Aborto USA: Google cancellerà la localizzazione delle donne che vanno alla clinica per l’intervento

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Jen Fitzpatrick, vicepresidente del gruppo californiano, ha annunciato che Google cancellerà la localizzazione delle donne che si recheranno nelle cliniche per ricorrere a un aborto. Dopo la decisione della Corte Suprema di rendere incostituzionale l’aborto, concedendo quindi a ogni Stato di scegliere se legale o no, diverse Big Tech si sono mosse per dare una mano ai cittadini per proteggere i loro diritti sul proprio corpo, e Google non è ovviamente da meno.

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«La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e nessun diritto del genere è implicitamente protetto da alcuna disposizione costituzionale, inclusa quella su cui ora si basano principalmente i difensori di Roe e Casey: la Due Process Clause del quattordicesimo emendamento». «Quella disposizione è stata ritenuta garante di alcuni diritti che non sono menzionati nella Costituzione, ma qualsiasi diritto del genere deve essere ‘profondamente radicato nella storia e nella tradizione di questa nazione’ e ‘implicito nel concetto di libertà ordinata», ha detto il giudice Samuel Alito.

Intanto, lo scorso anno la Polonia ha preso la decisione di rendere ancora più restrittiva la già restrittiva (più di tutta l’Europa) legge sull’aborto. Le conseguenze vedono come caso più eclatante quello di Izabela, una donna di 30 anni, polacca e incinta, già madre, morta a causa di un’infezione dovuta a delle complicazioni sorte nella 22esima settimana di gravidanza. Secondo la legale (Jolanta Budzowska) che rappresenta la famiglia i medici hanno scelto di non operarla per far sì che il feto morisse “naturalmente“, come stabilito dalla legge polacca sull’aborto e che vieta a qualsiasi medico di interrompere delle gravidanze anche per difetti congeniti. Solo che quando è morto il feto, è morta anche Izabela.

In Italia i medici obiettori sono fin troppi, per cui sebbene l’aborto sia legalmente possibile, trovare un medico che sia disposto a farti abortire è davvero complesso. E in più abbiamo diversi personaggi che contribuiscono a rendere la discussione ancora più complessa. Simone Pillon, leghista, scrive due post con in primo piano una foto di allegri neonati, scegliendo come titolo: «Una grandissima vittoria: la corte suprema ha abrogato l’aborto negli USA!». «Ora portiamo anche in Europa e in Italia la brezza leggera del diritto alla vita di ogni bambino, che deve poter vedere questo bel cielo azzurro».

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Abbiamo poi dovuto leggere anche i numerosi post di Mario Adinolfi, di cui voglio sottolineare un passaggio in particolare del secondo post: dopo aver pubblicato la foto de «la mamma di Clara e Joanna Benedetta», «davanti ad un ulivo che parla di pace» e ritiene «che l’essere femminile è pieno di grazia, non può concepire un orrore chiamato aborto, è al mondo per dare la vita e non per toglierla». Ha per caso detto che l’unico scopo di una donna è quello di essere madre?

Aborto USA: Google cancellerà la localizzazione

«Se i nostri sistemi identificano che una persona ha visitato una struttura (sensibile), rimuoviamo quelle voci dalla cronologia di localizzazione poco dopo la visita», ha detto in un comunicato Jen Fitzpatrick, vicepresidente del gruppo californiano. Questo dopo delle pressioni da parte delle associazioni umanitarie, che temono che le informazioni personali delle donne che hanno fatto ricorso all’aborto o delle persone che le hanno aiutate possano essere usate contro di loro dai procuratori degli Stati conservatori che hanno vietato l’aborto.

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Per questo motivo è importante che le principali piattaforme tecnologiche, con particolar attenzione per Google che registra ogni spostamento, smetta di memorizzare tutti i dati personali, in particolare le ricerche online sugli aborti e gli eventuali spostamenti verso le cliniche. Vi ricordiamo, infatti, che se andati su Google Maps, trovate tutti gli spostamenti che fate, con i luoghi che visitate, a che ora e per quanto tempo.

Gli strumenti di Google rischiano quindi di diventare degli «strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva». «Perché Google conserva informazioni sulla posizione geografica di centinaia di milioni di utenti di smartphone, che condivide regolarmente con le agenzie governative», hanno scritto 42 funzionari statunitensi in una lettera aperta al capo di Google Sundar Pichai a fine maggio.

Google, Meta (Facebook, Instagram) e Apple non si erano ancora espressi a riguardo, fino a che Jen Fitzpatrick, di Google, non ha annunciato che la cronologia delle posizioni è disattivata per impostazione predefinita e che gli utenti possono controllare cosa viene conservato o meno. Per quanto concerne invece le richieste da parte delle autorità: «teniamo conto delle aspettative di privacy e sicurezza delle persone che utilizzano i nostri prodotti e le avvertiamo quando accogliamo le richieste del governo, a meno che non siano in gioco vite umane».

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