Nella seconda serata del festival di Sanremo abbiamo assistito a un meraviglioso monologo di Elodie. Un monologo con il cuore in mano, commovente, che ha fatto piangere lei come noi che la ascoltavamo da casa. Un monologo che ci insegna che bisogna smettere di cercare scuse per non farcela, ma che dobbiamo solo provarci.
Il monologo di Elodie, che ha regnato nella serata di ieri, che è stata magistrale, che ha cantato, ha intrattenuto, ha presentato, ha parlato, ci ha trasmesso un messaggio fantastico, quello di non mollare, quello di provarci comunque, anche se non ci sembra di essere all’altezza, perché «l’altezza è un punto di vista».
Per questo motivo, proprio perché riteniamo che sia davvero un monologo con la M maiuscola, vogliamo riportarlo qui, in modo che tutti possano leggerlo, magarsi scriversi sul proprio diario o su un foglietto vicino al letto in modo che non lo dimentichiamo mai, oppure vi lasciamo il link ufficiale della pagina Rai per ascoltarlo e commuovervi, anche voi, insieme a noi e insieme a Elodie.
Il commovente monologo di Elodie: testo integrale
«Buonasera a tutti, sono Elodie, e per parlare davanti a voi ho dovuto abbattere un muro: perché quando Ama mi ha chiesto “mi piacerebbe se raccontassi qualcosa di te” mi sono spaventata, parlare in pubblico non mi ha mai messo a mio agio. Ma poi ho riflettuto sul fatto che tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro sono successe cose belle nella mia vita. Allora ho deciso di darmi una possibilità e di raccontarvi un pezzo di me.
Io vengo da un quartiere popolare di Roma, un contesto di borgata, una realtà onesta, crudele ma anche straordinaria, dove ci sono anche persone arrabbiate e demoralizzate. Io ero una di quelle. Il mio quartiere mi ha dato tanto e tolto tanto, e non parlo solo delle privazioni materiali come non avere l’acqua calda, non arrivare a fine mese o i soldi per pagare le bollette. Ma mi ha dato anche anche la forza di sognare.
Ho sempre voluto fare questo mestiere sin da bambina, ma mi sembrava un sogno troppo grande per una bambina così piccola come me, non mi sentivo all’altezza. Non mi piaceva la mia voce e soprattutto mi sono accorta che non avevo gli strumenti: tante volte non mi sono data delle possibilità. Non ho finito il liceo, non ho preso il diploma o non ho preso la patente. Non ho studiato canto. Ho sbagliato lo so. Ma è difficile in certi contesti focalizzarsi su cosa vuoi essere da grande, qual è il tuo sogno, cosa vuoi fare di te.
Il mio fidanzato in un suo pezzo dice “Voi ci rubate il tempo, che è l’unica cosa che abbiamo”. E lo comprendo molto bene, perché se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per ottenere quello che già dovresti avere. E quindi lavori più per sopravvivere ed è difficile mettere a fuoco il tuo sogno e puntare su te stesso. Io ve lo dico molto onestamente: a 20 anni avevo deciso che per me la musica era finita e non cantavo più da nessuna parte, neanche nella doccia perché mi sembrava troppo anche quello. Avevo deciso di non fare più niente.
Però sono stata molto fortunata perché è successa una cosa molto bella nella mia vita, ho fatto un incontro fortunatissimo. Ho conosciuto un musicista, un pianista jazz, il suo nome è Mauro Tre, e stasera è con me sul palco.
Ci tenevo a ringraziarti in uno dei miei momenti più importanti. Volevo dirti grazie perché mi hai dato una possibilità, dove non me la sono data io ed è importante, tutti ci meritiamo un momento importante. Tu mi hai fatto amare il jazz, e non mi sentivo all’altezza perché era troppo elegante, troppo raffinato, pensavo fosse snob, e invece al jazz non interessava da dove arrivassi perché il pregiudizio è degli esseri umani ed io sono stata la prima ad avere un pregiudizio su me stessa, e questo è sbagliato. Quindi ti ringrazio dal profondo del cuore.
Quello che volevo dire… Quello che mi ha insegnato Mauro, la vita e la musica è che non bisogna sempre sentirsi all’altezza delle cose, l’importante è avere il coraggio di fare e poi si aggiusta in corsa. Probabilmente non sono all’altezza di questo palco, dell’orchestra, di questa attenzione, ma essere all’altezza non è più un mio problema. Perché l’altezza è un punto di vista e non è un problema.»
Grazie mille, Elodie. Hai regnato su quel palco.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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