare alcuna eccezione per lo stupro o per l’incesto, perché «la vita inizia al concepimento» e «ogni vita è preziosa» (peccato che i medici, che hanno studiato per anni al suo contrario, non siano d’accordo con le sue affermazioni). Fa molto pensare, considerando quello che è successo di recente a una tredicenne.
La legge del Mississippi non consente di abortire per incesto, ma solo per stupro. Quando la giornalista dell’Associated Press Emily Wagster Pettus ha intervistato Gunn alla Mississippi House venerdì 24 giugno 2022, lo stesso giorno in cui la Corte Suprema ha preso la decisione di ribaltare Roe v. Wade, lui non ha avuto dubbi su stupro e incesto.
«E il caso di una ragazza di 12 anni che è stata molestata dal padre o dallo zio?», gli ha chiesto. Lui non ci ha neanche pensato: «no, (la legge) non prevede un’eccezione per l’incesto. Non so se cambierà». E quindi gli viene chiesto se lui ritiene che dovrebbe essere cambiata: «personalmente, no. Non lo penso. Credo che la vita inizi al concepimento. Ogni vita è preziosa. E queste sono le mie convinzioni personali».
A gennaio, il New York Timesha riferitoche il Mississippi ha fatto due eccezioni da quando è entrato in vigore il divieto statale di aborto. Lo stato richiede che uno stupro venga denunciato alle forze dell’ordine per qualificarsi per un aborto legale. Due casi di violenza sessuale su tre negli Stati Uniti non vengono denunciati alla polizia, secondo Rainn, o Rape, Abuse & Incest National Network, un’organizzazione no profit contro le aggressioni sessuali.
La situazione, a distanza di un anno, non è evidentemente cambiata, considerando come una bambina sia stata costretta a partorire a causa dei troppi medici obiettori. Anche in Italia, tra l’altro, abbiamo un problema del genere, e non parliamo della Polonia, dove sempre più donne muoiono a causa dei medici che non vogliono prendersi la responsabilità di farle abortire, temendo di andare contro la legge.
Mississippi: 13enne costretta a partorire a causa della legge contro l’aborto
In un’intervista la madre della bambina, che nelle varie testate è chiamata con il nome fittizio di Ashley, ha spiegato che ha provato a far abortire la figlia, ma in Mississippi non è più possibile trovare dei medici non obiettori. Ha raccontato anche di non essere consapevole del fatto che nello Stato ci fossero delle eccezioni all’aborto per lo stupro. Ha provato a informarsi su dove avrebbe potuto accompagnare la figlia, ma la clinica più vicina si trova a Chicago, a nove ore di macchina e lei, lavorando, non aveva la possibilità di prendersi una pausa e anche di pagare benzina, cibo e alloggio, più costo dell’aborto.
«Non ho soldi per pagare tutto questo», ha detto la donna al Time. «Avrei voluto che Ashley me lo avesse appena detto quando è successo. Avremmo potuto ottenere il piano B o qualcosa del genere». La famiglia ha tenuto nascosta la gravidanza, e la bambina ha finito la prima media online, e frequenterà anche la seconda media in questo modo. Il motivo, è che «le persone giudicano male quando non sanno cosa sia successo. È una questione privata», ha spiegato la madre.
La famiglia ha scoperto quello che era successo alla piccola quando l’ha portata in ospedale per vomito incontrollabile, e anche a livello psicologico la bambina aveva iniziato a chiudersi in sé e nella sua stanza, tutto il contrario di quello che faceva in precedenza. Dopo aver ricevuto le analisi del sangue che mostravano che Ashley era incinta, l’ospedale ha contattato la polizia. «È stato surreale per lei. Non ne aveva idea», ha detto al Time la dottoressa Erica Balthrop.
Sempre al Time, racconta che «questa situazione fa molto male, perché lei era una bambina innocente che faceva quello che fanno i bambini: giocava fuori, ed era mia figlia. Fa ancora male, e farà sempre male». In particolare perché il violentatore di Ashley probabilmente non sarà mai trovato, tanto che la polizia ha fermato le indagini, anche dopo che un membro della famiglia pensava di aver identificato il presunto stupratore sui social media. Non c’è stato alcun arresto e la polizia non ha raccolto un campione di DNA per una possibile identificazione.
Il capo della polizia di Clarksdale Vincent Ramirez però sottolinea che «è una priorità piuttosto alta, in quanto minorenne. A volte non ce ne occupiamo perché abbiamo molto da fare, ma poi ci ritorniamo». La madre della 13enne, ha detto di aver presentato una denuncia al dipartimento di polizia di Clarksdale dopo aver saputo che Ashley era incinta. Al Time ha raccontato che sua figlia alla fine si è aperta su quello che è successo: un uomo è entrato nel loro cortile mentre stava facendo TikTok fuori, mentre suo zio e suo fratello erano dentro, e l’ha aggredita. Ashley ha detto che non sapeva chi fosse l’uomo e che nessuno ha assistito allo stupro.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty