Come descrivere Emily in Paris in poche parole… Difficile, ma non impossibile, ma non useremo aggettivi, diremo solamente: Il Diavolo veste Prada versione serie tv, con un tocco di discriminazione (in maniera molto ironica, sia chiaro) verso i francesi e tanti, tanti, tanti outfit meravigliosi che, addosso a Lily Collins, sono ancora più stupefacenti.
Una serie da guardare in un solo pomeriggio senza fare un minimo di pausa perché un episodio tira l’altro, non è per niente pesante e questo non dipende solo da come affronta i temi e dalla genialità di Emily, ma anche dal fatto che gli episodi durino massimo mezzora. Una serie che, per chi la conosce, ricorda molto Katy Keene, serie dello stesso produttore di Riverdale e che ha come protagonista una giovane ragazza con un sogno.
Tuttavia, Emily in Paris è molto di più e questo perché tratta diversi temi che coinvolgono molto anche i giovani italiani che sono costretti a scappare dal proprio paese per riuscire a trovare il lavoro dei propri sogni, o anche solo per poter lavorare senza essere sfruttati. Non è proprio la storia di Emily, che a Chicago aveva una vita perfetta, ma la si può adattare alla perfezione.
Perciò, senza perderci in ulteriori chiacchiere, vediamo i motivi per cui dovreste vedere Emily in Paris, accompagnandoli a una recensione spoiler free, in modo che anche chi cerca di convincersi a vederla, magari indulgente per il genere e per i paragoni fatti all’inizio (Il Diavolo veste Padra non è apprezzato da chiunque), possa trovare la propria risposta.
Emily in Paris: trama, cast e trailer
Abbiamo già ampiamente parlato della trama e del trailer di Emily in Paris, ma per chi se lo fosse perso p per chi non lo ricordasse, facciamo un breve riassunto:
«La protagonista, Emily, è una giovane e ambiziosa direttrice di marketing. Decide di cogliere un’opportunità al volo e stravolgere la propria vita. Si trasferisce infatti a Parigi per un nuovo lavoro, entrando a far parte di un’importante società francese. L’idea è quella di riuscire a sfruttare al meglio il suo punto di vista americano, così da generare un ibrido delle due culture e proporre sul mercato qualcosa di nuovo e innovativo.»
La protagonista è Lily Collins, accompagnata da Ashley Park e Kate Walsh, per il cast americano, mentre tra gli attori francesi troviamo Philippine Leroy Beaulieu, Lucas Bravo, Samuel Arnold, Camille Razat e Bruno Gouery.
Perché guardare Emily in Paris
Non guardatela come un’ennesima serie comica con una coppia da shippare e una ragazza che ricomincia da capo in una nuova città che non conosce ma che poi finisce per andare tutto per il verso giusto. Emily lotta, Emily combatte e non subito Emily riesce a ottenere il consenso di chi la circonda. È come se Emily fosse l’unica ragazza della generazione Z in metto a un branco di boomer attaccati al passato.
Perché è questo quello che succede, in Emily in Paris, e ve ne renderete conto sin dal primo episodio. L’americana ha tante, tante idee, molto potenziale e le conoscenze adatte per poter rivoluzionare l’azienda, tuttavia non viene presa in considerazione perché sembra assurdo che i social possano dare soldi, è assurdo che qualcuno possa considerare i social come un lavoro. Insomma, si trova circondata da francesi fermi nel XX secolo, che non concepiscono l’esistenza degli influencer.
E non è forse questa la realtà? Se oggi proviamo a dire a un adulto “sono uno youtuber” o “sono un influencer“, ci ride in faccia e questo perché ancora quei lavori non sono visti come tali, perché proprio non si riesce ad accettare il fatto che i tempi siano cambiati e che le nuove generazioni siano riuscite ad adattarsi (perché si tratta di questo, adattarsi alla crisi) a questo cambiamento.
Tuttavia, Emily è consapevole delle proprie capacità e non si arrende mai e, credetemi, è difficile non farlo, soprattutto considerando che si trasferisce in uno stato di cui non comprende la lingua. Ma non è solo questo il problema, il non comprendere una lingua, ma il trovarsi a sentirsi sola anche circondata da tanta gente. Quando le persone capiscono ciò che dici è semplice poter esprimere le tue idee, ma quando non si sforzano neanche di provare a stare a sentirti, quando sono stizziti perché non conosci la lingua del paese in cui vai a vivere, non è così semplice mantenere il buon’umore.
In Emily in Paris troviamo anche questo: le difficoltà di trasferirsi in uno stato che non conosci per aver più opportunità lavorative, per realizzare i tuoi sogni. Non tutto va sempre per il verso giusto come ci fanno credere nelle favole e nelle serie tv, ma è importante continuare a lottare, senza arrendersi alle prime difficoltà. Emily vive Parigi un croissant alla volta, indossando dei bei vestiti e non perdendo mai il sorriso.
E poi, le tante citazioni, da Gossip Girl a Game of Thrones ai mondiali, che ci fanno sentire proprio nei giorni di oggi (solo il non vedere neanche una mascherina indosso ai passanti ci sembra anomalo), ci fanno sentire come se fossimo a casa. In più, Emily in Paris ha una caratteristica che gli italiani amano tanto: prendere in giro i francesi. Tutto con tono molto ironico, chiaramente, ma ci sono i soliti luoghi comuni che si dicono sui francesi e che, noi italiani, amiamo anche troppo.
#EmilyInParis italiani
🤝
Odiare i francesi— Spooky Elle (@IAmElle9) October 2, 2020
Emily in Paris è una serie rivoluzionaria, una serie attuale che dovrebbe essere d’ispirazione a molti giovani. Emily ha studiato, si è laureata, ha viaggiato, vive la sua vita come preferisce e non si scoraggia mai. Ci sono sì delle difficoltà, perché la vita è fatta proprio così e nulla ci è dovuto, ma sono proprio gli errori e le complicazioni a farci crescere.
Adesso, attendiamo la seconda stagione. Netflix, non ci deludere!
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty