In Italia si diventa madre sempre più tardi, ma non ci stupisce

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Prosegue inarrestabile il calo delle nascite in Italia“, leggiamo sul Quotidiano Sanità. Sembra che in Italia continuino a calare le nascite e che l’età in cui delle donne scelgono di essere madri diventi sempre più alto. Ma siamo stupiti? D’altronde non abbiamo il salario minimo, non abbiamo certezze, non vediamo un futuro, abbiamo la salute mentale instabile, non troviamo un lavoro decente, veniamo continuamente sfruttati mentre il governo ci ripete che dobbiamo fare figli. Sono 142mila in meno i nati rispetto al 2012, e continueranno a diminuire.

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La ministra della famiglia e delle pari opportunità si lamenta del nome da umano che viene dato ai cani, si lamenta che preferiamo lo spritz, si lamenta e si lamenta, ma insieme al governo che rappresenta, non fa niente per darci uno stimolo a fare dei figli, che non si mantengono con preghiere e amen, ma con un lavoro stabile, con la sicurezza di potersi prendere cura di lui o lei almeno fino ai suoi 18 anni, con la certezza che i prezzi non aumenteranno ancora e ancora e ancora.

Non si tratta di scegliere fra Spritz e figlio, non si tratta di colmare l'affetto per un figlio che non si vuole avere con un animale, ma semplicemente di andare verso qualcosa che possiamo permetterci.

Ma cosa possono saperne persone che vivono letteralmente sulle nostre spalle e che continuano a fare una campagna elettorale dicendo menzogne su menzogne a cui possono credere solo i boomer che quella sicurezza l’hanno avuta, che hanno trovato lavoro con un diploma o con la scuola media, quando noi per diventare insegnanti dobbiamo avere una laurea triennale, una magistrale, un “master” e poi lezioni di prova, tirocinio, concorsi su concorsi che ti portano a essere di ruolo quasi quando devi andare in pensione. E poi ci chiedono: perché non fate figli? Non so, ditecelo voi.

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Le donne scelgono sempre più tardi di diventare madri

L’età media delle mamme italiane che partoriscono il loro primo figlio sta salendo costantemente, superando i 32 anni in media. Questo fenomeno si verifica in un contesto di declino delle nascite, evidente quando si confrontano i 535.428 bambini nati in Italia nel 2012 con i 393.997 nati nel 2022. Nel frattempo, i parti ottenuti attraverso la procreazione medicalmente assistita continuano a crescere, registrando un aumento del 73% in un decennio. Questi dati emergono dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, elaborato dal Ministero della Salute.

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Più specificamente, per le donne italiane, l’età media al primo figlio è aumentata da 31,5 anni nel 2012 a 32,2 anni nel 2022. Questo incremento si osserva anche tra le donne straniere, passando da un’età media di 27,7 anni nel 2012 a 29,2 anni nel 2022. Nel corso del 2022, circa il 20% dei parti è stato registrato con madri di cittadinanza non italiana, e questa percentuale aumenta al 26% nella regione del Centro-Nord. Tra le donne che hanno dato alla luce un bambino nel 2022, il 42,5% ha completato un livello di istruzione medio-alto, il 22,7% ha un livello di istruzione medio-basso e il 34,8% è laureata.

Il 62,2% dei parti avviene in ospedali che gestiscono almeno 1.000 nascite all’anno, strutture ritenute capaci di affrontare eventuali complicazioni in modo efficace. Nel 2022, il 90% dei parti ha avuto luogo in strutture sanitarie pubbliche, il 10,8% in case di cura e solo lo 0,15% in altre strutture di assistenza o a domicilio. La percentuale di nascite premature (prima delle 37 settimane di gestazione) è diminuita dal 2012 al 2022, passando da circa 7 nascite premature ogni 100 nascite a 6. Inoltre, si è registrata una diminuzione dei casi di nati morti, con 994 casi nel 2022, equivalente a un tasso di natimortalità di 2,40 su 1.000 nati.

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Questa tendenza è correlata all’aumento significativo delle visite di controllo durante la gravidanza, con il 91,9% delle gravidanze che prevede più di 4 visite ostetriche e il 76,7% che prevede più di 3 ecografie. Il Rapporto, che si basa sui dati raccolti dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP) del 2022, evidenzia una costante diminuzione della percentuale di parti cesarei, in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa percentuale è scesa dal 36% nel 2012 a circa il 31% nel 2022.

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