La famiglia di Giuliano De Seta, 18enne morto durante uno stage, non avrà risarcimento

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Giuliano De Seta è morto lo scorso 16 settembre durante uno stage. Si trovava in una fabbrica di Noventa di Piave, in provincia di Venezia, ed è stato schiacciato da una pesante lastra di ferro scivolata da un cavalletto. Nonostante i soccorsi da parte di alcuni operai e poi dai medici del Suem, il 18enne che frequentava la quinta all’istituto tecnico “Da Vinci” di Portogruaro e che quindi era uno studente in alternanza scuola-lavoro, è uno delle tante vittime sul lavoro. Solo che la sua famiglia non riceverà neanche alcun risarcimento da parte dell’Inail in quanto non era un “capofamiglia”.

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Più volte abbiamo parlato della sicurezza sul lavoro, in particolare quando i morti sono stati degli adolescenti che stavano facendo alternanza scuola-lavoro, quell'”«esperienza formativa che unisce sapere e saper fare, orienta le aspirazioni dei giovani e apre la didattica al mondo esterno». Viene strano chiamare gli adolescenti morti in alternanza delle “vittime sul lavoro“, perché nessuno di loro era pagato. Era uno “stage”, un “tirocinio”, un'”esperienza” che li avrebbe dovuti orientare verso il futuro. Ma a cosa serve la didattica sul mondo esterno se poi devi morire mentre ti saresti solo dovuto trovare insieme ai tuoi compagni di scuola?

Dopo i tre casi di omicidi sul lavoro del 2022 (Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta), migliaia di studenti sono scesi in più di 40 piazze d’Italia, cercando di far comprendere al governo, che ovviamente non ascolta minimamente le uniche vittime delle loro decisioni, che l’alternanza scuola-lavoro va abolita, e va fatto subito, perché non può esistere che due studenti muoiano né che uno si ustioni gravemente mentre sarebbero dovuti essere a scuola. Questo problema è strettamente legato alla sicurezza sul lavoro, chiaramente, che fa fin troppe vittime ogni giorno. Mettere in sicurezza i luoghi lavorativi e lasciate gli studenti a scuola, a studiare.

«Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci sono vittime di un’Italia in cui muoiono tre lavoratori ogni giorno, e in cui si è deciso di mandare gli studenti a lavorare gratis nelle stesse condizioni. Strappiamo e diamo fuoco ai simboli di Confindustria perché sappiamo chi ha voluto una scuola modellata sugli interessi dei padroni», dissero gli studenti in piazza a Torino che, davanti all’Unione Industriale, hanno bruciato il foglio con il simbolo di Confindustria, lanciando anche delle uova contro lo stemma.

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«Il Pd è il primo responsabile delle morti di Lorenzo e GiuseppeL’alternanza scuola-lavoro utilizza giovani studentesse e studenti come forza lavoro gratuita, a discapito di qualsiasi norma di sicurezza. Questa non è la nostra idea di scuola. In particolare in un momento di emergenza come questo, la scuola deve essere strumento di crescita sociale e culturale, e non occasione di sfruttamento. In un Paese dove nel 2021 ci sono stati 1400 morti sul lavoro, lo Stato dovrebbe investire in sicurezza e non nella creazione di ulteriore precarietà.

Non ci bastano le finte lacrime e l’indignazione da parte dei responsabili, vogliamo l’immediata abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e investimenti concreti sull’istruzione e l’edilizia scolastica».

Gli studenti e attivisti a Napoli

La famiglia di Giuliano De Seta non avrà giustizia

«Lo diciamo da anni che il rapporto tra istruzione e lavoro deve essere rivisto. Non tutti i luoghi di lavoro sono formativi e purtroppo sicuri. Bisogna fermare questa strage, subito», disse Francesco Sinopoli, segretario generale di Cgil scuola quando il 16 settembre 2022 Giuliano De Seta è stato ucciso durante lo stage. Quando è morto, sembra che si trovasse da solo nelle vicinanze di un macchinario quando una lastra d’acciaio gli è caduta addosso. Un ragazzino senza alcuna esperienza, da solo davanti a un attrezzo pericoloso. E dopo tre morti nel 2022, ancora non è stata abolita l’alternanza scuola-lavoro.

E adesso, a distanza di mesi, c’è chi continua a ballare sulla tomba di Giuliano De Seta. I genitori del 18enne non riceveranno alcun risarcimento da parte dell’Inail per la morte del figlio, in quanto la norma per l’indennizzo prevede che venga elargita una somma di denaro solo nel caso in cui la vittima sia inquadrata come operaio della ditta, e quindi non come stagista (a meno che non sia un capofamiglia). Tuttavia, come può essere capofamiglia un ragazzo in alternanza scuola-lavoro? Oltre allo sfruttamento, oltre a una scarsa sicurezza sul lavoro, anche la beffa di non pagare le famiglie dopo la morte.

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I genitori di Giuliano De Seta

Luca Sprezzola, l’avvocato della famiglia De Seta afferma all’Ansa che comunque «la circostanza che l’Inail non potrà procedere con l’indennizzo non significa che il risarcimento non ci sarà: sono già state attivate le pratiche da parte dell’assicurazione dell’azienda e da quella della scuola. Tuttavia, come si può ben immaginare, questo è l’ultimo dei pensieri della famiglia, impegnata soltanto a invocare giustizia e chiarezza su quanto avvenuto». A l’Espresso aveva anche denunciato come l’azienda potrebbe essere accusata di inadempienze, visto che «i ragazzi durante gli stage non dovrebbero lavorare ma osservare, imparare, affiancare il tutor».

Adesso non resta che attendere l’udienza prevista per il prossimo 10 marzo. L’indagine è condotta dalla Procura di Venezia, che si avvale degli ispettori dello Spisal dell’Usl 4 e dei carabinieri della compagnia di San Donà. A essere indagati sono la dirigente scolastica dell’Itis da Vinci di Portogruaro che ha firmato il progetto, il titolare dell’azienda in cui Giuliano De Seta svolgeva lo stage, il responsabile della sicurezza e il tutor. Nel 2022, 1484 persone sono morte sul lavoro. Ancora di più sono stati gli incidenti.

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