Non possiamo neanche chiamarle novità, ma si parla di nuovo di Emanuela Orlandi in quanto Giuseppe Scarpa, giornalista de La Repubblica, ha pubblicato in un articolo un verbale risalente all’ottobre del 2008, durante un’inchiesta della procura di Roma che stava dando i suoi frutti ma che, purtroppo, è stata archiviata molto frettolosamente, come ritengono i parenti della giovanissima ragazza scomparsa a 15 anni nel lontano 1983. Per il fratello, comunque, è «positivo» che se ne parli.
Sul caso di Emanuela Orlandi ci sono state diverse ipotesi, dall’allontanamento volontario da casa all’attentato a Giovanni Paolo II, dallo scandalo IOR e il caso Calvi alla Banda della Magliana, finendo con la pedofilia. Tuttavia, non sappiamo quale di queste teorie sia quella che cela la verità. Il caso è stato anche collegato alla scomparsa di Mirella Gregori, una quindicenne scomparsa il 7 maggio dello stesso anno a Roma. Nessuna delle due è stata mai ritrovata.
Tra l’altro ne abbiamo parlato nuovamente di recente, dopo quasi 40 anni dal rapimento di Emanuela Orlandi, in quanto c’è stata una rivelazione da parte dell’ex procuratore di Roma Giancarlo Capaldo, all’epoca titolare dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela mentre era ospite al programma “Atlantide” di La7. Capaldo, in quest’occasione, ha affermato di conoscere delle informazioni molto importanti sulla “trattativa segreta” portata avanti dal Vaticano.
Cos’è questa trattativa? Siamo tra il 2011 e il 2012, sotto il papato di Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, quando la Chiesa viene colpita dallo scandalo di Enrico “Renatino” De Pedis, boss dell Banda della Magliana ucciso nel 1990 in via del Pellegrino, a pochi passi da Campo de’ Fiori, nella basilica di Sant’Apolinnare. A riaccendere le luci, però, fu in particolare una telefonata anonima al programma “Chi l’ha visto?”, in cui si proponeva di riaprire la tomba dell’uomo per controllare chi fosse sepolto nella cappella e a indagare sul “favore” che De Pedis aveva fatto per meritarsi di essere seppellito lì.
Trovate più info qui: Emanuela Orlandi: si torna a parlare della 15enne scomparsa nel 1983
Il verbale sul rapimento di Emanuela Orlandi
Il verbale è risalente all’ottobre del 2008 e a parlare è Salvatore Sarnataro, classe 1940 e padre del sequestratore, Marco Sarnataro, che è morto nel 2007 a solo 46 anni. Sembra che facesse parte del commando che, per conto della Banda della Magliana, avrebbe prelevato Emanuela Orlandi il 22 giugno 1983. Il nome del figlio è entrato in gioco quando due amici della quindicenne lo hanno riconosciuto come uomo che li seguiva da diverso tempo in modo ossessivo, per poi smetterla quando Emanuela è stata rapita.
Angelo R. e Paola G., i due amici di Emanuela Orlandi che hanno raccontato di come Sarnataro abbia pedinato la ragazza, e poi non hanno avuto dubbi quando gli sono state mostrate 18 foto di pregiudicati: l’uomo che li seguiva fino a prima che la 15enne fosse rapita, era sicuramente Sarnataro. Racconta anche un avvenimento: «Il 19 o 20 giugno 1983″ la comitiva di amici “percorre via dei Corridori” il gruppo viene affiancato da un’auto, a bordo ci sono due giovani quello al lato del conducente si sporge dal finestrino tocca il braccio di Emanuela e dice a chi guida: “eccola». E poi, dopo la morte dell’uomo, arriva la conferma del padre:
Dopo aver lungamente riflettuto ho deciso di riferire alle signorie vostre, quanto appreso da mio figlio Marco alcuni anni fa in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi. Poco tempo dopo il sequestro, ricordo che eravamo Regina Coeli, sia io che mio figlio (accusati per spaccio e detenzione di armi, ndr). Quest’ultimo durante l’ora d’aria mi confessò di aver partecipato al sequestro dell’Orlandi nei termini seguenti: mi disse che per diversi giorni, sia lui che “Ciletto” (Angelo Cassani, ndr) e “Giggetto” (Gianfranco Cerboni, ndr), pedinarono Orlandi per le vie di Roma su ordine di Renato De Pedis, da loro chiamato il “Presidente” (il boss della Banda della Magliana, ndr).
Mio figlio mi disse che dopo averla pedinata per alcuni giorni, ebbero da De Pedis l’ordine di prelevarla. Marco mi riferì che l’avevano fatta salire su una Bmw berlina a piazza Risorgimento ad una fermata dell’autobus. La ragazza salì sulla macchina senza problemi. Almeno questo mi raccontò Marco. Mio figlio mi disse che erano stati sempre loro a prelevare la ragazzina non mi specificò se erano tutti e tre. Di certo c’era Marco e uno tra “Giggetto” e “Ciletto”, però potevano essere anche tutti e tre perché Marco usò l’espressione ‘l’abbiamo presa’.
Quindi la condussero al laghetto dell’Eur dove li stava aspettando Sergio, che era l’autista e uomo di fiducia di De Pedis. Stando al racconto di Marco, sia la ragazza che l’autovettura vennero prese in consegna da Sergio. Venni a sapere poi che mio figlio, per questa cortesia, ebbe in regalo una moto Suzuki 1100. Non mi ricordo se Marco mi disse chi (materialmente, ndr) gli avesse dato la moto, se Raffaele Pernasetti (esponente di spicco della Bande della Magliana, ndr), oppure un’altra persona. Io non so davvero perché Marco decise di raccontarmi del suo ruolo nel sequestro dell’Orlandi, io compresi subito che stava passando un periodo di grande paura.
Confessione sul rapimento di Emanuela Orlandi
Questo il verbale condiviso da La Repubblica, che non è una novità per Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: «Mi ha davvero stupito l’attenzione intorno al verbale di Sarnataro, è una cosa vecchia e abbastanza scontata, dibattuta più volte durante l’inchiesta. Tuttavia, è una cosa positiva perché, secondo me, da quei personaggi può uscire fuori qualcosa. Io da quando hanno archiviato non faccio altro che raccogliere documenti».
All’Adnkronos dice che «Capaldo ci credeva tantissimo a quelle dichiarazioni. Poi quando il procuratore di Roma Pignatone gli ha tolto l’incarico, venne archiviato. Lo stesso Pignatone, ora presidente del Tribunale vaticano, in quella richiesta di archiviazione, dice che c’erano elementi indiziari che avevano avuto un riscontro sul ruolo di alcuni elementi della Banda della Magliana nel sequestro di Emanuela, ma invece di approfondirli fu deciso di archiviare tutto».
Infine, commenta: «Sono sempre stato convinto che, non la Banda della Magliana, ma De Pedis abbia avuto un ruolo di manovalanza nel sequestro e che si sia avvalso di persone tra quelle citate da Sarnataro. Anche se poi i mandanti sono ben altri. Con l’avvocato stiamo raccogliendo una serie di documenti importanti e spingendo presso la procura vaticana per condividere con loro le prove che abbiamo adesso a disposizione». Quello che ci chiediamo: sapremo mai perché Emanuela Orlandi è stata rapita?
Di questa storia già si sapeva, è scritto anche nel libro “Atto di dolore” di Tommaso Nelli. L’obiettivo rimane capire il perché, che purtroppo è una verità che secondo me risiede tra le mura vaticane, e che per questo nascosta per sempre. #EmanuelaOrlandi
— una (@laltramiaparte) August 6, 2022
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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