DPCM 60 CFU è realtà: firmato il decreto per rubare ancora più soldi agli studenti universitari

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Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha ufficialmente firmato il decreto che stabilisce il nuovo percorso di formazione per divenire insegnanti della scuola secondaria di I e II grado, ovvero il percorso formativo di 60 CFU, che avrà il modico prezzo di €2000 euro per chi ancora frequenta l’università e di €2500 per chi invece ha concluso il proprio percorso di studi. Ma per il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, i futuri docenti «avranno una formazione molto strutturata disciplinarmente e pedagogicamente» e soprattutto «sarà decisiva la capacità di motivare i ragazzi e di valorizzarne i talenti». Ma a noi futuri insegnanti, chi ci valorizza e motiva?

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Facciamo un recap su quello che ci era stato detto dal Ministro Bianchi sui famosi 60 CFU. «Approvata questa notte dal Senato la modifica al DL 36, nell’ambito della formazione docenti, con cui abbiamo stabilito che il tirocinio rappresenterà il 30% dei 60 crediti complessivi, quindi 20 crediti (12 ore per ogni credito)», disse l’ex ministro dell’istruzione Bianchi alla Camera. Il decreto fu approvato con 179 voti a favore, 22 contrari e nessuna astensione e sarà (perché ancora dopo mesi non è avvenuto nulla) gestito dalle singole università e si concluderà con una prova scritta e una lezione simulata. Il concorso poi sarà così composto:

  • una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese;
  • prova orale: nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e le capacità e l’attitudine all’insegnamento anche attraverso un test specifico;
  • valutazione dei titoli;
  • graduatoria di merito, in base ai punteggi ottenuti nella prova scritta, nella prova orale e nella valutazione dei titoli, nel limite dei posti messi a bando (quindi la GM comprende i soli vincitori).

A ciò si dovrebbe aggiungere anche l’anno in prova: per superare questo periodo, bisognerà svolgere servizio almeno per 180 giorni, di cui 120 in attività didattiche, e in più ci sarà un test finale e una valutazione del dirigente scolastico che sarà ascoltato dal comitato per la valutazione dei docenti, sulla base dell’istruttoria di un docente tutor. Se non lo si supera, può essere ripetuto una sola volta. Se lo si supera, il docente lavorerà nella stessa scuola. O almeno, così dovrebbe essere. O forse no? Ancora non è stata pubblicato il decreto, ma speriamo di leggere buone notizie.

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60 CFU: firmato il decreto per il percorso di formazione per insegnanti

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È stato ufficialmente firmato il DPCM che stabilisce il percorso che gli studenti universitari e gli accademici dovranno perseguire per divenire dei docenti di scuola secondaria. Un percorso che parte da una laurea triennale, continua con una magistrale, e poi con un percorso formativo, e poi con altre prove e ovviamente con i concorsi. Perché per diventare Presidente del Consiglio o Vicepremier basta avere un diploma di scuola superiore, ma per diventare insegnante non basta avere una laurea magistrale. Forse l’Italia dovrebbe modernizzarsi e cominciare a creare dei percorsi magistrali solo per chi vuole diventare docente, in modo da permettere ai 25enni di entrare nel mondo del lavoro quanto prima.

Il 31 luglio è stata apposta la firma al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale stabilisce i nuovi percorsi di formazione iniziale per gli insegnanti della Scuola secondaria di I e II grado. Di conseguenza, il cosiddetto DPCM 60 CFU, ossia il nuovo decreto che disciplina il percorso di formazione dei docenti, sarà presto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e potremo ufficialmente disperarci, o magari prendere i forconi e andare a manifestare per bene, una volta per tutte. A dare l’annuncio della pubblicazione, è il Ministro dell’Istruzione e del merito, tramite un comunicato.

«Finalmente varata una riforma attesa da oltre un anno. I prof dei nuovi percorsi avranno una formazione molto strutturata disciplinarmente e pedagogicamente. Sarà decisiva la capacità di motivare i ragazzi e di valorizzarne i talenti», leggiamo nella pagina dedicata sul sito del Ministero dell’Istruzione e del merito, che fa anche sapere che «il provvedimento è stato varato al termine di un’articolata interlocuzione con la Commissione europea e dopo il confronto con le Organizzazioni sindacali e l’acquisizione dei pareri degli organi consultivi rappresentativi del mondo della scuola e di quello accademico, di cui sono stati recepiti molteplici suggerimenti e indicazioni».

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«Con questo Decreto abbiamo varato una riforma del PNRR che era attesa da oltre un anno. La firma del nostro articolato al 31 luglio, dopo un confronto serrato e costruttivo con la Commissione europea e in piena intesa con il Ministero dell’Università, consente di avviare i percorsi universitari già nel prossimo anno accademico e, in coordinamento con le altre procedure di reclutamento, i concorsi previsti dal PNRR», ha affermato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

«Grazie a queste misure avremo una nuova generazione di insegnanti fortemente strutturati, con alle spalle un importante percorso di formazione disciplinare e pedagogica e meccanismi di valutazione che garantiranno l’efficacia didattica. Questo nuovo corso è un salto in avanti nell’ottica della qualità dell’insegnamento e della costruzione di una scuola che sia davvero punto di riferimento per le famiglie e per gli studenti», ha aggiunto. Viene spiegato che i punti principali del DPCM sui 60 CFU sono:

  • La previsione di un rigoroso sistema di accreditamento affidato all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR), che definisce i percorsi di contenuto, le procedure di monitoraggio sul livello qualitativo della formazione e la valutazione finale degli aspiranti docenti;
  • La conclusione del percorso con un esame finale: una prova scritta e una lezione simulata, il cui superamento garantirà ai candidati il conseguimento della formazione professionalizzante delineata dagli standard minimi del docente abilitato, grazie alle modalità di svolgimento della prova e alla specifica composizione prevista per la commissione giudicatrice;
  • Una valutazione periodica “ex post” da parte dell’ANVUR che, per assicurare omogeneità della qualità dell’offerta formativa da parte delle università, terrà conto del “tasso di successo” dei nuovi abilitati alle procedure di reclutamento per la scuola.

Adesso non ci resta che aspettare che il DPCM venga pubblicato sulla gazzetta, in modo da poter comprendere davvero la gravità della situazione. Perché anche gli studenti universitari esistono, e pagare €2500 per poter insegnare è scandaloso, classista e dimostra come l’università in Italia non abbia come obiettivo quello della formazione, ma semplicemente quello di prendere e continuare costantemente a lucrare sulle spalle dei giovani. Gli stessi giovani che vengono criticati perché dopo anni e anni di sacrificio non accettano uno stage pagato €800 al mese, e di conseguenza non si riproducono. Che il governo cominci a pensare davvero ai giovani adulti.

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