Prima dose di vaccino all’estero e seconda in Italia: cosa devi fare?

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Sei stato in Erasmus all’estero, oppure vivi proprio in un paese migliore della meravigliosa Italia che delude ogni giorno di più, quindi hai deciso di fare la prima dose di vaccino nel paese in cui vivi. Poi però torni in Italia e quindi devi fare la seconda dose. Si può fare? Come mi prenoto? Il Green Pass è valido?

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Fonte: Pinterest

Un qualsiasi sito incluso quello del Governo ti risponderebbe: boh! Il nostro amato Governo dei migliori non ha dato la minima informazione su queste situazioni e puoi scoprire qualcosa su Green Pass e vaccinazioni solo chiamando il 1500 perché neanche le ASL ne sanno qualcosa, ma io mi sono trovata in questa situazione proprio oggi e quindi ho deciso di scrivere quest’articolo per evitare che qualcuno perda le corde vocali per invocare tutti i Santi come ho fatto io.

Vi racconto la mia storia prima, vi va? Così vediamo se potete immedesimarvi. Io sono stata in Erasmus in Croazia, a Zadar, quindi sono riuscita a vaccinarmi a fine maggio, quando ancora in Italia per le persone della mia età non era disponibile. Ovviamente prima di farlo ho sentito medici e Asl per comprendere se, una volta vaccinata in Croazia, avrei potuto vaccinarmi per la seconda dose in Italia, e tutte le risposte sono state positive: non ci sono problemi, puoi farlo. Anche in Croazia mi diedero la conferma quindi l’ho fatto tranquillamente. E in effetti fino a quel momento non c’era alcun problema.

Tornata in Italia a giugno, avrei dovuto aspettare i soliti giorni per potermi sottoporre alla seconda dose, ma non era un problema. In Croazia l’avrei dovuta avere il 7 luglio, ma in Italia? Su internet non trovavo alcuna informazione, quindi sono andata prima a una farmacia per capire se sapessero qualcosa in più a me, ma mi hanno gentilmente indirizzata al centro di vaccinazioni della mia bellissima città, Brindisi. Così nel pomeriggio mi sono recata e sono stati molto chiari: deve andare allo sportello creato ad hoc per le persone vaccinate all’estero, si prenota e poi si può vaccinare.

Anche fino a questo punto, tutto okay, tutti sono stati competenti e mi hanno saputo dare le risposte. Così vado allo sportello e mi prenoto per la seconda dose. Per farlo c’è ovviamente bisogno della certificazione che io mi sono effettivamente vaccinata all’estero, quindi il sistema registra che io mi sono vaccinata con la prima dose di Pfizer e mi prenota il 5 luglio per la seconda dose. Ricordate questo punto: il sistema mi ha registrato per la seconda dose, non per la prima. In ogni caso, arriviamo al fatidico giorno della seconda dose.

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Fonte: Pinterest

Prendo il biglietto, un po’ di caos fuori perché c’era assembramento e perché l’efficiente Asl di Brindisi aveva chiamato medici e infermieri la mattina stessa e quindi non erano stati avvisati (dei problemi ai centri di vaccinazione ne abbiamo già parlato qui, comunque), ma tutto è bene quel che finisce bene. In attesa del certificato, mi siedo finché non vengo chiamata. Arrivato il mio turno, mi dicono che, poiché la mia prima dose è all’estero, risulterà solo una, perché «non abbiamo rapporti con la sede in Croazia».

Un po’ allarmata, chiedo: «ma è comunque valido? Devo fare qualcosa per certificarla?» e qui mi viene risposto chiaro e tondo di no, «è valido anche così, è come se lei ne avesse due». Quindi io, a sentire queste parole da una persona che dà per lavoro queste informazioni, sono sicura, tranquilla. Ma, facciamo nomi e cognomi, l’Asl di Brindisi ti delude ogni giorno, ti dà certezze anche quando certezze non ce ne sono. E infatti io domani devo partire e sono con il Green Pass scaduto perché, in realtà, qualcosa da fare c’era.

Green Pass per persone con prima vaccinazione all’estero: cosa fare?

Non è vero che non dovete fare nient’altro, non affidatevi a quelle persone che lo dicono per lavoro ma che è evidente che non sanno cosa fare. Sarebbe bello se il governo dei migliori avesse rilasciato queste splendide dichiarazioni almeno in qualche faq ma è evidente che non pensano a tutti i cittadini. È un peccato, perché se decidi di introdurre una certificazione dell’importanza del Green Pass devi assicurarti che tutti possano avere tutte le informazioni necessarie, incluso chi dà informazioni per lavoro.

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In ogni caso, bando alle polemiche che ormai sapete che io amo (tranne quando mi fanno rischiare di non farmi partire visto che io domani partirò e non ho un Green Pass valido grazie alla mitica Asl di Brindisi), vediamo cosa dovete fare. La prima cosa che vi consiglio se temete che il vostro Green Pass non sia valido, è di scaricare l’applicazione dallo Store e controllare voi stessi se il vostro Green Pass è valido. Provate sia da quello elettronico che da quello cartaceo. Non funziona? Qualcosa non va. Chiamate il 1500, ovvero il numero creato ad hoc per le informazioni sul Covid-19.

Al 1500 vi risponderà una persona realmente competente che vi spiegherà che avreste dovuto chiamare prima per farvi convalidare la dose fatta all’estero, in questo modo sul Green Pass ne risulteranno due com’è giusto che sia. In chiamata vi chiederanno il codice fiscale, una mail e il numero di telefono. Mi ha spiegato che la richiesta ci metterà 4 giorni per arrivare in regione e almeno 7 giorni lavorativi per ottenere il Green Pass aggiornato sulla vostra mail. Insomma, conviene farlo in tempo.

Io domani rischio di perdere i soldi del biglietto che ovviamente Trenitalia non rimborsa (a proposito, così dal nulla hanno tolto le restrizioni nei posti) solo perché mi sono date informazioni sbagliate. Spero per voi che non sia troppo tardi, perché per me lo è visto che nessuno mi aveva informata di questi procedimenti, ma almeno riuscirò a tornare in Croazia a fine mese dove, grazie al cielo, l’organizzazione funziona un po’ meglio che in Italia. Buona fortuna a tutti! Perché in questo caso si tratta solo di fortuna. Fortuna che tu te ne accorga finché sei ancora in tempo.

Aggiornamento

Eccomi qui tornata, dopo sette giorni lavorativi. Inutile dirvi che non ho ricevuto nulla, ma nel dubbio ho chiamato di nuovo il 1500 visto che mi era stato detto che dopo 4 giorni avrei ricevuto una mail dalla mia regione. Ebbene, la simpatica signora al telefono, mi ha spiegato che in realtà loro non si occupano di questa cosa. Non mi ha però saputo rispondere quando le ho chiesto a chi avessi dato allora i miei dati personali, visto che ho parlato con il 1500. Insomma, signori, bisogna andare all’Asl di residenza e chiedere che il vaccino venga protocollato, è anche inutile chiamare il servizio Covid perché tanto uno vi dice una cosa e uno un’altra.

In ogni caso, poiché a fine mese devo iniziare il mio Erasmus e possedendo entrambe le dosi di vaccino non dovrei tamponarmi, ho chiesto quanto ci mettono. Ha avuto il coraggio di dirmi che “ci mettono tanto“. Il problema qui è nel fatto che, in primis, il governo dei migliori ha convalidato un documento dell’importanza del Green Pass non tenendo in considerazione l’incompetenza delle istituzioni italiane. In secondo luogo che le stesse istituzioni siano consapevoli che sono lente e quindi i cittadini devono aspettare i loro tempi e intanto bloccare la loro vita.

Terzo punto che nessuno mi abbia saputo dire come muovermi nel modo corretto fino a oggi. Avevo chiesto a un tavolo di vaccinazioni, che mi disse che bisognava solo andare allo sportello creato ad hoc per prenotarmi. Ho chiesto a quello stesso sportello e non mi dissero che per ottenere il Green Pass serviva andare all’Asl. Ho chiesto persino alla signora che mi ha dato il certificato di vaccinazione, assicurandomi che non c’era differenza con il Green Pass, che avrebbe funzionato comunque. E infine ho chiesto alla signora del 1500, che sul Green Pass dovrebbe essere informata.

Ancora una volta l’Italia si dimostra incompetente, e anche cosciente di esserlo, senza fare nulla per migliorare. E a patire le conseguenze, ancora una volta, sono i cittadini.

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