Non ce la fa proprio Kanye West: deve far parlare di sé, e lo deve inevitabilmente fare mancando di rispetto a qualcuno o facendo delle polemiche. La candidatura alla Casa Bianca e il ritiro a favore di Donald Trump, ildelirioche ha avuto la scorsa estate contro i vari manager e l’industria della musica, in cui, se ricordate bene,urinò sul suo Grammypostando il video online, poi le notizie sul tradimento e, infine, l’indossare una maglia con scritto “White Lives Matter” a Parigi, schierandosi con l’estrema destra.
Il rapper americano, che negli ultimi anni aveva fatto pensare a una candidatura alla Casa Bianca, non se la passa poi così bene. O meglio, le persone non estremiste lo disprezzano. In più, non è in buoni rapporti con le sue case discografiche, la Universal e la Sony, da diversi mesi, tanto che, due anni fa, portò in tribunale le sue etichette che non avrebbero pagato leroyaltiese anche per cercare di riavere il possesso sui diritti e sui master.
Aveva anche spiegato il tutto in un video, affermando di voler acquistare le proprie canzoni, avendo i soldi necessari per farlo, ma non gli è stato concesso. Così, nelle ultime ore, su Twitter ha postato più di 100 tweet in cui si definisce “il nuovo Mosè”, accusando anche l’industria discografica e l’NBA di essere le “moderne navi di schiavitù“. Sono in molti a ritenere che abbia dei problemi mentali, e non ovviamente per insultarlo, ma per far sì che si curi e guarisca.
Il colmo lo ha raggiunto quando ha urinato sul suo Grammy. «Fidatevi… Non mi fermerò», scrive, come didascalia. E noi siamo sicuri che non lo farà o, più che altro, non potrà, dopo essersi esposto così tanto, mettendo a rischio se stesso e anche la sua carriera.
Trust me … I WONT STOP pic.twitter.com/RmVkqrSa4F
— ye (@kanyewest) September 16, 2020
Kanye West e il maglione White Lives Matter
Prima dell’inizio dello show, Kanye West ha dichiarato che «tutti qui sanno che io sono il leader, non puoi gestirmi. Questa è una situazione ingestibile». In passerella con lui, senza indossare la discutibile felpa, c’era anche Naomi Campbell. Nella foto, invece, c’è anche Candice Owens, giornalista e attivista afro-americana finita nelle liste di proscrizione dellaCnne degli altri megafoni liberal da quando ha manifestato il suo sostegno a Donald Trump.
«La decisione di Kanye West di indossare una maglietta ‘White Lives Matter’ è disgustosa, pericolosa e irresponsabile. Alcuni di voi correranno a difenderlo. Dovreste chiedervi perché…», ha commentato il noto professore universitario Marc Lamont Hill, condividendo la foto. L’editor nera Gabriella Karefa-Johnson, nemica di Kanye West che più volte l’ha insultata, ha ovviamente commentato la vicenda, e il rapper ha cominciato a insultarla gravemente dicendo che «questa non è una persona fashion» e «so che Anna odia questi stivali», facendo riferimento alla direttrice diVogue AmericaAnna Wintour. In difesa della giornalista, anche Gigi Hadid: «Sei un bullo e ridicolo».
Molto critico anche l’articolo di France Inter, emittente radiofonica tra le più seguite di Francia e covo del goscismo culturale parigino, che ha postato un articolo dicendo che «la frase richiama lo slogan “Black Lives Matter”, scandita in occasione della manifestazione contro le violenze della polizia e da cui è nato un movimento politico. L’espressione può essere tradotta con “Le vite dei neri contano”. Ma la formula ripresa da Kanye West ha completamente un altro senso. È associata all’estrema destra».
«Secondo l’Anti-Defamation League, organizzazione di lotta contro l’antisemitismo e le discriminazioni, si tratta di un’espressione della supremazia bianca che è nata all’inizio del 2015 come risposta razzista al movimento Black Lives Matter», aggiungono. Intanto Kanye West dice che «lo sanno tutti. Black Lives Matter è stata una truffa. Ora è finita. Di nulla».
Ma perché continuare a dare rilevanza a quell'omofobo, misogino e razzista di Kanye West
— sempresialaurata (@sempresialaura) October 5, 2022
Anche basta
Avesse almeno talento, ma manco quello
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty