I Cento Passi di Peppino Impastato

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45 anni sono passati da quando Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia. Da quando è diventato un personaggio così scomodo, che aveva la forza e il coraggio di urlare anche a costo della sua stessa vita. Ma ancora oggi il suo personaggio resta un mito e soprattutto un punto di riferimento per chi lotta contro la mafia ancora nel 2023, per chi non si è semplicemente bevuto l’arresto di Matteo Messina Denaro quando è praticamente in punto di morte, ma si è domandato: perché ci sono voluti così tanti anni per arrestare un uomo che è letteralmente rimasto nella città in cui viveva?

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Nonostante si parli meno frequentemente di mafia oggi, non si può presumere che essa non sia più attiva. La commissione antimafia afferma che la presenza di Cosa Nostra rimane forte in ogni provincia siciliana, nonostante sia stata indebolita dalle azioni quotidiane della magistratura e delle forze dell’ordine. Questo è dovuto alla sua intatta capacità di rigenerarsi, all’ampio consenso sociale e alla sua capacità di intimidazione, che porta molte vittime a mantenere il silenzio. Inoltre, la mafia è in grado di esercitare un controllo stringente sui suoi affiliati.

La stessa mafia che quarantacinque anni fa ha ucciso Peppino Impastato, e poi anche giudici come Falcone e Borsellino, anche loro divenuti dei simboli contro la lotta alla mafia, e anche tanti, troppi, bambini innocenti, continua ancora oggi a sottomettere le persone, a uccidere, ma ha imparato semplicemente a farlo in silenzio. Peppino Impastato e tutte le vittime diventate simboli sono ormai morte da tanti anni, ma il loro messaggio, il loro coraggio, la loro forza, continua a vivere in tutti quelli che ancora oggi si ostinano a non arrendersi. Impastato scrisse:

«Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale.

È riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d’opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali».

Forse una delle canzoni e delle citazioni più belle per descrivere quello che Peppino Impastato ha fatto è quella dei Cento Passi dei Modena City Ramblers, che racconta proprio la sua storia fino al 9 maggio del 1978, quando venne ucciso dalla mafia, da Cosa Nostra, lo stesso giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro. «Poteva come tanti scegliere e partite, invece lui decise di restare. Gli amici, la politica, la lotta del partito… Alle elezioni si era candidato. Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo, perché venne ammazzato», recita. Ed è di questa canzone che parleremo oggi.

I Cento Passi di Peppino Impastato

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Testo della canzone

La quarta traccia dell’album “Viva La Vida, Muera La Muerte!” dei Modena City Ramblers, pubblicato nel 2004, si intitola “I Cento Passi“, nome ripreso dal film omonimo diretto da Marco Tullio Giordana nel 2000 che ha come protagonista Peppino Impastato (1948-1978), giornalista, attivista e poeta che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia pur essendo destinato a diventare mafioso lui stesso per le sue origini familiari.

“Sei andato a scuola, sai contare?”
“Come contare?”
“Come contare? 1,2,3,4 sai contare?”
“Si, so contare”
“E sai camminare?”
“So camminare”
“E contare e camminare insieme lo sai fare?”
“Si, penso di si”
“Allora forza, conta e cammina, dai! 1,2,3,4,5,6,7,8.”
“Dove stiamo andando?”
“Forza…conta e cammina.. 89,90,91,92,93,94,95,96,97,98,99,100! Lo sai chi ci abita qua? Ah? U zù Tanu ci abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi!”

Nato nella terra dei vespri e degli aranci,
tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare,
la voglia di Giustizia che lo portò a lottare.
Aveva un cognome ingombrante e rispettato,
di certo in quell’ambiente da lui poco onorato.
Si sa dove si nasce ma non come si muore
e non se un’ideale ti porterà dolore.
Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare,
gridando forte senza aver paura
contando cento passi lungo la tua strada
Allora
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!


“Noi ci dobbiamo ribellare”

Poteva come tanti scegliere e partire,
invece lui decise di restare.
Gli amici, la politica, la lotta del partito
alle elezioni si era candidato.
Diceva da vicino li avrebbe controllati,
ma poi non ebbe tempo perché venne ammazzato.
Il nome di suo padre nella notte non è servito,
gli amici disperati non l’hanno più trovato.
Allora dimmi se tu sai contare,
dimmi se sai anche camminare,
contare, camminare insieme a cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani
Allora
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
(x2)

Era la notte buia dello Stato Italiano,
quella del nove maggio settantotto.
La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro,
l’alba dei funerali di uno stato.
Allora dimmi se tu sai contare,
dimmi se sai anche camminare,
contare, camminare insieme a cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani.
Allora
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
1,2,3,4,5,10,100 passi!
(x2)

È solo un mafioso, uno dei tanti!”
“È nostro padre”
“Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene!
Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare!” 

Considerazioni

Il titolo della canzone indica i cento passi che separavano la casa della famiglia di Peppino a quella dello zio “Tano Seduto“, ovvero Gaetano Badalamenti. Lo stesso Luigi, padre dell’attivista, era coinvolto con gli affari malavitosi di Tano Seduto, e per questo era quasi scontato che anche Peppino sarebbe dovuto entrare in quell’ambiente. Ma lui era diverso, lui era coraggioso, e quindi ha deciso di lottare contro la sua stessa famiglia tramite Radio Aut, ovvero una radio da lui fondata nel 1977 in cui lanciava delle accuse ai mafiosi tramite “Onda Pazza“.

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La lotta di Peppino Impastato comincia a dar fastidio alla mafia e, nonostante la posizione del padre, venne assassinato nei giorni dell’omicidio Moro. Questo evento causò la caduta del caso in secondo piano, ma in seguito personaggi come don Ciotti e Marco Tullio Giordana hanno riscoperto la sua memoria. Attualmente, esiste Radio 100 Passi, una stazione web creata con l’obiettivo di portare avanti il progetto di Peppino Impastato iniziato con Radio Aut.

La canzone Cento Passi è una sintesi della vita di Peppino, a partire dalla sua appartenenza a una famiglia influente, continuando con la sua ribellione e la sua lotta per il cambiamento e la giustizia, finendo con il suo omicidio: «Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l’alba dei funerali di uno stato». La canzone poi è diventata presto un inno contro la mafia e nell’avere una speranza per il futuro. Grazie, Peppino Impastato, e grazie Modena City Ramblers per continuare a far vivere le sue idee anche tramite la musica.

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