Brasile: i sostenitori di Bolsonaro come quelli di Trump

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Lo avevamo previsto: quando Lula ha vinto le elezioni per la presidenza del Brasile, abbiamo temuto che i sostenitori dell’uscente Bolsonaro potessero reagire allo stesso modo di come hanno fatto quelli di Donald Trump ormai due anni fa. D’altronde, parliamo di due identici estremisti di destra, con due Presidenti violenti e fanatici con un fandom altrettanto violento e fanatico, che non accetta la sconfitta anche se avvenuta in modo democratico. Un’altra cosa in comune tra le due irruzioni, è che sono avvenute dopo i voti elettronici.

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Facciamo un passo indietro. Chi è Jair Bolsonaro? È stato eletto presidente del Brasile nel 2018, e da quel momento nel Paese sono seguiti una crisi sanitaria, economica, etica, sociale e politica ed è persino responsabile per la deforestazione dell’Amazzonia. È misogino, razzista, omotransfobico, è colui che ha affermato «basta affrontare il Covid-19 come se fossimo un paese di frxci» o ancora che rifiuta di indossare delle mascherine perché «sono da frxci». È una persona che non tenta neanche di nascondere la sua omofobia. E lo ha dimostrato ancora una volta.

La campagna elettorale in Brasile è stata tragica, e non nel modo in cui lo è stata in Italia. Se qui abbiamo avuto il peggio del peggio dalla destra, che ha pubblicato un video di uno stupro di una donna, alla sinistra, che semplicemente attaccava la destra senza proporre nulla, in Brasile sono state anche uccise delle persone. È il caso, ad esempio, di Benedito Cardoso dos Santos, 44 anni, ucciso da Rafael Silva de Oliveira, 24 anni, il primo di sinistra, il secondo di destra. E ancora, un uomo è entrato in un bar nel nord-est del Brasile e ha gridato “Chi è qui un elettore di Lula?” prima di pugnalare a morte l’uomo che ha risposto “Io“.

Riguardo lo scandalo che coinvolse Donald Trump, «il comitato ritiene che esistano prove più che sufficienti per un rinvio criminale dell’ex presidente Trump per aver assistito o aiutato e confortato coloro che al Campidoglio si sono impegnati in un violento attacco contro gli Stati Uniti», ha detto il membro del Congresso Jamie Raskin mentre i legislatori tenevano il loro ultimo incontro. Trump è accusato penalmente di aver violato quattro statuti penali federali, compresi quelli relativi all’ostruzione di un procedimento ufficiale del Congresso, all’assistenza a un’insurrezione e alla cospirazione per frodare gli Stati Uniti.

Lula vince, e i fan di Bolsonaro insorgono

Lo scorso ottobre il leader di sinistra, Luiz Inácio Lula da Silva (Pt) ha vinto il ballottaggio ed è stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Il neo presidente ha battuto l’attuale capo dello Stato, Jair Bolsonaro (Pl, destra), che è divenuto ufficialmente il primo presidente che ha fallito nel suo tentativo di rielezione, sebbene davvero di pochissimo. Lula ha infatti vinto con il 50,9% dei voti, contro il 49,1% ricevuto da Bolsonaro. Ma la storia non si è purtroppo conclusa lì, in quanto il fandom dell’ex Presidente ha creato una Capitol Hill 2.0.

Migliaia di sostenitori dell’ex presidente del Brasile hanno preso d’assalto il Congresso del paese, la Corte Suprema e gli uffici presidenziali domenica per protestare contro quello che credono falsamente un’elezione rubata (sulla scia di quello successo negli Usa). Diversi manifestanti erano in possesso di una barricata per fermare la polizia e spianare la strada per permettere a più manifestanti di entrare. All’interno dell’edificio, i manifestanti hanno tentato di costruire altre barricate con sedie.

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Andre Borges/EPA, via Shutterstock

Questa, ovviamente, è una conseguenza di quello che Bolsonaro ha fatto per mesi e anni, attaccando i sistemi elettorali. Una delle sue affermazioni più frequenti è che i modelli nei risultati di voto mostrano la prova della frode. Ha ripetutamente detto che i funzionari elettorali contano i voti in segreto, suggerendo che potrebbero manipolare i risultati. E ha detto che sospettava che gli hacker hanno cercato di rubargli le elezioni presidenziali nel 2018, ma ha fallito.

Queste affermazioni sono chiaramente false, secondo i funzionari elettorali del Brasile, agenzie di controllo dei fatti ed esperti indipendenti di sicurezza elettorale che hanno studiato il sistema di voto elettronico del paese. Eppure in discorsi, interviste e centinaia di post sui social media, il Sig. Bolsonaro ha costantemente e metodicamente ripetuto quelle stesse affermazioni infondate insieme a molte altre sul sistema di voto del Brasile. Ricordiamo anche che l’ex presidente Brasiliano è sostenuto dai leader della destra italiana Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

«Il Congresso Nazionale non tollererà questi attacchi alla democrazia! Siamo fermi e indaghiamo i responsabili degli eventi dell’8 gennaio. Ognuno di loro deve essere punito», ha scritto in un tweet Jean Paul Prates, senatore brasiliano e membro del Partito dei Lavoratori di Mr. Lula. In diretta, un manifestante ha raccontato la scena mentre altri manifestanti hanno preso d’assalto il Congresso. «Questo è un momento storico. Questa è “l’invasione – l’invasione, no, l’occupazione – del Congresso Nazionale», ha detto. Ha poi aggiunto un altro messaggio per gli spettatori, invitandoli a iscriversi al suo canale.

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Rodrigo Pacheco, il presidente del Senato del Brasilia, ha detto in una dichiarazione che aveva parlato con il governatore del Brasile, che gli ha detto che l’intera forza di polizia dello stato era stato diretto «per controllare la situazione. Sono fermamente contro queste azioni antidemocratiche che dovrebbero essere punite secondo la legge con urgenza», ha detto. Intanto decine di manifestanti si sono riversati negli uffici presidenziali, con alcuni che tenevano una barricata per trattenere la polizia e spianare la strada a più manifestanti per entrare. All’interno dell’edificio, i manifestanti hanno tentato di costruire altre barricate con sedie.

Decine di soldati dell’esercito sono entrati negli uffici presidenziali per cercare di risolvere la situazione quanto prima. Due elicotteri sono in bilico sopra gli uffici presidenziali. Gli ufficiali degli elicotteri hanno sparato munizioni anti-sommossa e bombole di gas lacrimogeni. Un grande gruppo di manifestanti si è allontanato dagli uffici presidenziale, spostandosi verso l’ingresso posteriore al Congresso. Molti di loro hanno rotto le finestre della Corte Suprema.

«Oggi è un giorno triste per la nazione brasiliana. Non possiamo essere d’accordo con il saccheggio del Congresso nazionale», ha detto Valdemar Costa Neto, capo del partito liberale di destra di Mr. Bolsanaro, in una dichiarazione. «Tutte le manifestazioni ordinate sono legittime. Il disordine non è mai stato parte dei principi della nostra nazione. Voglio dirvi che disapproviamo con forza questo tipo di atteggiamento e lasciamo che la legge sia applicata, rafforzando la nostra democrazia».

Anche dall’estero arriva solidarietà. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ha twittato: «Gli Stati Uniti condannano ogni sforzo per minare la democrazia in Brasile. Il Presidente Biden segue da vicino la situazione e il nostro sostegno alle istituzioni democratiche del Brasile è incrollabile. La democrazia brasiliana non sarà scossa dalla violenza».

La nostra Giorgia Meloni, sostenitrice di Bolsonaro e Trump, scrive: «Quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti. Le immagini dell’irruzione nelle sedi istituzionali sono inaccettabili e incompatibili con qualsiasi forma di dissenso democratico. È urgente un ritorno alla normalità ed esprimiamo solidarietà alle Istituzioni brasiliane». Insomma, senza citare Bolsonaro, senza citare Lula, senza citare estrema destra. Ve lo immaginate se fosse successo a parti inverse, o se fossero stati dei manifestanti per il clima?

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