Sì, parliamo ancora di Donald Trump. D’altronde, ne fa una dietro l’altra per cui è impossibile non renderlo protagonista di tutti i nostri articoli. Questa volta, però, parliamo di lui ma soprattutto di una scelta presa da Facebook/Instagram e anche da Twitter, insomma, dai social network che gli hanno tolto la possibilità di sbraitare fake news online, organizzando delle vere e proprie irruzioni in Senato.
Sebbene le responsabilità debbano essere prese dalla singola persona, non si può negare il fatto che sia stato proprio Donald Trump a istigare i suoi fan alla rivoluzione, dei fan già esaltati e pronti a tutti per il loro capitano, a rivoltarsi contro lo Stato, contro il Senato, contro chiunque non fosse dalla parte del loro eroe, di colui che ha reso l’America migliore. Tuttavia, non tutti accettano questo dato di fatto, ma tra questi non ci sono sicuramente Mark Zuckerberg con Facebook e Instagram, insieme a Twitter e Youtube. Insomma, le fake news hanno le gambe corte online.
In realtà, per quanto riguarda Twitter, sono ormai mesi che cerca di mettere i bastoni fra le ruote di Trump, scrivendo sotto molti suoi tweet di informarsi, che scrive notizie non vere et similia, ma da qui al provvedimento che è stato preso nelle ultime ore, è stato fatto un gran progresso. Adesso Donald non sa più dove potersi sfogare, ma, purtroppo, sappiamo già che non appena gli sarà di nuovo possibile, passerà ancora una volta per la povera vittima della situazione. Chissà se Matteo Salvini tornerà a essere il suo cheerleader.
Donald Trump bannato da Facebook, Instagram, Twitter e Youtube
Il provvedimento più serio fra tutti i social è stato sicuramente preso da Facebook e Instagram, ma considerando la gravità della vicenda non possiamo dire che abbia sbagliato più di tanto. Non si tratta di limitare la libertà di parola dell’ex Presidente, ma si tratta di voler proteggere gli americani. In quelle rivolte sono morte delle persone, altre sono state arrestate, ma non sono state rivolte come Black Lives Matter. Cerchiamo di comprendere che le prime sono state aizzate da un riccone incapace di accettare la propria sconfitta, le secondo da morti ingiustizie, da razzismo.
La violenza come l’odio non sono mai giuste e ormai, chi è su Facebook da tanti anni, sa benissimo che il social come anche Mark Zuckerberg non accetta alcun tipo di istigazione all’odio o alla violenza. Scriviamo Facebook ma ovviamente è coinvolto anche Instagram, infatti Trump non potrà postare neanche su quest’ultimo social network.
Queste sono state le parole che ha usato il CEO di Facebook per giustificare il ban di Trump per almeno due settimane, fino al giuramento di Biden alla Casa Bianca (sebbene inizialmente si pensasse a solo 24 ore di punizione):
«Gli sconvolgenti eventi delle ultime 24 ore dimostrano chiaramente che il presidente Donald Trump intende utilizzare il tempo rimanente in carica per minare la transizione pacifica e legittima del potere al suo successore eletto, Joe Biden.
La sua decisione di utilizzare il suo profilo per giustificare, piuttosto che condannare, le azioni dei suoi sostenitori al Campidoglio ha giustamente disturbato la gente negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Abbiamo rimosso queste dichiarazioni ieri perché abbiamo ritenuto che il loro effetto — e probabilmente il loro intento — sarebbe stato quello di provocare ulteriore violenza.
Dopo la certificazione dei risultati elettorali da parte del Congresso, la priorità per l’intero paese deve ora essere quella di garantire che i restanti 13 giorni e i giorni dopo l’inaugurazione passino pacificamente e in conformità con le norme democratiche stabilite.
Negli ultimi anni, abbiamo permesso al presidente Trump di utilizzare la nostra piattaforma in linea con le nostre regole, a volte rimuovendo i contenuti o etichettando i suoi post quando violano le nostre politiche. L’abbiamo fatto perché riteniamo che il pubblico abbia il diritto al più ampio accesso possibile al discorso politico, anche se controverso. Ma il contesto attuale è ora fondamentalmente diverso, che comporta l’uso della nostra piattaforma per incitare l’insurrezione violenta contro un governo democraticamente eletto.
Riteniamo che il rischio di permettere al Presidente di continuare a utilizzare il nostro servizio in questo periodo sia semplicemente troppo grande. Pertanto, stiamo estendendo il blocco che abbiamo messo sul suo account Facebook e Instagram a tempo indeterminato e per almeno le prossime due settimane fino a quando la transizione pacifica del potere è completa.»
Insomma, Facebook ha dato le sue spiegazioni e non possiamo che ritenerle corrette. Negli scorsi anni, Facebook come anche Twitter, hanno permesso a Donald Trump di continuare a scrivere, finché rispettava le regole dei social, come qualsiasi altro utente, magari etichettando il post se conteneva fake news. Ma nel momento in cui sono proprio i suoi post ad aver causato una rivolta, Facebook dice basta e prende una ferma decisione: bloccare il profilo dell’ex Presidente.
Twitter, invece, al momento ha bloccato il profilo per solo 12 ore, ma non sappiamo se il provvedimento sarà riconfermato o se sarà addirittura permanente. Infatti, il social ha avvisato che se dovesse continuare a violare la policy del sito (la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il video in cui chiede ai suoi speciali elettori di tornare a casa, denunciando però i brogli elettorali), il suo profilo sarà definitivamente sospeso. Stesso discorso con Youtube, che ha eliminato il video perché «viola le politiche sulla diffusione dei brogli elettorali».
Insomma, questo 2021 non è iniziato nel migliore dei modi per Donald Trump. Noi possiamo solo sperare che nessun altro si faccia male e che i suoi elettori con le loro armi decidano di restare in casa, magari lamentandosi su Facebook, Instagram, Twitter e ovunque vogliano. Basta che stiano a casa.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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