Luana D’Orazio: vittima sul lavoro, i colpevoli patteggiano

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Luana D’Orazio aveva 22 anni, era toscana ed è stata uccisa a Prato il 3 maggio 2021, mentre lavorava in una ditta tessile di Montemurlo. È una vittima sul lavoro, una dei tanti, una di quelli di cui ogni tanto si parla perché era molto giovane, ma non è mai abbastanza. Oggi torniamo a parlare di lei perché due dei tre imputati accusati per la sua morte hanno ottenuto il patteggiamento. Luana Coppini, titolare della ditta in cui è avvenuto l’incidente mortale, ha patteggiato 2 anni di reclusione, il marito Daniele Faggi, titolare di fatto, un anno e mezzo. La madre della giovane, che ha lasciato anche un giovane bambino, è delusa e amareggiata. E così, l’Italia.

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Luana D’Orazio aveva 22 anni quando è morta in una fabbrica del tessile a Oste di Montemurlo (Prato). Secondo le ricostruzioni, è rimasta impigliata nel rullo di un macchinario che poi l’avrebbe uccisa. Aveva un figlio di 5 anni, e lavorava come operaia in quella fabbrica da circa un anno. La madre, invece, una delle tanti madri che si trovano a dover lottare per far giustizia ai propri figli, ricorda che «quel giorno era il mio compleanno, mi ha detto di preparare il tiramisù, poi, la sera, sarebbe venuto anche Alberto e avremmo festeggiato tutti insieme. E infatti eravamo proprio a preparare il tiramisù quando i carabinieri suonarono alla porta».

Nel 2018 era stata anche comparsa in una pellicola di Leonardo Pieraccioni. Il regista ricorda: «Sì, l’ho avuta come comparsa in un mio film, Se son rose, nella scena di una festa. C’erano tanti ragazzi, me la ricordo vagamente perché erano davvero tanti. Ma il ricordo di quella scena di una festa spensierata di ventenni aggiunge ancora più dolore. Perché la vita a vent’anni dovrebbe essere e continuare così, come una festa». E invece la vita di Luana D’Orazio è stata spezzata, e non c’è neanche giustizia per lei.

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Luana D’Orazio: i colpevoli patteggiano

I coniugi Luana Coppini e Daniele Faggi, rispettivamente titolari di diritto e di fatto dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente che ha ucciso Luana D’Orazio, hanno patteggiato: il gup di Prato, Francesca Scarlatti, ha ratificato infatti l’accordo tra le parti e il pm sulla misura della pena che era stato raggiunto in mattinata: 2 anni a Coppini; 1 anno e 6 mesi a Faggi, e in più 10mila euro di multa. Ma cosa vuoi che siano 10mila euro, quando ti hanno letteralmente ucciso una figlia di 22 anni?

La madre di Luana, infatti, è amareggiata: «questa non è giustizia, io le foto di mia figlia le ho viste. Forse qualcun altro no», ha detto. Ha anche detto che «forse non ha figli», facendo riferimento alla decisione del pm di accogliere il patteggiamento. In ogni caso adesso resta solo il terzo imputato, il manutentore Mario Cusimano, e spetterà al giudice decidere se rinviarlo a giudizio oppure no. Tutti e tre erano accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa di cautele antinfortunistiche.

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L’avvocato dei due titolari ha invece commentato: «Si aspettava una pena più esemplare, Luana rimane un simbolo. Si tratta di una sentenza molto celere che si poggia su due pilastri e non è affatto scandalosa, come pure ho sentito dire sui social, ma giusta». Ma Luana D’Orazio non voleva essere un simbolo della scarsità della sicurezza sul lavoro. Luana D’Orazio voleva crescere suo figlio, voleva tornare a casa e festeggiare il compleanno di sua madre, voleva continuare a vivere, maturare, fare avventure e, certo, anche lavorare. Ma voleva farlo in sicurezza. Come tutti. Luana non è un simbolo, è solo una vittima di un sistema che ci fa lavorare per vivere e poi morire sul lavoro.

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