La natalità crolla ancora di più: ma il problema non sono i giovani

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Ormai non è una novità: in Italia ci sono dei problemi di natalità da qualche anno, in quando già nel 2021 i nati sono scesi a 400.249, facendo registrare un calo dell’1,1% sull’anno precedente (-4.643), e nel 2022 la situazione non è cambiata. A testimoniarlo è il report sulla Natalità 2022 dell’Istat: secondo i dati di gennaio-settembre le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. E i politici con fan ammessi, cosa commentano? No, no, di certo non denunciano come i ragazzi non siano messi nelle condizioni di procreare, bensì… Chiamano egoisti i i giovani.

Perché i giovani aspettano un po’ troppo per costruirsi una propria famiglia? Semplicemente perché non abbiamo un salario minimo e molti vengono sfruttati, quindi come fai a permetterti un bambino, o più di uno? E poi dobbiamo parlare del fatto che tantissimi studiano per anni e anni e poi quando cominciano a cercare lavoro… Non lo trovano oppure devono spostarsi all’estero per non accontentarsi di un lavoro che sia semplicemente un modo per lavorare, con uno stipendio misero e probabilmente neanche nel proprio ambito di studi?

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Poi, ovviamente, ci sono semplicemente delle persone che non vogliono avere dei figli, o che magari preferiscono adottare dei bambini, ed entrambe le scelte sono e devono essere rispettate, in quanto non deve essere un Simone Pillon o un qualsiasi funzionario dello Stato a decidere quando e come una coppia deve riprodursi. Tuttavia, c’è anche da dire che lo Stato dovrebbe mettere la coppia nella condizione di riprodursi. In uno Paese con tanta disoccupazione giovanile, con tantissimi Neet, non puoi ritenere che chi non crea una famiglia è un egoista.

«Serve invertire il trend culturale: chi mette al mondo tre figli o più è un eroe, e non un incosciente», scrive Simone Pillon in un suo post su Facebook. Ed è vero: è un eroe perché fare tre figli nel bel mezzo di una crisi (una? Forse anche più di una), con stipendi miseri, sfruttamento, ricchi che vogliono sempre di più e poveri che hanno sempre di meno, è da eroi, oppure da pazzi. Eppure… Simone Pillon, davanti a questi dati, dice che «serve riconoscere in modo chiaro la dignità della vita nascente, fin dal concepimento».

Il calo della natalità dovrebbe essere una denuncia nei confronti del Paese, non della società

Simone Pillon, ovviamente, ci ha messo in mezzo il solito discorso sull’aborto e sui diritti del feto sin dal concepimento (come ha tentato di fare il collega Maurizio Gasparri nel primo giorno di legislatura, quando ha tentato di far iniziare il riconoscimento giuridico del feto attraverso la modifica dell’articolo 1 del Codice Civile, che stabilisce che«i diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita»), come se i motivi per cui una donna abortisce non siano le insicurezze sul futuro, il non avere un lavoro, una casa, delle certezze con cui crescere un infante (o semplicemente il fatto di non voler essere madre).

Il report sulla Natalità 2022 dell’Istat ha mostrato come le nascite dal 2008 sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%), e questa diminuzione è attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008). A diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 240.428, quasi 20 mila in meno rispetto al 2020 e 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%). Questo è anche dovuto al calo dei matrimoni.

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Quello che propone il presidente della Società di Diagnosi Prenatale e Medicina Materno Fetale, Claudio Giorlandino, è di dare un reddito di genitorialità (ma il salario minimo?). «Le stime ISTAT documentano come, quest’anno, siamo al nadir delle nascite da genitori italiani, e come questo nadir, di anno in anno, diviene sempre più basso. Pensate che 10 anni fa nascevano circa 600.000 italiani, quest’anno risultano solo 294.000 nati di nazionalità italiana e le proiezioni future sono spaventose», ha detto il presidente.

Sottolinea poi che «gli italiani sono in via di estinzione. Secondo le proiezioni nel 2025 saranno meno di 250.000. Ma anche i nati da genitori stranieri non crescono più. Questimnumeri di nuovi nati impauriscono ancora di più quando messi a confronto con i decessi. Quindi, consideriamo che già oggi, nel 2022, stiamo perdendo oltre 500.000 connazionali all’anno». Il presidente, che è anche ginecologo, ha riferito che «dal 2011, a seguito delle indicazioni della commissione parlamentare sui punti nascita vediamo chiudere continuamente centri di maternità con meno di 500 nascite anno».

«Solo il benessere economico fa crescere la genitorialità, non certo un generico aiuto economico a pioggia».

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Il suo consiglio è quindi quello di «supportare economicamente la maternità e sostenere i genitori. Quindi: 1000 euro al mese, per tutti i nuovi nati almeno fino all’età scolare. Non abbiamo scelta o la Nazione muore». Ma intanto sui vari social, invece di dar proposte, si dà la colpa… Ovviamente ai migranti, perché a quanto pare «manteniamo tutti i figli dei migranti, più paghiamo loro l’affitto ecc.ecc. cosa volete che facciano i giovani di questo paese, lavori precari, niente servizi». Quindi con chi ce la prendiamo? Con il Paese che non dà lavoro ai giovani, oppure con i migranti che cercano una vita in pace?

Sotto il post di Simone Pillon, ovviamente, si trovano anche commenti sulla famiglia tradizionale, in cui addirittura si insulta chi non vuole avere figli: «Purtroppo alcuni nostri connazionali senza cervello, privi di dignità non capiscono. La famiglia formata da Madre Padre e figli è il fulcro naturale di ogni società che vive sull’amore e gli unici valori che possiamo accettare». Ma questi soggetti ricordano che è capitato che le donne in età fertile e senza figli non vengono assunte perché potrebbero rimanere incinta? Lo sanno che non siamo più al secolo scorso, e una donna può volere anche essere una lavoratrice, oltre che una madre?

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