La giustizia che Julia Ituma non potrà avere

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Julia Ituma aveva 18 anni, giocava a pallavolo con la Igor Gorgonzola Novar e oggi viene descritta dai giornali come la “promessa italiana della pallavolo“, la “futura Paola Egonu“. Si è suicidata, o forse è stata uccisa, è difficile al momento dire cosa sia successo considerando le indagini ancora in corso, ma il video vergognosamente condiviso dei suoi ultimi minuti di vita mostrano una ragazza sola, specchio di questa generazione che soffre in silenzio. E ancora più vergognosi sono i commenti razzisti che ha ricevuto.

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Secondo le prime ricostruzioni, Julia Ituma ha avuto una lunga telefonata in albergo. Si trovava al sesto piano, dove condivideva la stanza insieme a una sua compagna di squadra che però era andata a dormire e quindi non sa cosa sia successo. Poco prima di mezzanotte la diciottenne è rientrata in stanza, dopo aver vagato nei corridoi per più di un’ora parlando al telefono o comunque utilizzando il cellulare che ora è stato sequestrato, in quanto prima della morte avrebbe avuto una lunga telefonata con qualcuno.

Al momento la sua salma è all’istituto di medicina legale per determinare la causa del decesso, ma il suo corpo è stato trovato intorno alle 5.30 del mattino ai piedi dell’albergo da alcuni dipendenti che avevano notato inizialmente solo un paio di scarpe. Nonostante l’intervento immediato dei paramedici, la ragazza era già morta e al momento sono in corso le indagini per stabilire l’ora della morte e cosa è successo dal momento in cui Julia Ituma è entrata in stanza fino al momento della sua morte.

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In una nota del Ministero degli Esteri leggiamo che «il Consolato generale a Istanbul e l’ambasciata di Ankara, in stretto raccordo con la Farnesina stanno seguendo con la massima attenzione la triste vicenda della giovanissima pallavolista Julia Ituma. Il Consolato generale si è immediatamente attivato con i familiari di Julia ai quali sta prestando la massima assistenza mentre un costante raccordo è assicurato con la squadra e il suo direttore sportivo, nonché con la Federazione italiana di pallavolo e le autorità locali». Dal mondo dello sport e non solo arrivano messaggi d’affetto per la ragazza.

Purtroppo, però, insieme ai ricordi, ai messaggi di cordoglio e anche a molta ipocrisia (non voglio metterla sul politico ma è davvero difficile vedere persone che non considerano le persone come Julia Ituma, nata e vissute in Italia, italiane solo perché hanno la pelle nera, facendo ogni giorno propaganda razzista, scrivere messaggi carini nei suoi confronti), l’Italia, sempre quella che non è un paese razzista, dimostra di essere piena di razzisti. E si vede persino davanti alla morte di una diciottenne.

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Ho scritto nel titolo “la giustizia che Julia Ituma non potrà avere“. Ovviamente, non mi riferisco alla giustizia sulla sua morte e su cosa è successo. Mi auguro con tutta me stessa che Julia non si aggiunga alle persone morte all’estero in situazioni analoghe di cui però poi non si è saputo poi più di tanto. La giustizia a cui mi riferisco è quella morale, quella etica, che principalmente ha a che fare con il considerare le persone nere italiane anche quando sono in vita, e non solo nel momento della morte. Che un Matteo Salvini parli di Julia Ituma come “promessa del volley azzurro” ci importa poco, se poi è contrario allo ius scholae.

Che oggi giornali e politici di destra parlino della diciottenne ricordandone la breve vita e parlando di lei come un’italiana ma poi non ritengono che tutti i suoi coetanei neri, ancora in vita, siano degni di ricevere la cittadinanza nonostante siano nati e abbiano frequentato la scuola qui perché “la cittadinanza non si regala” (ma noi italiani che abbiamo fatto per ottenerla?), non è giustizia morale. Non è rispetto. A volte il silenzio è meglio di essere ipocriti. Per non parlare poi di chi, davanti alla morte di una diciottenne, decide comunque di essere melma.

Cercava le banane… Convinta di essere allo zoo“, scrive alessio_lazio_1488, di cui condivido l’username perché tanto l’ha cambiato. Stavo per scrivere “evidentemente perché si è reso conto della cattiveria che ha scritto“, ma chi matura un commento del genere sa sin dal principio di essere un razzista schifoso, semplicemente sta bene così, perché ci sono politici, ci sono persone che l’hanno normalizzato con una propaganda razzista. Un altro individuo che avrebbe bisogno di ripetizioni di italiano, scrive: “c’è ne faremo una ragione“.

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Non c’è due senza tre, e un utente su Twitter, fan della destra che basa i suoi contenuti per il 70% sul razzismo taggando fra i tanti Matteo Salvini, Claudio Borghi, Fratelli d’Italia e Lega, sotto l’articolo di adnkronos scrive: “Altra colorata. Italiane pure ce ne sono?“. Questa, è la giustizia che Julia Ituma non potrà mai avere. Non era considerata italiana, nonostante in Italia ci fosse nata e cresciuta, come lo sono considerata io o magari tu che stai leggendo, che siamo nati e cresciuti in questo paese che odia considerarsi razzista, ma che nel momento in cui muore una diciottenne pensa al colore della sua pelle.

Finché avremo una classe dirigente e dei politici che non considerano le persone nere italiane al pari di quelle bianche, finché profili di politici continueranno a pubblicare solo le notizie di persone nere e straniere che fanno dei crimini, non condividendo però quelli fatti da persone bianche in modo da far pensare ai propri followers che il crimine è solo dovuto alle persone nere, persone come Julia Ituma non potranno mai avere giustizia. Davanti alla morte di una diciottenne, se non avete niente di gentile da dire, state in silenzio. Davanti alla morte di una persona, evitate di parlare, se poi per il resto dei giorni sparate solo cattiverie.

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