La Casa di Carta: Corea – recensione

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[ALERT SPOILER: LA CASA DI CARTA: COREA]

Oggi parliamo di La Casa di Carta: Corea, e, devo essere onesta: è persino migliore dell’originale. Certo, forse mi sento un po’ influenzata dalle ultime stagioni che non hanno fatto che peggiorare la situazione, ma ho visto la versione coreana molto meno sentimentale, un po’ più reale, per quanto possa essere reale una storia del genere. Apprezzabile anche il lato politico. Per me è un sì sotto tutti i punti di vista.

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La prima stagione de La Casa di Carta (originale) ci ha fatto conoscere i protagonisti che ci avrebbero accompagnato per cinque parti, sebbene alcuni ce l’abbiano fatta e altri no: dei criminali guidati da Il professore scelti non a caso ma proprio per le proprie abilità, che cercano di irrompere nella Fábrica Nacional de Moneda y Timbre a Madrid, far stampare migliaia di milioni di banconote e scappare con il denaro. Ce la faranno i nostri eroi? Non dovrebbe essere più considerato spoiler, ma eviterò di dirlo poiché non voglio rischiare che qualcuno mi invii dei messaggi arrabbiato come se non metta dieci alert spoiler ad articolo, ove presenti.

Gli episodi saranno dodici, ma al momento ne abbiamo solo sei. La regia è affidata a Kim Hong-sun, mentre la serie televisiva è prodotta da BH Entertainment e Contents Zium. La scrittura della sceneggiatura della versione coreana de La Casa di Carta è stata affidata a Ryu Yong-jae, Kim Hwan-chae e Choe Sung-jun. Questo, invece, è il cast:

  • Park Hae-soo – Berlino
  • Yoo Ji-tae – Professore
  • Jeon Jong-seo – Tokyo
  • Lee Won-jong – Mosca
  • Kim Ji-hun – Denver 
  • Jang Yoon-ju – Nairobi
  • Lee Hyun-woo – Rio
  • Kim Ji-hun – Helsinki
  • Lee Kyu-ho – Oslo 
  • Kim Yunjinnei – Seon Woojin
  • Kim Sung-o – Cha Moohyuk
  • Park Myung-hoon – Cho Youngmin
  • Lee Joobeen – Youn Misun
  • Lee Si-woo – Ann

«La storia è ambientata nel 2025, con le due Coree unite in una nuova Joint Economic Area che sono sul punto di battere una nuova moneta, che rappresenta l’obiettivo della banda, pronta ad assediare la banca centrale situata al confine tra gli ex Paesi del Nord e quelli del Sud per rubare 4 miliardi di won. La sfida per la banda e anche per la polizia sarà quella di lavorare insieme per lo stessa motivazione, facendo fruttare questa nuova alleanza».

La Casa di Carta: Corea – recensione [ALERT SPOILER]

Sin da quando La Casa di Carta: Corea inizia, ci rendiamo conto che è abbastanza diversa dalla versione spagnola. O meglio, i personaggi sono quelli, con background diversi e anche con un carattere non del tutto uguale. Storie d’amore? No, grazie. O meglio, abbiamo quella fra il Professore e Seon Woojin e solo alla fine quella fra Denver e Youn Misun (che sarebbe la Monica coreana), che tra l’altro non è neanche incinta come nella serie originale, ma inizialmente finge di esserlo.

Voglio anche parlare della parte politica. La vediamo sin dai primi minuti della serie, con Tokyo (sempre voce narrante anche in La Casa di Carta: Corea ma in questa versione un po’ meno fastidiosa), ragazza fan dei BTS costretta ad arruolarsi in guerra maturando delle grandiose abilità di combattimento che, una volta arrivata in Corea del Sud, la aiuteranno anche a sopravvivere. Ma anche con Berlino, che è un sopravvissuto al più duro e crudele campo di concentramento del Nord. Si parla poi anche di una neonata zecca, che serve proprio per provare a unire le due Coree.

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Berlino

Quello che ho apprezzato è che si è porto molto rilievo alla storia e alla rapina: nessuna scena tra Rio e Tokyo innamorati follemente, ma semplicemente cominciano a conoscersi e ad apprezzarsi. Il professore e Seon Woojin, invece, hanno davvero una bella storia, si amano nonostante inizialmente per lui fosse solo una parte del piano. L’unica storia che è, più o meno, simile all’originale, è quella fra Denver e Youn Misun: posso dire che è stato troppo strano vedere una scena sessuale in un k-drama (sebbene, come Squid Game, non è proprio il tipico k-drama)?

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Rio e Tokyo

Nonostante fosse un remake, comunque, le cose che abbiamo visto non erano scontate. Sarà anche che sono passati un po’ di anni dalla prima stagione e quindi non la ricordavo così bene, ma sotto alcuni punti di vista si vedeva che era proprio tutta un’altra storia: la versione coreana ha mantenuto la sua indipendenza e unicità culturale, che si è vista molto bene soprattutto nelle discussioni, anche durante una rapina, fra coreani del sud e coreani del nord. Un esempio è, comunque, la maschera Hahoe che indossano, che rappresenta un personaggio del ricco e stupido.

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Sapete cos’è una cosa che hanno in comune La Casa di Carta e La Casa di Carta: Corea? Il grandissimo fastidio che proviamo per il personaggio di Arturo e Cho Youngmin, una persona viscida, che pensa solo a se stessa e fa di tutto per sopravvivere. Posso anche dire che la figlia dell’ambasciatore, la studentessa che conosciamo giusto nelle prime stagioni, è abbastanza irritante, molto più della serie originale. Anche se, comunque, risulta essere un personaggio molto coraggioso, solo che noi tifiamo per la banda.

In conclusione, io consiglio di guardare La Casa di Carta: Corea anche se La Casa di Carta originale alla fine vi ha un po’ deluso, e soprattutto di non giudicarlo prima di averlo visto (è un po’ sintomo di ignoranza e superficialità). Mantiene la sua identità, non annoia, non ha scene imbarazzanti. Promosso a pieni voti e attendiamo con tanto hype la seconda stagione.

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