Pietro Orlandi convocato in Vaticano per dei documenti inediti: è la prima volta in quarant’anni

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Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, incontrerà il Promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi «subito dopo Pasqua», e l’avvocata Laura Sgrò ha sottolineato anche che «è la prima volta che veniamo convocati». Pietro porterà con sé anche alcuni documenti, partendo da dei fogli di una chat risalente ai primi anni del pontificato di Papa Francesco in cui è citato il caso di rapimento della sorella. Tra gli interlocutori di questa conversazione ci sarebbe anche il cardinale Santos Abril y Castell, arciprete emerito della basilica papale di Santa Maria Maggiore.

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Quando Emanuela Orlandi è scomparsa aveva 15 anni, era figlia di un funzionario del Vaticano, commesso alla Prefettura della casa pontificia. Viveva nel Vaticano. Aveva telefonato a casa da una cabina telefonica dicendo che avrebbe tardato a rientrare perché non arrivava l’autobus e raccontando di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva offerto di lavorare per distribuire volantini della linea di cosmetici Avon. Tuttavia, la ditta negherà di avere programmi di distribuzione di volantini. Emanuela, poi, quel bus non l’avrebbe mai preso, e da quel momento non avremmo più avuto sue notizie.

Ancora oggi il nome di Emanuela è un po’ un tabù nel Vaticano, il primo Papa a pronunciare il suo nome è Francesco, che disse ai familiari che la ragazza è in cielo: «Dopo gli anni di silenzio di Ratzinger, soltanto sentire il nome di Emanuela pronunciato da un Papa è stata una cosa forte. Pensammo subito che Francesco sarebbe stato disponibile al dialogo. Invece abbiamo poi trovato un muro più alto di prima», ha detto Pietro Orlandi, che, tuttavia, ha scritto più volte a Papa Francesco, ricevendo una risposta con «frasi di circostanza».

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Sul caso di Emanuela Orlandi ci sono state diverse ipotesi, dall’allontanamento volontario da casa all’attentato a Giovanni Paolo II, dallo scandalo IOR e il caso Calvi alla Banda della Magliana, finendo con la pedofilia. Tuttavia, non sappiamo quale di queste teorie sia quella che cela la verità. Il caso è stato anche collegato alla scomparsa di Mirella Gregori, una quindicenne scomparsa il 7 maggio dello stesso anno a Roma. Nessuna delle due è stata mai ritrovata.

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Il fratello di Emanuela Orlandi incontrerà il Vaticano

«Porteremo anche la documentazione in cui si parla della permanenza di Emanuela in Inghilterra, è una documentazione che va analizzata, anche per capire se è attendibile», ha detto l’avvocato Laura Sgrò, che è dalla parte della famiglia Orlandi. Insieme a Pietro poi chiederanno che vengano ascoltati dei testimoni dell’epoca tra cui anche il cardinale Giovanni Battista Re, il card. Leonardo Sandri, il card. Stanislaw Dziwisz, che è stato il segretario storico di Giovanni Paolo II, mons. Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI e l’ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani.

Orlandi ha spiegato a “Di Martedì” su La7:  «Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell’abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l’oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant’anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità… Certo, se nel ’93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali».

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Aggiunge anche di averne parlato con un vescovo che, ascoltando il suo pensiero, avrebbe risposto: «beh, probabilmente…». Filiberto Zaratti, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra che è anche colui che ha chiesto la commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ha commentato la convocazione: «Potremmo essere di fronte ad una svolta, questo fa pensare la convocazione di Pietro Orlandi da parte del promotore di giustizia del Vaticano. Questo segnale incoraggia il lavoro che dovrà svolgere il parlamento».

Di recente si è parlato del caso di Emanuela Orlandi in seguito all’audiocassetta originale che fu inviata all’Ansa in cui si sentiva la voce di una ragazza probabilmente durante una violenza sessuale, che tuttavia subito non fu riconosciuta in Emanuela Orlandi. Il fratello, però, è convinto che fosse lei. Quell’audiocassetta, apparentemente, non sarebbe finzione e non sarebbe un filmato pornografico come si disse ai tempi, e quindi Pietro si domanda il motivo per cui al padre è stato detto di star tranquillo e che la figlia non c’entrava nulla con quell’audio. Avremo mai la verità su cosa è successo alla povera Emanuela Orlandi?

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