Afghanistan, l’appello delle persone sul posto: «non credete ai talebani»

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Proprio ieri vi abbiamo parlato della conferenza stampa dei talebani, in cui hanno voluto rassicurare il proprio popolo e l’occidente che nessun diritto sarebbe stato violato. Né noi, né le persone che stanno vivendo l’Afghanistan in questi giorni tragici, né chi ha vissuto il dominio dei talebani nei cinque anni di fine XX secolo, ci ha creduto. E abbiamo fatto anche bene, perché si sono subito dimostrati per quel che sono. Dei dittatori che si nascondono dietro un «siamo cambiati».

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«I talebani hanno perdonato tutti, sulla base di ordini dei loro leader, e non nutrono inimicizia nei confronti di nessunoVogliamo assicurarci che l’Afghanistan non sia più un campo di battaglia, non minacceremo alcun Paese. Nessuno perquisirà le loro case, nessuno li interrogherà o darà loro la cacciaE sarà garantita la sicurezza delle ambasciate», hanno detto due giorni fa, durante la prima conferenza stampa in cui a parlare e rispondere alle domande dei presenti è stato il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid.

«Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Le donne potranno avere attività in settori e aree diverse, come l’educazione e il sistema sanitario, lavoreranno spalla a spalla con noi. Se la comunità internazionale è preoccupata, assicuriamo che non ci saranno discriminazioni all’interno della nostra cornice di Sharia. Permetteremo alle donne di lavorare e studiare all’interno del nostro sistema. Le nostre donne sono musulmane e saranno quindi felici di vivere dentro la cornice della Sharia. Permetteremo alle donne di studiare e lavorare all’interno della cornice della Sharia, saranno attive nella società ma rispettando i precetti dell’Islam. Le donne sono parte della società e garantiremo i loro diritti nei limiti dell’Islam», hanno detto.

E ancora: «Ci impegneremo per i media all’interno della nostra cornice culturale. I media privati possono continuare la loro attività con alcune richieste: l’Islam è un valore molto importante», sottolineando che i media «non devono essere in contrasto» perché l’Islam «deve essere considerato per lo sviluppo dei programmi. I media devono essere imparziali, possono criticare il nostro lavoro così possiamo migliorare e non devono andare contro l’unità nazionale». Tuttavia, la verità, è un’altra. Tuttavia, hanno già dimostrato di non rispettare e di non aver intenzione di rispettare i diritti delle altre persone che non la pensano al loro stesso modo.

I talebani in Afghanistan: sotto la maschera c’è la verità

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Fonte: Twitter

Hanno parlato di diritti delle donne, eppure le donne hanno paura ad uscire di casa e molte di loro, le più coraggiose e quelle che proprio non riescono ad accettare di sottomettersi a dei terroristi, sono scese per strada a manifestare. Altre invece stanno aspettando la morte, e non sapete quanto sia triste scrivere una cosa del genere. Una donna che aspetta di essere presa, che arrivi il suo momento, solo perché ha avuto l’audacia di essere qualcuno. È il caso della sindaca Zafira Ghafari: «sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sto solo seduta con loro e mio marito. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?».

Hanno detto che perdoneranno chi si è alleato con l’occidente, chi ha accettato e amato la democrazia, hanno detto che non si vendicheranno e che lasceranno che i cittadini se ne andranno, anche se è una cosa che non sostengono perché non vogliono che le loro menti, che i giovani afghani, scappino via dalla loro patria. Eppure stanno facendo dei checkpoint all’aeroporto di Kabul e solamente gli stranieri possono passare. Vietano alle persone afghane di andarsene, e a riferirlo è una fonte attendibile come la BBC. Ci sono 4500 soldati USA a controllare l’aeroporto, ma il problema sono le strade che portano al terminal, controllate dai talebani.

Allo stesso modo hanno detto che avrebbero concesso la libertà di stampa, eppure poche ore dopo averlo detto hanno aggredito dei giornalisti che documentavano quel che stava accadendo a Jalalabad, dove dei giovani manifestavano contro la dittatura dei talebani, impugnando la bandiera nazionale afghana. In questa manifestazione, secondo il giornale locale Pajhwok Afghan News, sarebbero morte delle persone a causa degli spari dei talebani contro i civili. Ma non finisce qui.

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Fonte: Twitter

È notizia delle ultime ore quella che riguarda i giornalisti dell’Afghanistan che si sono trovati in casa i talebani, a perquisire le loro case. Dice il Committee to Protect Journalists (CPJ): «I talebani questa settimana hanno perquisito le case di almeno quattro giornalisti e operatori dei media», facendo sapere che ««sta indagando sulle ultime notizie secondo cui militanti talebani oggi hanno picchiato almeno due giornalisti nella città di Jalalabad, provincia di Nangarhar (Est), dove stavano seguendo una manifestazione contro la presa del potere da parte dei talebani.»

Steven Butler, funzionario della regione asiatica per CPJ allerta che «I talebani devono mantenere il loro impegno pubblico per consentire media liberi e indipendenti in un momento in cui il popolo afghano ha un disperato bisogno di notizie e informazioni accurate. Devono porre fine alle perquisizioni nelle case dei giornalisti, impegnarsi a porre fine alla violenza contro di loro e consentire loro di lavorare liberamente e senza interferenze». Secondo CPJ poi sarebbero state perquisite le case di tre dipendenti della Deutsche Welle. I giornalisti «non erano in casa durante i raid e ora sono nascosti».

Se i talebani vogliono far credere di essere cambiati e che rispetteranno le donne, i cittadini e i media, locali e non, dovranno impegnarsi un po’ di più, perché al momento, dopo poco più di 24 ore dalla conferenza stampa, le loro parole sono poco credibili.

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