Dopo l’obbligo del Pos, arrivano i commercianti No Pos

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Dopo l’introduzione delle sanzioni per i commercianti che non permetteranno di pagare con il Pos, diversi commercianti hanno fatto partire il movimento No Pos, che non consiste nell’opporsi al pagamento elettronico, bensì vorrebbero abolire le commissioni, che spesso sono anche molto costose, soprattutto se parliamo di una piccola attività. La legge che obbliga i commercianti a dover consentire i pagamenti con il Pos esiste già da diversi anni, tuttavia solo ieri sono state introdotte le sanzioni.

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Fonte: Pexels

Da ieri tutti i commercianti dovranno rispettare l’obbligo di dotarsi di POS, obbligo che esiste da anni. Da questa settimana, però, chi deciderà di non far pagare con l’apparecchio potrebbe essere multato: una multa fissa di 30 euro per ogni transazione rifiutata, e un’aggiunta del 4 per cento sul valore del pagamento. Sono esenti solamente i commercianti che non possono far pagare con l’apparecchio per «oggettiva impossibilità tecnica», come la mancanza di rete in alta montagna.

Le sanzioni, ovviamente, non includono solo l’ambito della ristorazione, ma qualsiasi attività: negozianti, baristi, professionisti (avvocati, commercialisti, dentisti, geometri, consulenti del lavoro medici, ingegneri, notai,…) e artigiani (idraulici, elettricisti, falegnami, fabbri,…). Inclusi nelle sanzioni anche gli ambulanti. E se il POS non funziona? Le associazioni dei consumatori, felici per questo passo avanti, denunciano il fatto che molti commercianti e professionisti potrebbero appellarsi all’impossibilità tecnica, quindi se l’attrezzatura è fuoriuso non si è soggetti a una sanzione.

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L’obiettivo di questo provvedimento è quello di combattere l’evasione fiscale, in quanto la moneta elettronica è tracciabile e permette di monitorare le transazioni. Tuttavia, il fatto che ci siano delle commissioni da pagare rende tutto più complesso per i commercianti, in particolare per i piccoli negozi. E per questo si è deciso di protestare e far sentire la propria voce. Online, però, gli utenti si sono fatti una certa idea:

Il movimento No Pos

 «Non posso permettere a un cliente di pagare un limone con la carta. Ci rimetto e non ne ho intenzione», ha detto Hassan, un ambulante del mercato di Porta Palazzo a Torino, intervistato da La Stampa. Fa sapere anche che «la spesa dev’essere almeno superiore ai cinque euro. Mi conviene prendere una multa che pagare ogni volta le commissioni». lo stesso pensa un titolare di un bar a Napoli:  «Esistono i No Vax? Beh, io sono no Pos, per un euro non accetto carte. Voglio vedere se mi fanno la multa!».

Il resto del Carlino tra l’altro ha anche fatto un esperimento a Bologna, dove tre negozi su dieci hanno rifiutato il pagamento elettronico per cifre molto basse. «Sì alla modernità, ma non sulle spalle delle imprese», ha detto Patrizio Bertin, presidente regionale di Confcommercio. La Repubblica da Genova ha raccontato la testimonianza di Giacomo Rossignotti, 60 anni, titolare dello storico bar pasticceria Mangini in piazza Corvetto.

«Sono contro un sistema che ha trasformato quello che era un servizio, l’utilizzo delle carte, in un obbligo senza cambiare le regole del gioco», ha detto. L’uomo è arrabbiato con lo «Stato», che «non può affidare quest’obbligo a un unico gestore privato». «Se la carta viene parificata al contante i costi di gestione e per le transazioni devono essere annullati».

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E ancora, il Corriere della Sera racconta altre testimonianze: «Mai fissato un tetto di spesa per il circuito bancomat, 85 per cento dei clienti usa carte o app, infatti è capitato di fare incassi di giornata senza contanti. Zero, nemmeno una moneta», e questo fa comprendere come oggi sia fondamentale per tutti possederlo, ma anche renderlo più agibile. Un commerciante infatti commenta: «Ho tre figli, pur di lavorare va bene anche il Pos, ma all’estero non ci sono tutte queste commissioni».

«A Milano il problema non è mai stato il Pos, che è anche uno strumento di sicurezza, bensì i suoi costi, e cioè le commissioni sui piccoli importi che riducono la marginalità degli esercenti. Ci appelliamo alle banche perché possano agevolare le piccole realtà, non solo i colossi che hanno più potere contrattuale per i maggiori volumi. Per il resto ci siamo anche noi per la promozione di questo percorso culturale», ha commentato Marco Barbieri, segretario locale di Confcommercio.

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