I tatuaggi si sono evoluti nel corso dei secoli diventando un accessorio indelebile, realizzati da veri e proprio artisti, con aghi e inchiostro impresso sulla nostra pelle. Per molti assumono un significato di grande importanza, per altri sono solo un modo vivace per ravvivare il proprio corpo.
Si tratta di una forma d’arte, che affonda le sue radici in tradizioni di cui in realtà siamo spesso irrispettosamente ignoranti. Nel tempo questo valore è rimasto vivido, ma sono ancora in molti a non conoscerlo. Per non parlare di quanti simboli siano nati per distinguere comportamenti o atti che forse preferiremmo non vedere a noi associati.
Insomma, prima di pasticciare il vostro epidermide, assicuratevi di essere al corrente del reale significato che si nasconde dietro ad ogni tatuaggio che considerate magari una banale moda, o qualcosa che possa rendervi intriganti agli occhi del prossimo.
6 tatuaggi di cui dovresti conoscere il significato (prima che sia troppo tardi)
Medusa
Sebbene questo tatuaggio rappresenti per molti una dimostrazione del potere e della forza delle donne, è arrivato il momento di rivalutare – o meglio, svelare – la vera storia che si cela dietro alla più celebre tra le Gorgoni, Medusa, e così il motivo per cui sarebbe preferibile riflettere prima di imprimere la sua immagine sulla propria pelle.
Medusa, figlia di Forco e Ceto, due orribili mostri marini, sembrava non aver ereditato i tratti disgustosi dei suoi genitori, anzi, era bellissima, tanto che lo stesso Poseidone se ne invaghì perdutamente. Lui, il dio del mare, decise di rapirla, trasformandosi in un’aquila marina e portando così la donna in uno dei tempi sacri alla dea Atena. Qui venne consumata la violenza contro Medusa, che nascose il volto dietro un’egida della dea.
Sono molte, in realtà, le versioni rintracciabili di questo mito. Alcune identificano la donna come sacerdotessa della stessa Atena, punita per la profanazione perpetuata da Poseidone, solo perché la dea non poteva agire direttamente contro l’altro dio. In ogni caso, prima che Perseo potesse mozzarne la rivoltante testa, prima ancora che diventasse il mostro dallo sguardo fatale, Medusa era una Gorgone dagli splendidi capelli: solo la punizione di Atena poté tramutare il suo aspetto in quello che la tradizione ha più volentieri trasmesso nel comune sapere di oggi.
E così spuntarono le vipere velenose sul suo capo e le zanne, lo sguardo capace di pietrificare chiunque avesse la sventura di incrociarlo. Vivrà il resto della sua vita da sola in una buia caverna, fino all’arrivo dello stesso Perseo. La violenza sessuale da lei subita è rimasta però impunita, sotto gli occhi degli dei, certo – troppo egocentrici per giudicare con coscienza umana qualsiasi abuso – persino di quella che veniva acclamata come la dea della saggezza.
Riscoperto il mito dell’origine di Medusa, anche i tatuaggi che la vedono protagonista hanno assunto un significato differente: quello della sopravvivenza, ma di donne vittime di atti di violenza.
Punto e virgola
A scuola si insegna che il punto e virgola debba essere usato con moderazione, è una pausa, che chi sta scrivendo vuole impiegare per interrompere un discorso non ancora concluso, oppure di cui vuole cambiare punto di vista.
L’inchiostro dalla carta alla pelle vuole assumere un significato ancora più profondo: il tatuaggio del punto e virgola, che appare in tante dimensioni e colori, è la testimonianza della lotta contro la depressione, ma soprattutto del trionfo su di essa. In questo caso il punto e virgola vuole far fiorire una nuova forma di speranza per un capitolo tutto da scrivere. È anche un modo per mostrare a chi ancora combatte contro il mostro della depressione che non sono soli, ma che il libro della loro vita ha ancora bisogno di essere scritto.
Lacrima nera sul viso
Sono passati anni dal picco (breve) di popolarità di un certo Young Signorino – lungi da me è l’intenzione di riportarlo in voga – che con i suoi testi e il suo personaggio aveva voluto provocare il pubblico all’ascolto. Il suo volto pare una tela, sulla quale però spicca una lacrima nera. Il suo tatuaggio aveva l’obiettivo di scandalizzare, ma il significato più diffuso almeno nel nostro Paese è uno solo.
La lacrima nera è un tatuaggio tipico di chi è stato condannato a scontare una pena in carcere con l’accusa di omicidio. È un tratto distintivo, non una moda da giovani ribelli.
Ragnatele sul gomito
Un altro tatuaggio che vuole rappresentare una lunga e spiacevole permanenza in prigione è la ragnatela, una per gomito. La posizione può sembrare singolare, ma si lega al significato metaforico della ragnatela, vista come una costrizione che imprigiona le sue vittime (in queste circostanze il detenuto medesimo). Viene tatuata sul gomito in quanto vuole manifestare il tempo trascorso a far poco o nulla in carcere, con i gomiti simbolicamente sul tavolo.
Teschio di zucchero (o Calavera)
E qui ci divertiamo: avete mai sentito parlare di appropriazione culturale? Vi svelo un segreto, per chi non lo sapesse ancora, ma gli stessi tatuaggi sono frutto di una contaminazione tra culture. Le grandi colonizzazioni del XVI secolo e seguenti, hanno visto i nativi delle terre inesplorate insegnare a noi europei questa arte. Insegnare a rivalutare, oserei dire, perché in Europa i tatuaggi erano simbolo di inferiorità, posti a marchiare lo “straniero”.
Ma con appropriazione culturale si intende l’impiego o l’adozione di elementi appartenenti ad una cultura in modo inappropriato e superficiale, a volte anche inconsapevole. È il caso di tatuaggi tribali o richiamanti la tradizione, come il teschio di zucchero.
Il teschio di zucchero, o Calavera, è un tassello importantissimo per la cultura messicana. In particolare, questo segno si lega alla celebrazione del Dia de Muertos, il Giorno dei Morti, una ricorrenza che viene vissuta come una vera e propria festa in Messico, dove si preparano piatti tradizionali in onore degli antenati e si decorano le tombe dei propri cari.
Tatuaggi Maori (o Ta Moko)
Quando James Cook sbarcò in Nuova Zelanda – i primi europei a calpestare la sabbia neozelandese furono gli olandesi, ma non si rivelò un successo coloniale – dovette confrontarsi con le popolazioni locali, tra queste i Maori. I tatuaggi Maori, o Ta Moko, richiamano la tradizione di questo popolo, e sono quindi un’immagine di particolare importanza per chi condivide tali origini. Ergo, non sono simpatici scarabocchi con cui dover ornare il proprio corpo per pura estetica.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu