I politici con il diploma, gli insegnanti €2000 euro (minimo) per i 60 CFU: la bozza del DPCM è vergognosa

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Vorrei trovare parole gentili per parlare di questa vicenda ma al momento sono semplicemente imbarazzata e amareggiata da un governo, anzi, da un ministero che non solo fa le cose in ritardo di mesi, ma che cerca sempre delle scuse per spillare soldi dalle tasche dei cittadini e, soprattutto, dai giovani. Poi dicono che non vogliamo lavorare e che andiamo all’estero (per trovare un po’ di dignità). Sto parlando della bozza del DPCM sui 60 CFU, che sarebbe dovuto uscire lo scorso luglio e che forse era davvero meglio non uscisse, se poi dobbiamo scoprire che vogliono spillarci, oltre alle tasse universitarie, anche dai €2000 ai €2500 euro per poter lavorare.

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Facciamo un recap su quello che ci era stato detto dal Ministro Bianchi sui famosi 60 CFU. «Approvata questa notte dal Senato la modifica al DL 36, nell’ambito della formazione docenti, con cui abbiamo stabilito che il tirocinio rappresenterà il 30% dei 60 crediti complessivi, quindi 20 crediti (12 ore per ogni credito)», disse l’ex ministro dell’istruzione Bianchi alla Camera. Il decreto fu approvato con 179 voti a favore, 22 contrari e nessuna astensione e sarà (perché ancora dopo mesi non è avvenuto nulla) gestito dalle singole università e si concluderà con una prova scritta e una lezione simulata. Il concorso poi sarà così composto:

  • una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso o tipologia di posto per la quale partecipa, nonché sulle metodologie e le tecniche della didattica generale e disciplinare, sull’informatica e sulla lingua inglese;
  • prova orale: nella quale si accertano, oltre alle conoscenze disciplinari, le competenze didattiche e le capacità e l’attitudine all’insegnamento anche attraverso un test specifico;
  • valutazione dei titoli;
  • graduatoria di merito, in base ai punteggi ottenuti nella prova scritta, nella prova orale e nella valutazione dei titoli, nel limite dei posti messi a bando (quindi la GM comprende i soli vincitori).

A ciò si dovrebbe aggiungere anche l’anno in prova: per superare questo periodo, bisognerà svolgere servizio almeno per 180 giorni, di cui 120 in attività didattiche, e in più ci sarà un test finale e una valutazione del dirigente scolastico che sarà ascoltato dal comitato per la valutazione dei docenti, sulla base dell’istruttoria di un docente tutor. Se non lo si supera, può essere ripetuto una sola volta. Se lo si supera, il docente lavorerà nella stessa scuola. O almeno, così dovrebbe essere. O forse no? La bozza sio 60 CFU non è molto chiara e soprattutto introduce un costo non da poco.

Cosa dice la bozza sui 60 CFU

Sottolineiamo una cosa: siamo arrabbiati. Siamo indignati. Siamo delusi, ma non sorpresi. Tuttavia, è ancora solo una bozza e magari vedendo tutte le opinioni di quelli che l’insegnante lo vogliono davvero fare, magari fanno un passo indietro. Dopotutto, sognare è lecito. Quello che vi spiegheremo sui 60 CFU, quindi, è al momento solo una bozza e può ancora essere modificata, resta in ogni caso molto preoccupante. La bozza è stata presentata oggi ai sindacati, e riguarda il percorso universitario e accademico di formazione iniziale e abilitazione dei docenti di posto comune, compresi gli insegnanti tecnico pratici, delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Già dallo scorso anno, l’articolo 13 e l’articolo 18 bis del Decreto Legislativo 59/2017, con i commi 2-bis e 2-ter, hanno stabilito i criteri e i contenuti dell’offerta formativa, i requisiti dei centri, le modalità organizzative, i costi massimi a carico degli interessati, nonché i criteri e le modalità di svolgimento della prova finale per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado, per le diverse classi di concorso. Il Ministero dell’Istruzione e del merito avrà in più anche il compito di individuare il fabbisogno di docenti per i prossimi tre anni scolastici, sia nelle scuole statali che paritarie, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni e nelle scuole italiane all’estero.

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A questo punto le università dovranno comunicare annualmente al Ministero dell’Università il livello sostenibile di attivazione dei percorsi di formazione iniziale, in quanto il numero dei docenti che potranno ottenere l’abilitazione sarà stimato per ogni classe di concorso, tenendo conto delle previsioni sugli organici, dei docenti a tempo determinato senza abilitazione assunti negli anni precedenti, delle necessità di personale abilitato nelle scuole paritarie e del contingente del personale delle scuole italiane all’estero. Se il numero delle domande sarà eccessivo, si potrà programmare a livello locale l’accesso ai corsi con modalità del Ministero.

A quanto dice il Ministero dell’Università, i corsi dei 60 CFU saranno disponibili già dal prossimo autunno o comunque dall’anno accademico 2023/2024. Per accedere, bisognerà essere in possesso di laurea, o diploma per ITP, oppure essere studenti regolarmente iscritti a corsi di studio per il conseguimento dei titoli idonei all’insegnamento purché abbiano già conseguito almeno 180 CFU. Un 40% dei posti sul totale dell’offerta formativa è riservata ai docenti precari o docenti che vogliono conseguire un’altra abilitazione o ancora docenti specializzati sostegno.

Il costo dei 60 CFU

Finisce qui? No, perché la bomba è che tutti i 60 CFU avranno un costo, e non basso. La bozza del DPCM stabilisce un costo massimo di 2.500 euro per la partecipazione al percorso di 60 CFU, che si riduce a 2.000 euro per gli studenti che hanno conseguito almeno 180 CFU. Lo stesso costo di 2.000 euro si applica anche ai docenti che desiderano ottenere un’ulteriore abilitazione attraverso corsi da 30 CFU, nonché ai docenti specializzati in sostegno che intendono acquisire l’abilitazione. Tale importo è anche previsto per i docenti che, dopo il concorso, devono completare la propria formazione con i 30 CFU durante l’anno di prova con un contratto a tempo determinato.

In cosa consiste la prova dei 60 CFU

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Per quanto riguarda la prova finale, sono previste una prova scritta e una lezione simulata (45 minuti circa) per valutare l’acquisizione delle competenze professionali. La prova scritta consiste in un’analisi sintetica e critica di episodi, casi, situazioni e problematiche emerse durante il tirocinio diretto e indiretto. La commissione ha a disposizione un massimo di dieci punti per la prova scritta e dieci punti per la lezione simulata. La prova finale è superata se il candidato ottiene un punteggio di almeno 7/10 nella prova scritta e 7/10 nella lezione simulata. Superando la prova, viene ottenuta l’abilitazione all’insegnamento per la specifica classe di concorso.

Leggiamo nel DPCM sui 60 CFU: «I percorsi sono svolti interamente in presenza o, esclusivamente per le attività diverse dalle attività di tirocinio e di laboratorio, con modalità telematiche in misura comunque  non  superiore  al  20  per cento del totale». Infine, questa è la struttura del percorso abilitante dei 60 CFU, con frequenza obbligatoria per almeno il 60%:

  • 10 CFU/CFA in area pedagogica
  • 20 CFU/CFA di tirocinio di cui
    • 15 di tirocinio diretto
    • 5 di tirocinio indiretto
  • 3 CFU/CFA di formazione inclusiva
  • 3 CFU/CFA di area inguistico-digitale
  • 4 CFU/CFA di discipline socio-psico-antropologiche
  • 18 CFU/CFA di didattica della disciplina
  • 3 CFU/CFA di legislazione scolastica

Ci auguriamo che la Ministra Bernini così come il Ministro Valditara facciano un passo indietro sul DPCM sui 60 CFU, perché €2000 rendono il mestiere dell’insegnante un mestiere per solo privilegiati. Si insegna per passione e dedizione, non perché si è già ricchi.

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