Emanuela Orlandi: il giallo della cassetta con l’audio tagliato

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Ci sono troppe cose che non tornano nel caso del rapimento di Emanuela Orlandi, rapita a 15 anni quasi 40 anni fa. Nelle ultime ore si parla dei nastri audio in cui si sentirebbe da una parte la dichiarazione famosa in cui si chiede di liberare l’attentatore del Papa in cambio della ragazza e dall’altra delle voci di sofferenza di quella che potrebbe essere Emanuela Orlandi… Ma sembra che siano stati fatti dei tagli, e ora si chiedono gli originali che secondo il fratello Pietro sarebbero in possesso della Questura di Roma. Intanto fra una settimana si discuterà se aprire o no una commissione d’inchiesta… Frenata però dal governo.

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Emanuela Orlandi

Quando Emanuela Orlandi è scomparsa aveva 15 anni, era figlia di un funzionario del Vaticano, commesso alla Prefettura della casa pontificia. Viveva nel Vaticano. Aveva telefonato a casa da una cabina telefonica dicendo che avrebbe tardato a rientrare perché non arrivava l’autobus e raccontando di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva offerto di lavorare per distribuire volantini della linea di cosmetici Avon. Tuttavia, la ditta negherà di avere programmi di distribuzione di volantini. Emanuela Orlandi, poi, quel bus non l’avrebbe mai preso, e da quel momento non avremmo più avuto sue notizie.

Ancora oggi il nome di Emanuela Orlandi è un po’ un tabù nel Vaticano, il primo Papa a pronunciare il suo nome è Francesco, che disse ai familiari che la ragazza è in cielo: «Dopo gli anni di silenzio di Ratzinger, soltanto sentire il nome di Emanuela pronunciato da un Papa è stata una cosa forte. Pensammo subito che Francesco sarebbe stato disponibile al dialogo. Invece abbiamo poi trovato un muro più alto di prima», ha detto Pietro Orlandi, che, tuttavia, ha scritto più volte a Papa Francesco, ricevendo una risposta con «frasi di circostanza».

Sul caso di Emanuela Orlandi ci sono state diverse ipotesi, dall’allontanamento volontario da casa all’attentato a Giovanni Paolo II, dallo scandalo IOR e il caso Calvi alla Banda della Magliana, finendo con la pedofilia. Tuttavia, non sappiamo quale di queste teorie sia quella che cela la verità. Il caso è stato anche collegato alla scomparsa di Mirella Gregori, una quindicenne scomparsa il 7 maggio dello stesso anno a Roma. Nessuna delle due è stata mai ritrovata.

Le ultime novità sul caso di Emanuela Orlandi

«È a dir poco inconsueto che il governo freni l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta. Possiamo accettare un rinvio di qualche giorno, ma non di più. Il provvedimento è stato calendarizzato per l’Aula a marzo con una decisione presa in Capigruppo all’unanimità», ha detto Filiberto Zaratti sulla commissione per Emanuela, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in commissione. Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera, aggiunge: «Questa scelta incomprensibile danneggia le famiglie e tutti i cittadini che chiedono di fare luce su questa torbida vicenda. Adesso sentirò il governo per capire se l’impreparazione con cui sono arrivati in commissione derivi da una loro incapacità di leggere di cosa si discute in commissione e quindi prepararsi prima, o da un fattore politico».

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Emanuela Orlandi

Laura Sgrò, avvocato degli Orlandi per il caso di Emanuela Orlandi, commenta: «Francamente, dopo quarant’anni, non so che cosa si debba approfondire, bisognerebbe cercare la verità e velocizzare il più possibile. Noi ci auguriamo che questi approfondimenti si risolvano velocemente, la famiglia aspetta risposte da quaranta anni, l’approfondimento andrebbe fatto piuttosto nel senso della verità». Il presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera Nazario Pagano cerca comunque di evitare i drammi, dicendo che la votazione è stata posticipata «per una semplice questione tecnica: mancavano i pareri del ministero della Giustizia sugli emendamenti presentati».

A ciò si aggiunge anche la questione della famosa registrazione dove nel Lato A ci sono voci maschili che con accento straniero leggono in italiano un proclama ufficiale in cui chiedono la liberazione dell’attentatore del Papa Alì Agca in cambio della Orlandi, mentre nel Lato B si sente la voce di una ragazza che sta subendo delle violenze, “sottoposta a stimolazioni dolorose di intensità variabile e progressivamente crescente” (parole di un rapporto del Sismi). Quello che non andrebbe è un’anomalia spiegata dal perito fonico forense Marco Perino che, incaricato dalla famiglia Orlandi, ha analizzato la copia digitalizzata di quel nastro insieme al suo collega Paolo Dal Checco.

A FqMagazine ha spiegato: «Ci sono cose che non tornano. Dallo spettrogramma si vedono dei presunti tagli che potrebbero esser stati fatti sul nastro originale. Un’altra anomalia è che in una delle due versioni del riversamento lato B, quella più breve, vi sono delle voci maschili, tra cui una che pronuncia la nota frase “vogliamo andare a”, precedentemente trascritta a nostro avviso erroneamente in “Vogliamo Travel”. L’altra versione è più lunga, ma nonostante questo non contiene nessuna voce maschile».

Continua poi: «Altra evidente anomalia è che i presunti tagli visibili all’inizio del riversamento del lato B, non sono visibili alla fine del riversamento del lato A e anche questo “meccanicamente”, parlando di nastri analogici è quantomeno strano. Una delle ipotesi è che ciò che ci è pervenuto sia una registrazione di una registrazione probabilmente tagliata ad hoc. C’è anche il rumore di un proiettore in sottofondo. Purtroppo non ho ancora ben chiara quale sia stata la catena di custodia, io ho solo il riversamento in digitale e non è un punto di partenza appropriato».

Infine, conclude: «Di solito si lavora avendo a disposizione gli originali, creando una copia degli stessi per permettere la ripetibilità delle operazioni a eventuali controparti. Non si parte da file riversati non si sa come e quando, e successivamente anche compressi in mp3 riducendo ulteriormente la qualità». Pietro Orlandi sottolinea che lui non ha mai sentito la copia originale, bensì l’ha fatto suo padre, ma l’originale «dovrebbe essere proprio in Vaticano. L’altra, quella spedita all’Ansa, sono abbastanza certo si trovi negli archivi della Questura di Roma».

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Emanuela Orlandi

Contattato sempre da FqMagazine, l’ex agente Digos Pasquale Viglione che quel 17 luglio dell’83 ritirò la cassetta in via della Dataria fa sapere che quel giorno era «incaricato dalla Squadra Mobile del sequestro del nastro. Ero in servizio come sottoufficiale, non ricordo chi mi accompagnò, sono trascorsi 40 anni. Ascoltai quel nastro e poi lo consegnai in Procura, era un atto formale. Quando poi riascoltai una copia, nel 2007, mi sembrò una versione ridotta ma la mia è solo un’ipotesi».

Gli inquirenti ai tempi fecero sapere alla famiglia che non si trattava della voce di Emanuela Orlandi, ma «che si trattava di spezzoni di un film porno messi insieme da un mitomane. Mio padre si tranquillizzò, la escludemmo subito». Tuttavia, «quando fu chiusa l’inchiesta raccolsi tutti i documenti su Emanuela. Mi era rimasto dubbio su quella frase che disse mio padre. Ho cercato in procura e ho trovato soltanto una parte di quella registrazione, riversata su cd. Quando l’ho ascoltata, nel 2016 ho avuto anche io la sensazione si trattasse della voce di mia sorella, quando dice quella frase. In realtà, ne sono abbastanza certo».

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