Continua la lotta di Salvini contro il tribunale civile di Roma, che nella giornata di ieri ha ribadito l’illegalità della norma dell’allora ministro degli interni che impose sulle carte d’identità dei minori la dicitura “padre e madre”. Per lui e per molti colleghi di destra il problema è che scrivendo genitori si farebbe un favore alla comunità LGBT, ma la realtà è che semplicemente si eviterebbe che dei bambini senza genitori o che vivono con dei tutori legali non si sentano discriminati. Ma lo sappiamo benissimo: alla destra importa solo delle famiglie tradizionali, ovvero quelle con una madre, un padre, dei figli, tutti clamorosamente bianchi. Ma la legge non funziona così.
In realtà ne abbiamo parlato in più occasioni, in particolare riguardo la celebre hit omofobica genitore 1 genitore 2, che tutto è tranne divertente in quanto riprende un discorso che manca di rispetto a tante persone ma che, soprattutto, nasce da una fake news. Come? Ancora non sapete da dove viene la polemica di genitore 1 genitore 2? Allora rivediamolo insieme, giusto perché bisogna ricordare alla destra e a chi la continua a sostenere che loro, ai bambini, non ci pensano proprio: importa solo di creare notizie false su notizie false.
Tutto inizia da un articolo de La Repubblica, dove leggiamo che «sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini si torna a “genitore 1” e “genitore 2”, una dicitura che da tempo ormai aveva sostituito il vecchio “madre” e “padre” e che Salvini ministro dell’Interno aveva invece recuperato», citando poi un intervento della Ministra Lamorgese che cita la «dicitura “genitore 1” e “genitore 2”». Ma ha davvero detto così? No, in realtà no. La ministra ha semplicemente detto “genitore”, e il giornale ha aggiunto “genitore 1” e “genitore 2”, come potete constatare voi stessi nel video:
In realtà, poi, è il garante della privacy stesso a lottare per la dicitura “genitore”, al posto di padre e madre: “Si pensi, ad esempio, ai casi nei quali egli sia affidato non al padre e alla madre biologici, ma a coloro i quali esercitino – secondo quanto previsto dall’ordinamento – la responsabilità genitoriale a seguito di trascrizione di atto di nascita formato all’estero, sentenza di adozione in casi particolari o riconoscimento di provvedimento di adozione pronunciato all’estero. […]
A rigore, il minore affidato a soggetti che non possano definirsi suo padre e/o sua madre, non potrebbe ottenere mai la carta d’identità elettronica, non avendo appunto egli alcun padre o madre legittimati, essi soli, a richiederne il rilascio.Per ottenere altrimenti il documento d’identità del minore, i soggetti che ne esercitino la responsabilità genitoriale dovrebbero essere costretti a una falsa dichiarazione, attribuendosi (con la responsabilità penale che ne consegue), identità a loro non appartenenti.“
Potete leggerlo più nel dettaglio in questo articolo: La verità su genitore 1 e genitore 2: ennesimo fail della destra
E, nonostante ciò, per Salvini la sua opinione è più importante di quella di esperti e soprattutto della serenità dei bambini. Com’era la storia del “non toccate i bambini”? È già finita quella retorica? Il vento è cambiato?
Salvini sulla dicitura “genitori” non ha capito proprio nulla
Tutto è ricominciato da quando il tribunale civile di Roma ha ribadito l’illegalità della norma voluta da Matteo Salvini nel 2019 quando impose sulle carte d’identità dei minori la dicitura “padre e madre”. Due mamme si sono rifiutate di far scrivere questa dicitura sulla carta d’identità della figlia e il tribunale ha precisato che “un documento che indichi una delle due donne come “padre” contiene una rappresentazione alterata, e perciò falsa, della realtà ed integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico“.
Ma per Salvini evidentemente va bene scrivere qualcosa di illegale su dei documenti ufficiali: “usare sulla carta d’identità le parole PADRE e MADRE (le parole più belle del mondo) secondo il Tribunale Civile di Roma sarebbe una violazione delle norme comunitarie e internazionali, da qui la decisione di sostituirle con la più neutra parola “genitore”. Illegali o discriminanti le parole MAMMA e PAPÀ? Non ho parole, ma davvero“, ha tuonato su Twitter l’attuale ministro delle infrastrutture del governo Meloni.
Da Palazzo Chigi infatti si fanno subito sentire, comunicando che “l’ordinanza del Tribunale civile di Roma sulla qualifica di genitore nella carta di identità elettronica risale al 9 settembre 2022 e non è stata impugnata dal ministero dell’Interno. La decisione sarà esaminata dal governo con particolare attenzione perché presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale“. Ancora tuttavia non si è espressa la ministra per la famiglia, Eugenia Maria Roccella.
Alessandro Zan, invece: “Il Tribunale di Roma ha dato torto a Salvini che, nel 2019 da ministro dell’interno, voleva cancellare a colpi di decreto le Famiglie Arcobaleno. Ancora una volta la destra fa provvedimenti illegali per ottenere facile consenso, colpendo i diritti di famiglie e dei loro figli“.
2. Il governo non ha potere di “riesaminare” una decisione del tribunale, semmai potrà fare appello in quanto rappresentato dall’avvocatura visto che il comune è parte nel processo. Esiste ancora uno stato di diritto.
— Matteo Winkler (@matteowinkler) November 17, 2022
4. Una domanda sorge spontanea. Il decreto di Salvini è del 2019. Perché il PD quando era al governo non si è preoccupato di correggere questo obbrobrio giuridico? In ogni caso, c’è (ancora) un giudice a Berlino.
— Matteo Winkler (@matteowinkler) November 17, 2022
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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