Roma: insulti e violenza contro un attivista LGBT

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No, non c’è un problema di omofobia in Italia, e cento altre storie che puoi raccontarti per non accettare di esser parte del problema. A Roma un attivista, Massimo Arcangeli, è stato prima insultato con appellativi dispregiativi sul suo orientamento sessuale e, vedendo che non si tirava indietro e non indietreggiava davanti all’omofobia, è stato preso a calci e pugni. Tutto questo id fronte a persone che non intervenivano e persino davanti a dei bambini. Perché far vedere due persone che si amano, non va bene. Ma la violenza, sì.

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Il problema dell’omofobia in Italia è evidente. Lo era prima del DDL Zan, lo è stato durante il DDL Zan e lo è ancora oggi, quando è stato bocciato perché non c’è un problema di omofobia in Italia, e te lo assicurano delle persone eterosessuali che cercano di togliere dei bambini dalle proprie famiglie. Qualcuno utilizza la Bibbia o la religione come scusa per essere, semplicemente, un omofobo ignorante, ma l’ideologia  te la costruisci pian piano da solo (sebbene un genitore dovrebbe anche insegnare a un figlio che siamo tutti uguali), l’educazione ti deve essere trasmessa dai tuoi genitori e, se non riesci a non picchiare una persona, evidentemente c’è un problema alla base.

Ci dicono che non ci sono casi di omofobia in Italia. Ci dicono che, se ci sono, sono pochi. Ci dicono che non serve una legge che tuteli ancora di più gli omosessuali, perché poi sarebbe una discriminazione nei confronti degli eterosessuali (e qui casca anche l’asino, dato che il DDL Zan non parla di omosessualità bensì di orientamento sessuale, per cui ogni persona, etero, bi, pan, sarebbe tutelata, ma lo sanno anche loro che nessun etero è discriminato in quanto etero). Ci dicono tante storielle per farci credere che in Italia non esiste un problema di omofobia.

Ma poi leggiamo queste notizie, leggiamo del coraggio di chi comunque continua ad amare e a non indietreggiare davanti all’omofobia di un paese che è persino fiero della propria omofobia, e ci rendiamo conto che dobbiamo lottare ancora troppo.

Massimo Arcangeli aggredito a Roma: insulti e violenza

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Massimo Arcangeli è un linguista e un attivista LGBT, candidato con Unione Popolare di Luigi De Magistris alle ultime elezioni e che nel 2017 ha denunciato il proprietario di una struttura ricettiva a Ricadi, in Calabria, che rifiutava sia gli ospiti omosessuali sia gli animali. Il caso fu criticato in tutto il mondo, e oggi l’attivista racconta di aver «vissuto molte situazioni nella mia vita, ma ciò che mi è successo è qualcosa di completamente diverso. Non credo di aver mai subito una violenza così brutale in tutta la mia vita».

L’aggressione a Roma risale al 20 giugno, quindi la scorsa settimane, e Massimo Arcangeli stava tranquillamente scendendo dal treno a Porta San Paolo, dirigendosi verso la metro Piramide, quando un uomo alto un metro e novanta, di circa quarant’anni, in compagnia di un bambino di dieci anni, ha cominciato a insultarlo chiamandolo fr*ci* e ri*cch*one. L’attivista non comprendeva il motivo dell’astio, e quindi ha cercato spiegazioni, ottenendo solo altra violenza. Ha raccontato a La Repubblica:

«Mentre ci trovavamo all’altezza dei binari del trenino mi ha dato un calcio secco all’altezza sul torace. Per come ha colpito sembrava un fighter. Mentre cercavo di salire mi ha dato un pugno, spaccandomi il libro. Poi si è allontanato dentro il vagone. L’ho seguito e nessuno è intervenuto. Solo una persona, che però mi ha detto che se il treno avesse fatto ritardo se la sarebbe presa con me».

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A sconvolgere, in questa situazione, non è solo la violenza omofobica in pieno giorno e davanti a un bambino, ma anche il fatto che nessuno sia intervenuto in alcun modo nonostante, trovandosi in una stazione di Roma, c’era diversa gente. Massimo Arcangeli ha cercato con l’aiuto della polizia di rintracciare l’uomo che, insieme al bambino, se n’è andato indisturbato davanti agli occhi di tutti, e quindi adesso ha sporto denuncia e si spera che possa ottenere la giustizia che merita in quanto persona.

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