Eutanasia ritenuta “inammissibile”: ed è così che muore la democrazia

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Il referendum sull’eutanasia non diventerà realtà, non per il momento. Non importa se siano state raggiunte 1.239.423 firme, la Corte Costituzionale ha stabilito, dopo una camera di consiglio durata più di 3 ore, che il quesito che prevedeva  l’«Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)» sia inammissibile. Ed è così che muore la democrazia, con più di un milione di firme in mano di politici che pensano solo ai propri tornaconti, che pretendono di decidere sulla vita, nel senso letterale, di altre persone, anche dopo aver ascoltato la straziante storia di tanti testimoni.

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Fonte: FanPage

Facciamo un passo indietro. Partiamo con il termine eutanasia, spiegando cosa significa. Eutanasia deriva dal greco e, letteralmente, significa buona morte, poiché composto dalle parole greche εὔ-, che significa bene, e θάνατος, che invece significa morte. Quindi, significherebbe procurare intenzionalmente la morte a un individuo. Quindi è come il suicidio o l’omicidio?, vi starete forse chiedendo. No, non è proprio così.

Non tutte le persone possono accedere all’eutanasia quando vogliono. Se tu sei una persona sanissima, ma magari soffri di depressione e vuoi mettere fine alla tua vita, non è una buona scusante per poter accedere a questa pratica. Se invece hai una malattia grave o addirittura mortale, hai la possibilità di poter scegliere di metter fine alle tue sofferenze. In Italia questo non è ancora legale, al contrario di altri paesi come Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Canada e molti Stati degli Stati Uniti (e non solo).

In Italia, sebbene l’eutanasia non sia legale, ci sono comunque stati dei casi, tra cui alcuni anche molto celebri. Tra questi troviamo quelli di Elena Moroni, donna in coma irreversibile a seguito di un edema cerebrale a cui il marito staccò il respiratore, oppure di Eluana Englaro, che è stata in stato vegetativo persistente dal 1992 al 2009, per più di dieci anni. Ancora c’è quello di Giovanni Nuvoli, malato di sclerosi laterale amiotrofica e completamente paralizzato, che più volte aveva chiesto che gli fosse staccato il respiratore. Non gli fu concesso e così morì a causa di uno sciopero della fame e della sete.

Se volete saperne di più, potrebbe interessarvi: Referendum Eutanasia Legale: in cosa consiste e dove firmare

L’eutanasia non sarà legale in Italia

Ieri, sul sito ufficiale dell’Eutanasia Legale, Marco Cappato aveva condiviso una nota ringraziando i «circa 2 milioni di persone oggi siamo qui a difendere le ragioni della libertà, in una giornata importante per la democrazia italiana. Un’occasione e speranza per ricollegare le istituzioni alle urgenze. Grazie soprattutto a chi non ha vissuto come un fatto privato una propria condizione di insofferenza e ingiustizia e ha lottato con coraggio e pubblicamente per tutti noi». Insieme al referendum sull’Eutanasia, si è votato anche per quello sulla cannabis e, di questo, ne parla un altro referente, Marco Perduca.

Marco Perduca è il Presidente del Comitato Cannabis Legale e fa parte dell’Associazione Luca Coscioni. Ha aggiunto alle parole di Cappato che «dopo 11 anni la Corte Costituzionale ha l’opportunità di mandare al voto l’Italia su temi fondamentali, per l’autodeterminazione e per scelte personali che non recano danni altrui. Una vittoria del sì al referendum toglierebbe dal circuito penale chi coltiva e usa cannabis. Speriamo che i giudici rispettino la Costituzione, che sul tema mette pochi paletti, noi l’abbiamo fatto nel nostro quesito. E speriamo che in Primavera si possa tornare a mobilitare le piazze come l’Italia si aspetta e come abbiamo fatto noi nel 2021».

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Tuttavia, le loro e le nostre sono state solo speranze, perché in una nota abbiamo letto che «la Corte costituzionale si è riunita oggi in Camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato “Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)», ritenendo inammissibile il quesito referendario perché «seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».

È quindi un grande no per la legalizzazione dell’eutanasia, ma gli attivisti non si fermano. L’Associazione Luca Coscioni «non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, “dal corpo delle persone al cuore della politica”. Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico».

«Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia. Sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e dj Fabo. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

Marco Cappato

«La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa», ha scritto il segretario del PD, Enrico Letta, su Twitter. Giuseppe Conte, leader del M5S, invece, si sente confortato che «con il testo Perantoni, noi abbiamo un progetto normativo ben articolato. Ora quindi dobbiamo correre più decisi, sollecitare le altre forze politiche per portare avanti il nostro progetto».

Salvini invece si dice «dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia», mentre Meloni ritiene «sacrosanta la decisione della Corte costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum proposto dai radicali sull’omicidio del consenziente, anche se sano. Un quesito inaccettabile ed estremo che avrebbe scardinato il nostro ordinamento giuridico, da sempre orientato alla difesa della vita umana e alla tutela dei più fragili e deboli. Una sentenza di buon senso. C’è ancora spazio nel nostro ordinamento per difendere il valore della vita, come Fratelli d’Italia intende fare con il suo impegno».

A TG2 Post la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini dichiara che questo «è un tema delicato che interroga la coscienza e la fede di ciascuno di noi. Sono cattolica, ma credo che si debbano rispettare le sofferenze di tante persone. Spero che su queste tematiche ci sia libertà di coscienza», mentre festeggia Binetti, senatrice dell’Udc: «La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sull’omicidio del consenziente. Esprimo estrema soddisfazione. È passata la nostra linea: sulla vita non si vota. Mi auguro adesso che la Camera agisca coerentemente con le decisioni prese dalla Corte».

Ovviamente festeggia anche Pro vita & famiglia: «La Corte Costituzionale ha respinto con forza il ‘populismo bioetico’ dei Radicali, che hanno tentato di portare l’eutanasia in Italia con un referendum sull’omicidio del consenziente che avrebbe permesso a chiunque di uccidere amici e parenti al loro minimo gesto di consenso. Siamo grati alla Corte per il coraggio con cui non si è fatta intimidire da pressioni politiche e mediatiche di ogni genere», così come Jacobo Coghe, presidente del Comitato “No all’Eutanasia Legale”:

«È stata sventata una deriva mortifera, ma incombono ancora spinte eutanasiche che ora il Parlamento è chiamato a scongiurare. La Corte ha indicato un livello minimo di tutela della vita umana fragile inviolabile e noi riteniamo che il progetto sul suicidio assistito violi quel livello minimo, andando oltre quanto la stessa Consulta ha deciso nel caso ‘Cappato’. Dalla Camera ci aspettiamo una risposta importante che investa sulle cure palliative e aiuti i sofferenti a vivere con dignità, e non a farsi ammazzare».

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Fonte: La Repubblica

Infine, Adinolfi, del Popolo della Famiglia: «La Consulta ha respinto il referendum sull’eutanasia, il Popolo della Famiglia ha spiegato per mesi che era un quesito irricevibile, tra le inutili irrisioni di chi non conosce il diritto. Avevamo spiegato a Marco Cappato che aveva raccolto le firme su un referendum imbroglio, sapeva benissimo che sarebbe stato respinto, ha cercato di costruire indebite pressioni sul sistema politico. Siamo lieti di aver viste riconosciute le nostre ragioni, la vita nell’ordinamento italiano è bene indisponibile. Grande vittoria dell’Italia prolife, è un 15 febbraio da ricordare».

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