Ossa umane trovate a Modena: sono di Paola Landini?

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Sono state trovate delle ossa umane appartenenti a una donna ieri, in una zona vicino a un poligono di tiro a Sassuolo, e i pensieri di tutti vanno subito a Paola Landini, scomparsa nel 2012 dopo aver trascorso una mattinata al poligono di tiro di Sassuolo. La notizia è stata subito condivisa dai quotidiani locali e, in poco tempo, ha fatto il giro dell’Italia. In particolare in queste giornate in cui è stato riaperto il caso della piccola Denise Pipitone e ieri addirittura si pensava alla possibilità di trovare il suo piccolo corpo nel pozzo di casa Corona, questa notizia ci colpisce molto.

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Fonte: Chi l’ha visto?

La protezione civile e il soccorso alpino erano alla ricerca di Alessandro Venturelli, 21enne scomparso da casa il 5 dicembre scorso e, da quel giorno, non si hanno più sue notizie. Le ipotesi, spiegate anche a Chi l’ha visto, sono tante, ma intanto le ricerche sono ritornate vicino casa sua. Proprio nel corso di queste, sono state ritrovate dalla Saer (soccorso alpino e speleologico) delle ossa che poi si è scoperto appartenere a una donna, e per questo subito si è pensato a Paola Landini, scomparsa il 15 maggio 2012 proprio in quella zona. Ovviamente, però, ancora non si ha la certezza che siano le sue.

Non appena le ossa sono state ritrovate è stata informata la procura della Repubblica di Modena e sul posto si è recato un medico legale, che ha confermato l’appartenenza delle ossa a una donna. Adesso non ci resta che attendere gli esami e delle notizie ufficiale per comprendere se le ossa ritrovate siano appartenenti a Paola Landini, scomparsa nel 2012 e di cui nessuno parlava ormai più dal 2014. Speriamo che, anche lei come tutte le persone scomparse, possa ottenere la giustizia che merita.

Il caso della scomparsa di Paola Landini

Paola Landini aveva 44 anni quando è scomparsa il 15 maggio 2012, dopo aver passato una mattinata al poligono di tiri di Sassuolo, le cui telecamere, proprio quel giorno, non funzionavano. La donna viveva a Fiorano insieme al suo compagno, Roberto Brogli, direttore del Tiro a segno. Sin dall’inizio delle indagini, la famiglia della donna è stata convinta che qualcosa di brutto fosse successo alla loro amata. Vediamo perché.

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Quando il 15 maggio 2012 Paola Landini è scomparsa, fuori dal poligono di tiro sono rimasti tutti i suoi effetti personali. La macchina nel parcheggio, infatti, conteneva la borsa, il portafoglio e, a sorpresa della famiglia, due telefonini, uno dei quali era utilizzato solo per parlare con uno sconosciuti. Insieme a lei, quel giorno, sono risultate sparite anche due pistole, una Star 6,35 e una Sites 380, calibro 9×17, prelevate dalla casa in cui viveva con il compagno.

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Inizialmente la polizia ha pensato che fosse fuggita perché doveva difendersi da qualcuno, ma la famiglia, che conosceva Paola Landini, non ha mai creduto all’ipotesi della fuga. La madre, infatti, la signora Deanna Parmigiani, è sempre stata convinta che alla figlia fosse capitato qualcosa di brutto, poiché non aveva mai dimostrato né intenzioni suicide né volontà di allontanarsi da casa e dagli affetti.

In più il figlio di Paola, Luca Arletti, ricevette una lettere anonima arrivata al Tiro a segno, in cui c’era scritto «tu sai cosa è successo, pulisciti la coscienza», scritta al computer e piena di errori grammaticali. Le parole sono rivolte a una terza persona, ed è evidente che si riferisca all’omicidio della madre. Luca, comunque, aveva ingaggiato un investigatore per cercare la madre, Ezio Denti, e lui ricorda che

«demmo proprio l’indicazione di cercare intorno al Poligono di tiro. Sono sempre stato convinto che sia stata uccisa. Basta porsi una domanda. Perché è scappata con due pistole che appartenevano al compagno quando avrebbe potuto fuggire con le sue? Ora che i suoi resti sarebbero stati trovati come mai non si trovano anche le armi?»

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