A Salvini lo sciacallo questa volta non va bene!

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Si chiamava Feliciana Chimienti, aveva 44 anni ed è morta il 16 luglio scorso a causa di un tumore. Perché parliamo di lei? Perché la morte della commerciante, madre di due figli, è stata ripresa e ovviamente romanzata estremamente dai giornali italiani, e soprattutto strumentalizzata a livello politico dal vicepremier Matteo Salvini, che non perde l’occasione per fare lo sciacallo. Tuttavia, questa volta non gli è andata bene, perché Gabriele, marito di Feliciana, non è stato in silenzio e ha rivendicato i valori e l’onore della moglie, gli stessi che mancano a chi l’ha voluta “lodare“.

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Feliciana Chimienti

Sappiamo benissimo che Matteo Salvini non perde l’occasione per umiliare se stesso. Non parlerò di tutta la storia da fan di Putin – Putin non mi piace più (ricordate: La contestazione di Salvini non finisce in Polonia: i marchi sulla sua giacca si dissociano da lui e chiedono spiegazioni), però magari una sorta di digressione su alcuni dei momenti più imbarazzanti. L’ultimo che mi viene in mente è la storia della “maestra sospesa per le preghiere“, che lui ha clamorosamente difeso nonostante persino il ministro dell’Istruzione del suo stesso governo ha riscontrato che qualcosa effettivamente non andava.

«Siamo alla follia. Buona Santa Pasqua a questa maestra, un abbraccio ai suoi bambini», scrisse su Twitter Matteo Salvini, sottolineando che  «non si può sospendere una maestra per aver recitato il Padre Nostro in classe, il giorno prima delle vacanze natalizieQui si è andati ben oltre la lesione della dignità e dei diritti di un lavoratore. Se fosse tutto vero saremmo dinanzi ad una vera e propria follia». Però l’Italia è uno stato laico, e la questione era molto più complessa di una preghiera il giorno prima delle vacanze di Natale. Ma a Salvini, informarsi, proprio non piace.

Il post di Matteo Salvini per Feliciana Chimienti

Feliciana Chimienti era una donna di 44 anni che è morta a causa di un tumore lo scorso 16 luglio. La donna era la titolare di un negozio, “Ineffetti“, dove produceva accessori e abbigliamento fatti a mano, come borse e vestiti, tutti pieni di colori. Fely, come veniva chiamata, aveva due figli piccoli, ed è per questo che ha attirato l’attenzione di Matteo Salvini, che ha scritto un post, con in allegato anche la foto di Feliciana Chimienti, che inizia con un virgolettato preso sicuramente da qualche testata giornalistica (cercando online, sembra il testo di Leggo):

“Ha sacrificato sé stessa pur di dare la vita alla sua bambina. Ha commosso tutta la città la storia di Feliciana Chimenti, per gli amici Fely, titolare di un negozio nel quartiere Madonella di Bari e deceduta a causa di un tumore che aveva scoperto mentre era incinta. Per non mettere a rischio la gravidanza e per salvare la vita al piccolo che portava in grembo quindi non aveva voluto sottoporsi al percorso di cure: la donna ha lasciato il marito Gabriele e due figli piccoli. L’imprenditrice artigiana è morta a soli 44 anni nel pomeriggio di domenica, 16 luglio, all’ospedale di Grumo”

Il commento poi continua, parlando di un «sacrificio così grande, di fronte al quale le nostre preoccupazioni quotidiane diventano piccolissime, c’è tutto l’incondizionato amore di cui è capace una madre, un amore che dà la vita e trascende ogni limite umano. Un abbraccio affettuoso a questa famiglia, che vivrà nel ricordo di Feliciana, mamma straordinaria». Nel suo post, però, Matteo Salvini ha dimenticato di parlare dei valori, della morale e della gentilezza di una donna che Matteo Salvini non dovrebbe avere neanche il diritto di dover nominare, e il perché ce lo ha spiegato il marito.

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La risposta di Gabriele

«Ciao Matteo Salvini, innanzitutto mi presento, sono Gabriele, il marito di Feliciana. Da un po’, causa “vicissitudini familiari”, ho deciso di sospendere il mio unico account social (facebook), motivo per cui mi sono fatto “prestare questo spazio” dagli amici della libreria Zaum (che ringrazio di cuore)», così inizia la lettera di Gabriele, pubblicata sull’account Instagram e Facebook di libreria Zaum. Una lettera che speriamo sia arrivata al vicepremier, e chissà se avrà il coraggio di rispondere e, una volta per tutte, chiedere scusa.

Gabriele inizia parlando proprio delle testate che hanno citato, per il semplice fatto di fare qualche like e visualizzazione, la storia di Feliciana: «Sto già attraversando il periodo più buio della mia vita, in più, leggere articoli “giornalettistici” su mia moglie, come quelli pubblicati sul web dal Messaggero, Leggo, L’edicola del sud, Gazzetta del Mezzogiorno, Telebari, Il nuovo quotidiano di Puglia, Il giornale di Puglia (probabilmente ce ne saranno anche altri simili che non ho letto) è come girare il coltello nella piaga». Una parentesi che potremo benissimo aprire e che abbiamo in realtà aperto più volte.

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«Metà del tuo post è un virgolettato che riprende le “grandi” testate succitate, le quali (come te o il tuo “web staff”) hanno avuto poca cura nello scegliere le “fonti”, o peggio ancora, le “grandi” testate hanno voluto “romanzare” appositamente la cosa per qualche click in più», continua ancora Gabriele, sottolineando che tutti gli articoli sono «roba da sadici e/o cacciatori di like» e, soprattutto, che è stato tutto estremamente romanzato. E quindi adesso racconta lui chi era davvero la sua splendida moglie.

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In primis, sottolinea, che sua «moglie ha scoperto “la cosa” solo dopo aver partorito la nostra secondogenita», e quindi non ha “sacrificato se stessa” per portare a termine la gravidanza. Al contrario, «si è sempre sottoposta a tutte le cure previste». «L’amore di mia moglie era, ed è immenso, verso i nostri figli, verso di me e verso gli “ultimi”, i più sfortunati, tipo quelli che si imbarcano perché hanno 2 alternative», e queste due alternative sono:

  • morire a casa propria di fame/stenti/guerra;
  • imbarcarsi (essendo anche al corrente dei rischi del viaggio) nel tentativo di “svoltare” e cambiare vita.

Insomma, abbiamo capito a cosa si riferisce Gabriele, vero? Agli stessi immigrati, agli stessi naufragi, agli stessi rifugiato che Matteo Salvini con la sua campagna elettorale continua, con la sua imperterrita propaganda nei confronti dei più sfortunati. «Noi (io e la mia famiglia), siamo il tuo OPPOSTO: bianco/nero, nord/sud, destra/sinistra, salato/dolce. Per cui, se mai dovessimo stilare un elenco di persone da cui non vogliamo abbracci/pietà/compassione, non te la prendere, ma il tuo nome sarebbe sicuramente sul podio», ha aggiunto ancora, e non finisce qui.

Gabriele finisce proprio con il botto: «sai la bambina da voi citata come si chiama? CAROLA. Nome ispirato da 3 guerriere, le due nonne (Carmelina/Laura) e Carola Rackete! Te la ricordi, vero? Vado, devo ricomporre i pezzi». Grazie, Gabriele. Grazie perché nel tuo lutto, nel tuo dolore, nel dover ricominciare a vivere senza l’amore della tua vita, hai deciso comunque di dare una lezione a chi il dolore non sa neanche cosa sia. A chi semplicemente cerca modi e modi per fare campagna elettorale. Grazie, per essere una brava persona.

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