L’Italia non è una dittatura, ma la leghista Cisint forse non lo sa

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Islamofobia a Monfalcone: la sindaca, la leghista Anna Maria Cisint, ha avuto il coraggio di lamentarsi delle persone che indossano il costume che vogliono a mare. O meglio, ha piagnucolato contro gli “stranieri musulmani” che fanno il bagno in acqua “con i loro vestiti“. Secondo la sindaca, «chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi che vigono nel contesto italiano e locale». Capito, capito. Quindi stiamo dicendo che in Iran si fa bene a costringere le donne a coprirsi obbligatoriamente con il velo? Perché alla fine sono le regole e i costumi, giusto? Ma la sindaca sa cosa sia la libertà?

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Posso dire che c’è un terribile aumento di islamofobia in Italia in questo periodo? Penso alla festa in piscina muslim friendly che la Lega ha cercato di boicottare semplicemente perché sarebbe stato un posto sicuro anche per le donne musulmane che hanno difficoltà a farsi vedere in costume dagli uomini. Esatto, la Lega ha tentato (perché poi l’evento si è comunque svolto e con una grandissima pubblicità gratuita) di far cancellare un evento privato dove i partecipanti non vengono minimamente obbligati a partecipare, per il semplice motivo che hanno una latente islamofobia.

In questo caso, Isabella Tovaglieri, eurodeputata della Lega e membro della commissione Diritti delle donne e parità di genere del Parlamento europeo, è stata la prima a lamentarsi dell’evento, dicendo di non poter «più accettare l’alibi della discriminazione e dell’integrazione difficile, quando sono gli stessi immigrati musulmani a volersi isolare dalla società in cui hanno scelto di vivere, perpetuando usi e costumi incompatibili con i nostri, che stridono con le conquiste e con i diritti faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente». Ma in realtà le donne italiane e cristiane potevano benissimo partecipare.

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L’eurodeputata aveva anche parlato di “indottrinamento” delle bambine: «A lasciare sgomenti è infine la possibilità di acquistare il biglietto ridotto per le bambine dai 5 ai 9 anni, che in questo modo vengono indottrinate prematuramente e in modo subdolo, anche attraverso un’occasione di svago, alla segregazione e alla sottomissione». Come se qui in Italia non si studiasse religione cristiana sin dalle scuole elementari (forse anche prima), scuole che in ogni caso dovrebbero essere laiche. Ricordo chiaramente la preghierina che facevamo alle elementari prima di iniziare le lezioni. Ma poi una persona ha l’intelligenza di comprendere se voler attaccarsi a una religione oppure no.

Perché è tutta questione di libertà. In Italia abbiamo il lusso di possedere la libertà personale, ma anche religiosa. L’articolo 19 della Costituzione italiana riconosce infatti (cito il sito del ministero dell’Interno) «il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa e praticarne il culto, tranne ‘riti contrari al buon costume’, e vieta limitazioni normative nei confronti degli enti ecclesiastici, che possono organizzarsi secondo propri statuti». Se una donna quindi decide, per rispettare la sua religione, di non mostrarsi in costume. Ha tutto il diritto di farlo. Che alla sindaca di Monfalcone piaccia, oppure no.

I piagnistei della sindaca di Monfalcone per dimostrare che soffre di islamofobia

La sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint, ovviamente leghista, ha scritto in una lettera aperta che è divenuto «inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti: una pratica che sta determinando sconcerto nei tanti bagnanti e in coloro che affollano le spiagge di Marina Julia e Marina Nova e che crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro di questi luoghi, apprezzati per la cura, l’attenzione e la pulizia che li caratterizzano». Ma dove c’è scritto che a mare bisogna stare per forza in costume?

Abbiamo la fortuna di avere un’Italia interculturale, e chi non riconosce la bellezza delle tante culture evidentemente ha bisogno di fare un po’ più esperienze nella vita, mettendo il naso fuori dall’Italia, e ci lamentiamo persino di questo. Dobbiamo ritenerci fortunati che delle persone ancora scelgano di vivere qui, considerando quanti giovani se ne vanno dato che il governo non considera minimamente gli universitari e arriva persino a bocciare il salario minimo, per poi chiedere che facciamo figli, forse pensando che è possibile mantenerli con qualche preghierina.

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Secondo la sindaca, «chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l’obbligo di rispettare le regole e i costumi che vigono nel contesto italiano e locale. Non possono essere accettate forme di ‘islamizzazione’ del nostro territorio, che estendono pratiche di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell’igiene, generando il capovolgimento di ogni regola di convivenza sociale». Ma veramente no. Nessuna persona musulmana si lamenta di noi italiani che andiamo in giro mezzi nudi o che siamo in costume da bagno a mare. Nessuno di loro cerca di islamizzarci. Al contrario, però, qualcuno cerca di italianizzare loro.

Continua ancora: «Ritengo, dunque, per le evidenti ragioni di rispetto del decoro richiesto nei comportamenti di chi si reca in questi luoghi la pratica di accedere sull’arenile e in acqua con abbigliamenti diversi dai costumi da bagno debba cessare e intendo applicare questi principi con un apposito provvedimento a tutela dell’interesse generale della città e dei nostri concittadini». Mi chiedo che fastidio possa dare se delle persone fanno il bagno coperti, se stanno per conto loro e vivono la loro vita tranquillamente.

A replicare all’islamofobica sindaca leghista, ci pensa Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, facendole notare che «le donne in Italia possono vestirsi come vogliono ma questo non vale per le musulmane, secondo la sindaca. Ma se un gruppo di finlandesi, bionde e con gli occhi azzurri, arrivasse con una muta da sub e facesse il bagno sulla spiaggia di Monfalcone, questo rappresenterebbe un problema per il decoro? Credo di no. Prometto una battaglia legale per qualsiasi provvedimento che verrà emesso, perchè sarebbe incostituzionale».

Anche il sindaco di Grado, Claudio Kovatsch, è contrario all’intervento della collega: «Bisogna portare rispetto per le tradizioni e i valori di cittadini o visitatori del nostro territorio che appartengono a culture diverse dalla nostra. Non vedo che disturbo possa arrecare agli altri bagnanti il fatto che delle persone entrino in acqua vestite». D’accordo il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad: «Se qualcuno decide di farsi un bagno vestito, secondo me si perde un bel po’ del piacere di farsi una nuotata. Ma non mi pare offensivo verso nessuno. Ognuno credo debba essere libero di vivere il mare come meglio si sente di fare».

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