Sex Education: recensione della terza stagione

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L’abbiamo attesa per mesi e adesso l’abbiamo divorata in meno di 24 ore: la terza stagione di Sex Education è stata pubblicata ieri su Netflix e noi l’abbiamo finita con le lacrime agli occhi. È stata bella, emozionante, ricca di importanti messaggi sempre nell’ambito del sesso e dell’adolescenza e soprattutto abbiamo finalmente abbiamo scoperto anche che altri personaggi sono umani. Personalmente penso che sia la serie tv più vicina a un documentario che ci sia su Netflix.

Lo so che chiamarla documentario non è opportuno e so che Sex Education è abbastanza romanzata, tuttavia penso che sia davvero eccellente il modo in cui tratta degli argomenti abbastanza delicati, e non mi riferisco solo al sesso ma anche a come la scuola o gli adulti pretendono che i ragazzini si rapportino con il sesso. Ovvero pretendendo che non lo facciano. Ma è completamente sbagliato, perché i tempi sono cambiati e così lo è il rapporto con il sesso.

Sex Education è un invito agli adolescenti a informarsi ma anche agli adulti a informare e sarebbe davvero utile che a guardarlo siano proprio questi ultimi. Quando in terza media studiamo l’apparato riproduttore nessuno ci dice che vanno usati i profilattici, che esistono delle pillole o anche altri tipi di anticoncezionali. Non ci parlano delle malattie sessualmente trasmissibili, tantomeno di come è normale parlare di sesso, di quello che ci piace, con il proprio partner. Non ci dicono che tutti i corpi sono diversi. Ma Sex Education sì.

In ogni caso, prima di passare alla recensione, vi racconto la trama in breve. Partiamo dal presupposto che in questa terza stagione abbiamo non pochi new entry nella famiglia, ma verranno anche affrontati diversi problemi. Da una parte Otis si trova in una relazione di solo sesso, che non è proprio da lui, tuttavia deve anche affrontare il rapporto con la madre rimasta incinta da Jakob, papà di Orla. Maeve si avvicina a Isaac ma deve anche affrontare la situazione complicata con Erin, sua madre, e la sorellina in affidamento da Anna. Eric, invece, vive una relazione molto serena con Adam, tuttavia…

Va bene, non vi faccio altri spoiler, perché, ovviamente, in questa recensione ci sono tantissimi spoiler, per questo se non avete ancora visto la stagione vi invito ad abbandonare l’articolo. Dopo questa bellissima foto del nostro cast preferito, inizierà la recensione. Buona lettura (anche se dimenticherò sicuramente qualcosa)!

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Sex Education: recensione [SPOILER ALERT]

Voglio partire da una delle cose che mi son piaciute di più in questa stagione: l’amicizia tra Maeve e Aimee. Mi è piaciuto tantissimo come entrambi i personaggi si sono evoluti. La prima è passata dall’essere una persona molto solitaria ad accettare l’aiuto di un’amica che davvero si prende cura di sé, la seconda invece, sempre restando innocente e ingenua, sta cominciando a comprendere il mondo e il corpo, senza dare la colpa a se stessa per quel che succede nella sua vita ma soprattutto cercando anche di comprendere di più se stessa.

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Ho adorato come hanno affrontato il tema della molestia, in un modo per niente superficiale e soprattutto facendolo vedere non solo dalla parte della vittima, con tutte le conseguenze che ha sulla mente di una ragazzina, ma anche dando delle soluzioni. Aimee si sente colpevole per quel che è successo, pensa che il problema sia stato il fatto che ha sorriso. Ma la dottoressa Jean, senza cui i protagonisti di Sex Education sarebbero persi, le fa comprendere che lei non ha colpe, perché ha sorriso a tante persone ma non tutte le hanno molestate. Allo stesso modo è normale che dopo un’esperienza così traumatica abbia difficoltà a rapportarsi con il sesso.

Maeve invece finalmente ci sembra felice. A proposito del suo personaggio mi fa piacere anche che si sia parlato di come molte volte delle persone che non ne hanno la possibilità economica devono rinunciare a delle grandi opportunità a livello di studio, ma anche, quando è riuscita a farsi aiutare dalla madre, come sia importante non mettere da parte il proprio futuro per una relazione adolescenziale. L’amore può attendere, la carriera, lo studio, l’istruzione, no. Una persona, se ti ama, ti ama anche a distanza. Mi è piaciuto tanto il messaggio che hanno fatto passare: il nostro futuro viene prima della nostra relazione.

Abbiamo parlato di character development nella terza stagione di Sex Education, e allora devo per forza citare Ruby. E chi se l’aspettava che anche la più gelida della scuola avesse un cuore? Di lei mi sono piaciuti i discorsi con Otis, quando lei cercava di cambiarlo ma lui si è rifiutato perché ognuno di noi deve essere e indossare cosa vuole in base a se stesso, senza cambiare per gli altri. Ho anche apprezzato il fatto che sia stata lei a innamorarsi di Otis, così come mi è piaciuto il fatto che lui non l’abbia illusa.

Ho adorato che in Sex Education non abbiano affrontato questo rifiuto come una friendzone, ho amato come hanno fatto comprendere che è meglio sentirsi in colpa rispetto a illudere una persona. Perché quando si sta con una persona si deve ricevere quanto si dà, e se una non è innamorata dell’altra e pensa di non potersi mai innamorare di quella persona, è meglio troncare subito per evitare di far soffrire ancora di più una persona a cui si tiene. Bravi.

Ho apprezzato anche il lato rivoluzionario, degli studenti che si uniscono per affrontare la preside Hope che rappresenta una generazione che evidentemente si è sottomessa agli adulti per il futuro. Perché alla generazione Z possiamo dire tutto tranne che non siano consapevoli delle proprie capacità e soprattutto che non alzino la voce anche davanti ai poteri forti. Non stanno in silenzio se vedono un’ingiustizia, ma, a modo loro, la denunciano.

In questa stagione di Sex Education entrano in scena i primi due personaggi no-binary e queer. Lǝ prima è già consapevole, sebbene stia ancora cercando di comprendere il mondo e soprattutto stia cercando delle avventure, lǝ seconda invece è molto più timidǝ e riservatǝ, non si mette in mostra e cerca di nascondersi. Entrambǝ però fanno parte della scuola e della società, sebbene unǝ abbia già il coraggio di urlare e l’altrǝ invece sta ancora cercando di accettarsi e capirsi. Unǝ è rispettata dalla preside, l’altrǝ no, proprio perché si mette troppo in mostra.

Questi due personaggi sono l’esatta rappresentazione di come spesso gli adulti cerchino di non far esprimere al meglio i propri figli o i propri alunni, come quando una ragazza ha una spilla arcobaleno, dei capelli colorati, ha un look un po’ eccentrico ma con cui si sente a suo agio. Siamo nel 2021 e abbiamo compreso che per essere eleganti e soprattutto dignitose non serve per forza indossare colori tristi e vestiti lunghi, ma bisogna semplicemente essere se stessi.

Mi è anche piaciuto come Jackson si sia messo in discussione in questa stagione di Sex Education, senza snobbare subito Cal solo perché no-binary. Ho adorato come abbiano cercato di far comprendere come sia difficile per una persona che si identifica in entrambi i generi o in nessuno dei due avere una relazione con un’altra persona, in particolare per come quest’ultima lǝ vede, nel caso di Cal come una donna e non come unǝ no-binary. Può comunque sembrare che in questa stagione di Sex Education si sia perso il filo del discorso, ma io non penso che sia così.

In fin dei conti al centro di questa stagione di Sex Education c’è anche la dignità della scuola che è divenuta la scuola del sesso, ma gli stessi studenti hanno dimostrato che essere conosciuti come la scuola del sesso non è una cosa brutta o sbagliato, perché sono degli studenti consapevoli e che non hanno paura di affrontare la propria sessualità. Perché pensare che nel XXI secolo non vogliano fare sesso, è un po’ un’illusione, considerando che è da quando sono bambini che trovano in televisione i corpi delle donne sessualizzate.

In ogni caso, parliamo anche di Eric. Eric non mi è piaciuto troppo in questa stagione di Sex Education. Ho apprezzato il fatto che ormai voglia spiccare il volo, voglia frequentare persone come lui, tuttavia non mi è proprio piaciuto come ha trattato Adam. Quando ha iniziato una relazione con lui sapeva che si trovava all’inizio e che avrebbe avuto bisogno di tempo, proprio come aveva fatto lui stesso. Alla fine però ognuno decide della propria vita, ma spero che anche Adam possa riuscire a essere felice con qualcuno.

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A proposito di Adam, quanto è diventato prezioso il suo personaggio? Non ve lo nego, nella scena in cui viene menzionato alla fine della gara con Madame, ho pianto. E non poco. Sono così felice che piano piano stia davvero trovando se stesso riuscendo a eccellere in qualcosa, con sua madre e la sua insegnante che credono in lui. Mi piacerebbe anche che riuscisse a ristabilire un bel rapporto con il padre. Di quest’ultimo vorrei dire solo che sono felice che abbiano spiegato che spesso il comportamento di un uomo adulto deriva da come è stato trattato dalla sua famiglia in infanzia. Questo dimostra solo che i bambini vanno trattati sempre con rispetto.

Diciamo che il padre di Adam è lo stereotipo di uomo alpha che pretende che il figlio sia uguale a lui, pieno di successi e che non fallisca mai e, se non riesce, gli urla contro che è un fallimento. Tuttavia abbiamo visto che si comporta in questo modo perché nell’infanzia era proprio suo padre a trattare male lui, e dopo il padre anche il fratello, che lo bullizzava per far sì che il padre lo apprezzasse. Davvero una scena emozionante quando si alza dal tavolo umiliando il fratello maggiore che per tutta la vita lo ha preso in giro.

Mi è piaciuto non poco anche come hanno affrontato il “problema” di avere delle passioni fuori dal comune come quella di Lily per gli alieni, che la porta anche a vestirsi o a essere molto stravagante. Sex Education ci ha insegnato che non siamo sbagliati perché ci piace e ci interessa qualcosa che agli altri non piace o considerano infantile, bensì dobbiamo continuare a coltivare le nostre passioni per noi stessi. È stata orribile la scena in cui la preside Hope umilia lei e gli altri studenti, ma soprattutto lei perché sembra l’unica che ne rimane ferita a causa della sua sensibilità.

Ovviamente parliamo anche di Otis, che in fin dei conti è il protagonista. In questa stagione di Sex Education ha dovuto un po’ lottare contro se stesso per comprendersi e per capire quel che vuole davvero, insieme al rapporto che ha con la madre. Lui è l’esatta rappresentazione di un ragazzo che viene ferito e sceglie erroneamente di non affezionarsi più a nessuno, ma la realtà è che bisogna sempre rischiare per l’amore, e questo lui lo insegna anche alla madre.

A proposito di lei, mi è dispiaciuto tanto che gli showrunner di Sex Education abbiano fatto sì che la figlia di Jean non fosse del padre di Orla, più che altro perché penso che insieme siano una bellissima coppia e non mi capacito di come i produttori vogliano farli tanto soffrire. Spero che comunque lui decida di stare con lei, perché anche se non hanno una figlia insieme non significa che non ci sia amore fra loro. In ogni caso le aspettative per la prossima stagione sono tanto alte, e speriamo che non ci facciano aspettare troppo.

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