Qualche giorno fa, in occasione della diretta di Fedez che ha fatto triggerare le destre in Senato tanto da dover nominare l’influencer in quasi ogni intervento e a cui hanno partecipato anche Alessandro Zan, Giuseppe Civati e Marco Cappato, che è stato descritto dal rapper come «un cittadino con un “culo così” che sta raccogliendo fino al 30 settembre mezzo milione di firme per il referendum sull’eutanasia», per cui, noi che non ne sapevamo nulla, ci siamo voluti informare per saperne qualcosa in più.
In primis, partiamo con il termine eutanasia, spiegando cosa significa (conoscenza non da sottovalutare considerando che quando sono andata a firmare in comune è stata chiamata eusatania, più volte). Eutanasia significa, letteralmente, buona morte, poiché composto dalle parole greche εὔ-, che significa bene, e θάνατος, che invece significa morte. Quindi, significherebbe procurare intenzionalmente la morte a un individuo. Quindi è come il suicidio o l’omicidio?, vi starete chiedendo. No, non è proprio così.
Non tutte le persone possono accedere all’eutanasia quando vogliono. Se tu sei una persona sanissima, ma magari soffri di depressione e vuoi mettere fine alla tua vita, non è una buona scusante per poter accedere a questa pratica. Se invece hai una malattia grave o addirittura mortale, hai la possibilità di poter scegliere di metter fine alle tue sofferenze. In Italia questo non è ancora legale, al contrario di altri paesi come Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Canada e molti Stati degli Stati Uniti (e non solo).
In Italia, sebbene l’eutanasia non sia legale, ci sono comunque stati dei casi, tra cui alcuni anche molto celebri. Tra questi troviamo quelli di Elena Moroni, donna in coma irreversibile a seguito di un edema cerebrale a cui il marito staccò il respiratore, oppure di Eluana Englaro, che è stata in stato vegetativo persistente dal 1992 al 2009, per più di dieci anni. Ancora c’è quello di Giovanni Nuvoli, malato di sclerosi laterale amiotrofica e completamente paralizzato, che più volte aveva chiesto che gli fosse staccato il respiratore. Non gli fu concesso e così morì a causa di uno sciopero della fame e della sete.
Prima di parlare del referendum eutanasia proposto da Marco Cappato e da tantissimi altri attivisti, vediamo com’è la legge in Italia oggi. L’eutanasia attiva è paragonata all’omicidio volontario (art. 575 c.p.), tuttavia se, come nell’art. 579, si verificasse l’omicidio del consenziente, la reclusione sarebbe da 6 a 15 anni. La Cass. Civile Sez. I n. 21748/07 stabilisce invece che un giudice ha la facoltà di autorizzare la disattivazione dei presidi sanitari di un paziente in stato vegetativo «di cui sia accertata l’irreversibilità secondo standard internazionali, e che [..] questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento».
Spendiamo anche due parole su Marco Cappato, che voi sicuramente ricorderete per la storia di Dj Fabo, nome d’arte di Fabiano Antoniani, un uomo rimasto tetraplegico e non vedente in seguito a un incidente stradale e che chiedeva l’eutanasia ma che, in Italia, non riusciva a ottenere. Dopo una lunga lotta, Marco Cappato compie un gesto di disobbedienza civile e lo accompagna in Svizzera, dove si pratica il suicidio assistito e dove l’uomo trova la pace. Tornato in Italia l’attivista di autodenuncia ma nel 2019 viene dichiarato non punibile sia per il caso di Dj Fabo che per quello di Piergiorgio Welby.
Referendum Eutanasia Legale: tutto quello che c’è da sapere
Vi comunichiamo già che qualche giorno fa Marco Cappato ha definito «impressionante vedere come il dibattito politico ufficiale sia totalmente disinteressato rispetto alla questione eutanasia e alla raccolta firme in corso, mentre è in atto una mobilitazione in tutte le provincie italiane con code per firmare che si formano appena apriamo un banchetto», denunciando anche come nessun partito nazionale abbia aderito.
Tra l’altro ha trovato anche «ostruzionismo in molti comuni che rifiutano i moduli e non collaborano con la raccolta firme negando strade e piazze, rinvio estenuante da parte del Governo sul tema della sottoscrizione telematica via Spid e firma digitale, assenza di informazione agli avvocati e a Consiglieri e dipendenti comunali sulla loro possibilità di autenticare le firme, assenza di qualsiasi tipo di comunicazione istituzionale da parte del servizio pubblico radiotelevisivo e totale eliminazione del tema dai principali salotti televisivi».
Nonostante ciò, però, ci sono più di 12mila volontari che «stanno realizzando un piccolo miracolo laico che vedrà ora il passaggio più difficile nel mese di agosto, con la chiusura degli studi degli avvocati e le vacanze di tanti. Dalla settimana prossima partirà anche la campagna per la sottoscrizione negli uffici comunali dove abbiamo inviato a nostre spese i moduli, in assenza della predisposizione di un sistema telematico pur previsto per legge». Aggiungiamo che potete trovare tutte le informazioni complete in questo sito.
Eutanasia Legale: cosa chiede
Quello che il referendum Eutanasia Legale si pone come obiettivo è di abrogare l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole «la reclusione da sei a quindici anni.»; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole «Si applicano», più precisamente:
Il Referendum Eutanasia Legale vuole, in altre parole, abrogare la norma parzialmente, in modo da rendere legale in Italia la pratica ovviamente con consenso informato e con testamento biologico, sempre se fossero presenti i requisiti introdotti dalla Sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”. Rimarrà quindi punita «se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni».
Dove firmare?
Adesso vi siete informati (magari potete approfondire ancora di più sul sito linkato sopra) e volete firmare. Ma come? Se vi collegate a questo link trovate una mappa in cui, muovendovi con due dita o con il mouse, trovate i tavoli, gli studi di avvocati e notai o gli uffici comunali dove potete firmare. La mappa viene aggiornata quotidianamente per cui, se non doveste trovare subito il tavolo o l’ufficio nel vostro comune, non demoralizzatevi. Potreste proporlo voi oppure semplicemente aspettare che qualcuno lo attivi.
Sotto la mappa trovate anche tutto l’elenco dove potete cercare voi stessi la città dove vivete o una vicina che potete tranquillamente raggiungere. Ovviamente sia cliccando sulla mappa che nell’elenco, trovate anche la via, gli orari apertura e in alcuni casi anche il recapito telefonico, per cui non avete davvero scuse per non firmare. Noi di Cup of Green Tea abbiamo firmato con molto piacere, e invitiamo chiunque tenga a questa causa a perdere qualche minuto della propria vita per firmare e aiutare il prossimo.
AGGIORNAMENTO: da oggi potrete firmare anche online, basterà collegarvi a questo link. Occhio, però, se avete già firmato a un tavolo o al Comune, e decidete di firmare anche online perché pensate di dare un voto in più, in realtà ne darete uno in meno, poiché entrambi i voti verrebbero annullati. Trovate maggiori dettagli sul sito linkato all’inizio del paragrafo. Fate la cosa giusta!
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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