Va bene, parliamone. Sei un pendolare, ti sei svegliato alle 5 del mattino per poter assistere in presenza a una lezione all’università. Una lezione che però viene sospesa perché una studentessa ha deciso di presentarsi senza il Green Pass. Di cosa parlano i giornali o le testate? Della povera ragazza minacciata dagli altri studenti. Però di questi ultimi, a cui è stato tolto il diritto di assistere a una lezione, nessuno parla. Preoccupiamoci della studentessa che ha deciso di violare le regole dell’università che sono lì non per fare una discriminazione ma semplicemente per evitare di ritornare tutti a distanza.
Chi segue il nostro blog sa che io sono la prima ad avere dei dubbi sul Green Pass, più a causa della burocrazia italiana che del documento. Il Green Pass fa outing alle persone transgender o no binary che vogliono cambiare i propri documenti ma che devono aspettare i lentissimi tempi italiani. Tra l’altro ci sono tantissime situazioni che non sono state prese in considerazione, in primis una che era successa anche a me, completamente vaccinata da inizio luglio, ma che mi ero vaccinata con una dose all’estero e con una in Italia (stesso problema di chi si vaccina in due regioni diverse), ma di questo ne abbiamo già parlato.
Tuttavia, non possiamo che essere contrari al comportamento irrispettoso della studentessa nei confronti dei suoi colleghi. Perché il diritto di una singola persona che si è presentata a lezione con l’obiettivo di farsi cacciare (perché le regole le conosciamo tutte) vale più di quello del resto della classe di voler frequentare la lezione dopo magari essersi svegliati presto e aver fatto ore di treno o bus per assistere? Cos’è, la libertà è importante solo finché è quella di un no Green Pass? Nessuno pensa ai poveri vaccinati che vogliono tornare in presenza ma gli viene negata questa possibilità?
Da persona esterna ai fatti poiché non ero presente in aula, comunque, penso che non ci sia qualcuno con tutta la ragione dalla propria parte. Insultare è sempre sbagliato, così come è sbagliata la violenza, e su questo penso siam tutti d’accordo. D’altro canto la ragazza non poteva aspettarsi degli applausi o delle strette di mano per aver fatto perdere tempo non solo alla docente ma anche a tutti gli altri studenti in aula. Ricordiamoci anche che le libertà personali non possono e non devono ledere quelle degli altri. Insomma, come la libertà di vaccinarsi per poter far andare in presenza tutti i tuoi colleghi.
La storia della studentessa di Bologna
La vicenda ha avuto luogo mercoledì scorso nel suo Ateneo. La lezione che stavano seguendo era quella di Psicologia cognitiva tenuto dalla professoressa Luisa Lugli. Lei è una No Green Pass convinta, studentessa di Filosofia di 20 anni e sabato scorso ha partecipato a una manifestazione in cui ha preso il microfono e ha raccontato quello che è accaduto. «Mi dicevano che non ho il diritto di seguire le lezioni che la mia famiglia paga con una dose generosa ed esagerata di tasse annuali», ha detto.
Racconta invece che le docenti l’hanno invitata ad allontanarsi «dalla struttura o, in caso contrario, di rendermi responsabile dell’annullamento della lezione. Non sarò neanche a dilungarmi sull’atto di deresponsabilizzazione di un professore universitario o semplicemente sul reato in cui si incappa in questo caso». Beh. Tecnicamente la legge impone che per entrare in università si deve avere il Green Pass. Contrari o non contrari, il docente ha fatto quello che stabilisce la legge.
La studentessa fa parte del gruppo “Studenti Unibo contro il Green Pass”, ovvero quel grande gruppo di studenti che si rifiuta di vaccinarsi e che quindi, per legge, non possono presentarsi in presenza all’università per seguire le lezioni, poiché per farlo è necessario essere vaccinati oppure aver fatto un tampone, quindi essere provvisti di Green Pass. Racconta che la reazione dei colleghi «è stata di una violenza sproposita visto che è scaturita da chi si sente protetto da queste normative illegittime e legittimato all’odio».
A noi dispiace anche per quel che le è successo, più che altro perché trovarsi tantissime persone contro non è piacevole per nessuno e può segnarti profondamente, d’altronde lo sanno bene le vittime della Bestia di Matteo Salvini. Tuttavia non poteva neanche aspettarsi che l’applaudissero per aver fatto perdere loro dei soldi e del tempo. Racconta di «urla di scherno, insulti e pretese da parte dei pendolari di essere rimborsati del costo del biglietto».
E ancora l’hanno invitata ad «andare via e a non ripresentarsi più», altri l’avrebbero «aspettata fuori per minacciarla», altri ancora le avrebbero detto che «se fossi stato un ragazzo ti avremmo già menato». Da parte delle ragazze invece «beffe, altri insulti e disprezzo da parte di alcune ragazze che si scansavano perché non volevano essere contagiate». Un comportamento davvero brutto a cui nessuno dovrebbe essere sottoposto e che è ingiustificabile, per questo in questa vicenda non c’è una persona che ha ragione o torto più dell’altra.
«Una volta uscita mi ha aspettato un gruppetto di persone che ha iniziato ad accanirsi, a sputare per terra vicino ai miei piedi, un tipo mi ha scattato a dieci centimetri dalla faccia dicendo che se non fossi stata una ragazza mi avrebbe già menato, ha minacciato di chiamare la polizia se mi fossi presentata alla lezione successiva per farmi sbattere fuori»
Il discorso della studentessa di Bologna
«Sono stata trattata come una malata, pur non essendolo. La disobbedienza non è solo un diritto ma anche un dovere. E, dopo il 15 ottobre sarà un dovere di chiunque non voglia rendersi complice di questo assassinio della libertà, della libertà reale e non in quella apparente che vogliono farci credere», conclude nel suo discorso durato quattro minuti circa, a cui tutti i presenti hanno applaudito con commenti positivi.
Il coordinatore del corso di laurea, Luca Guidetti, ha spiegata alla stampa locale che gli è «dispiaciuto dove arrivare a sospendere la lezione, ma la presenza in aula senza green pass viola una norma dello Stato e non posso permetterlo», affermando anche di condannare «qualsiasi infrazione della legge italiana. Se dovessero verificarsi nuovamente, verranno immediatamente informati il direttore di Dipartimento e gli organi di Ateneo, i quali provvederanno ad adottare i provvedimenti per impedire tali comportamenti».
Biagio Mazzella, rappresentante degli studenti di filosofia, ha invece affermato che «la posizione della studentessa è apertamente di protesta, ma non trovo che sia una buona soluzione da parte dell’università limitarsi ad annullare le lezioni». Denuncia proprio il fatto che a causa di una singola persona, debbano patire anche gli altri che, invece, hanno il Green Pass: «Questo non significa che chiediamo l’intervento della polizia, ma denunciamo che in questo modo si dà potere a una sola persona di far saltare la lezione, senza peraltro ottenere nulla, a scapito di tutti quelli che le regole le seguono. Questo è non è giusto».
Il prorettore dell’Università, Mirko Degli Espositi, ha anche spiegato che l’obiettivo dell’Alma Mater è quello di evitare di chiarare le Forze dell’Ordine: «il o richiamo è alla responsabilità, vorrei che la gente avesse più memoria: un anno fa avevamo aule e biblioteche vuote, nessuno vuole tornare lì, vaccini e Green Pass sono gli strumenti per evitarlo». Parole sagge, che forse tutti dovrebbero comprendere. Perché attaccare una ragazza da sola in massa, online e in presenza, non è giusto e, anzi, è completamente sbagliato.
Ma, allo stesso tempo, è sbagliato anche essere egoisti e non pensare al tempo prezioso di tutte quelle persone coscienti che, pur di tornare alla normalità, si sono vaccinate o hanno fatto il tampone, per proteggere se stessi e soprattutto gli altri.
Testimonianza di SilviaIeri alla manifestazione Silvia ha portato la sua testimonianza delle violenze verbali subite quando ha provato ad entrare in università. Non possiamo più accettare questa situazione.
Pubblicato da Studenti Unibo contro il Green pass su Domenica 10 ottobre 2021
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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