La Robb Elementary School, una scuola elementare del Texas, è sulla bocca e nel cuore di tutti nelle ultime ore, a causa di una terribile sparatoria che ha portato alla morte di 21 persone, di cui 19 bambini e due insegnanti. Leggere le parole strazianti dei genitori, dei parenti, fa davvero venire la pelle d’oca. Poi leggi che la soluzione del procuratore del Texas sarebbe quella di armare gli insegnanti e non evitare che si possano comprare armi da fuoco come fossero patatine, e davvero ti rendi conto nelle mani di chi si trovano quelle povere anime.
In ogni caso, nelle ultime ore si è parlato anche di alcuni messaggi condivisi in una chat privata su Facebook in cui Salvador Ramos, l’assassino, avrebbe preannunciato le proprie intenzioni. Tutti quindi danno la colpa a Facebook, come se Facebook potesse e dovesse leggere le chat private di qualsiasi utente. Addirittura qualcuno paragona questa situazione alle fake news. Condivise su un profilo. Pubblico. Lungi da noi difendere quel social, ma in quest’occasione, che colpe può mai avere? L’unico colpevole è l’assassino. Fine.
D’altronde, quello alla Robb Elementary School, è solo l’ennesimo caso in cui le vittime sono delle persone innocenti, dei bambini su cui non puoi dire neanche che si trovavano lì “al momento sbagliato“. Perché quello era il momento esatto in cui dovevano trovarsi nella loro scuola, al sicuro da tutto e da tutti. Nella scuola dove il peggio che può succederti è di prendere un brutto voto. E invece abbiamo il bullismo, abbiamo i professori che hanno dimenticato come si insegna e abbiamo le sparatorie scolastiche. Sarebbe bello dire “questa in Texas sarà l’ultima“. Ma finché in America si continuerà a vietare l’alcool fino ai 21 anni per poi regalare armi ai quindicenni, la situazione non cambierà mai.
Per avere altre notizie e testimonianze: Texas: le ultime news sulla sparatoria scolastica
Sparatoria in Texas: le ultime notizie
La strage del Texas annunciata sui social
La notizia principale è quella che vede coinvolto Facebook. In primis, già vi avevamo raccontato di come Ramos, l’assassino della sparatoria del Texas, avesse contattato una sua conoscente su Instagram, scrivendo “sto per…”. Il messaggio è stato inviato alle 5.43 del mattino, e quando la ragazza ha chiesto chiarimenti, lui ha risposto dicendo che glielo avrebbe detto “prima delle 11“. Un’ora dopo le aveva scritto “ho un piccolo segreto che voglio dirti“. Il suo ultimo messaggio con la ragazza è stato alle 9.16. Tuttavia, la storia è più lunga di così.
I due non si sono mai incontrati, la ragazza non è neanche del Texas, bensì tedesca. Chiacchieravano sul social da qualche settimana, tutti i giorni su Face Time e su Yubo, e giocavano insieme su un’altra applicazione, Plato. Racconta che sembrava «felice e a suo agio», e che le aveva persino detto che sarebbe andato a trovarla a Francoforte. Tuttavia, c’erano comunque dei messaggi che l’avevano turbata, in particolare quelli in cui parlava di armi e munizioni. Questo lo scambio di messaggi:
@salv8dor: «Hey».
@salv8dor: «Non riposti le mie foto delle pistole?».
@epnupues: «Cosa?».
@salv8dor: «Non riposti le foto delle mie pistole?».
@epnupues: «Cosa? Ma cosa c’entrano le tue pistole con me?».
@salv8dor: «Volevo solo taggarti».
@epnupues: «Sono confusa».
@salv8dor: messaggio che non si vede
@epnupues: «Ma perché?».
@salv8dor : «Non lo so. Sii grata che ti ho taggata».
@epnupues: «No, fa paura amico».
@salv8dor: «In che modo?».
@epnupues: «So a malapena chi sei e mi tagghi in una foto con delle pistole».
@salv8dor: «ugh»
La ragazza ha anche detto di aver subito informato la polizia non appena ha saputo la notizia, facendo anche sapere di non essersi mai incontrata dal vivo con il killer. In una storia Instagram fa anche sapere che «lui è uno sconosciuto, non so niente di lui, ha deciso di taggarmi in un suo post con delle pistole. Mi dispiace tanto per le vittime e per le loro famiglie, non so davvero cosa dire. L’unica ragione per cui gli rispondevo era perché avevo paura di lui, avrei voluto essere sveglia per provare almeno a convincerlo a non uccidere. Non lo sapevo».
In più, Greg Abbott, governatore del Texas, ha fatto sapere che «al momento l’unica informazione avuta in anticipo è stata postata dall’assalitore su Facebook circa 30 minuti prima di raggiungere la scuola, nel primo post diceva ‘sto per sparare a mia nonna‘, nel secondo ‘ho sparato a mia nonna‘ e nel terzo, forse meno di 15 minuti prima di arrivare alla scuola, ‘sto per sparare in una scuola elementare‘», ma il portavoce di Facebook, Andy Stone, ha sottolineato che si trattava «di messaggi di testo privati diretti ad una persona che sono stati scoperti dopo la terribile tragedia». «Stiamo collaborando a stretto contatto con le forze dell’ordine per l’inchiesta in corso», ha aggiunto.
La ricostruzione della sparatoria in Texas
Intanto, secondo le dichiarazioni dei funzionari del Texas, l’omicida è entrato in una classe e ha ucciso 19 bambini e due insegnanti. «Poi ha smesso di sparare e si è barricato dentro», ha detto il rappresentante Tony Gonzales, il cui distretto comprende Uvalde, dove c’è stata la sparatoria. Raun Ortiz, capo della pattuglia di frontiera degli Stati Uniti, ha raccontato alla Cnn che dei membri della squadra tattica della Border Patrol insieme agli agenti locali «non hanno esitato. Hanno elaborato un piano. Sono entrati in quell’aula e si sono occupati della situazione il più rapidamente possibile».
Il primo incontro di Ramos però è stato con un agente davanti alla scuola, che però non è riuscito a fermarlo, e ha lasciato cadere una borsa nera fuori dalla scuola. «All’interno di quella borsa c’erano altre munizioni. Ha lasciato cadere le munizioni ed è corso all’interno della scuola dove si è barricato in una delle aule e, purtroppo, è lì che ha iniziato a sparare a bambini innocenti e a due adulti innocenti che si trovavano in quell’aula».
Se vi interessa, poi, la soluzione per il procuratore del Texas non è quello di evitare che dei 18enni o anche meno possano comprare le armi da fuoco come se fossero dei pacchi di patatine, bensì quella di «armare e preparare gli insegnanti a rispondere rapidamente. Secondo me questa è la risposta migliore», perché «non possiamo fermare i cattivi dal fare cose brutte». Chissà se Ken Paxton, trumpiano del Texas, è cosciente del fatto che solo negli USA ci sono più sparatorie rispetto a tutto il resto del mondo.
La storia della piccola Amerie
Intanto le persone parlano della piccola Amerie Jo Garza, forse la prima vittima del killer in quanto è stata la prima ad avere il coraggio e la lucidità di prendere il cellulare e chiamare il 911. Al Daily Beast, la nonna della bambina ha raccontato che Ramos è entrato in aula gridando a tutti «state per morire». Ed è in questo momento che Amerie ha deciso di comporre il numero dei servizi di emergenza. La bambina era seduta accanto alla sua migliore amica, che è rimasta «ricoperta del suo sangue» quando il killer ha aperto il fuoco su di lei.
«È morta da eroe cercando di ottenere aiuto per lei e per i suoi compagni di classe», ha detto la nonna, ricordando la nipotina come «super estroversa» e un «animale domestico dell’insegnante» a cui piaceva eccellere nelle sue lezioni. Il padre, nel frattempo, condivide sul proprio profilo social i ricordi con la figlia. «Abbracciate più forte le vostre famiglie per il nostro bellissimo angelo stasera», ha scritto.
«Grazie a tutti per le preghiere e l’aiuto nel cercare il mio bambino. È stata ritrovata. Il mio piccolo amore ora vola in alto con gli angeli lassù. Per favore non date un secondo per scontato. Abbraccia la tua famiglia. Dì loro che li ami. Ti amo Amerie Jo. Veglia sul tuo fratellino per me», scrive in un post. «Non sarò mai più felice o completo», scrive in un altro. Noi facciamo le condoglianze a tutte le vittime di questa strage, ma ci auguriamo che gli USA si rendano conto che anche loro hanno le mani sporche del sangue di quei bambini.
Amerie Jo Garza's father, a med aide, says he found out she was one of the victims when he arrived on the scene and was helping another little girl covered in blood. She told him her best friend had been shot. When he asked her name, she said his daughter's. There aren't words. pic.twitter.com/CEH2JuseHw
— Kaitlan Collins (@kaitlancollins) May 26, 2022
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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