La polemica sulla depilazione non muore mai, è la protagonista indiscussa di ogni estate. C’è chi dice di depilarsi perché «si sente sporca», chi dice di depilarsi perché «si vergogna», chi invece dice che è una sua «scelta», e questo è scontato. Tutte ci depiliamo per scelta, ma questa scelta viene davvero dai nostri desideri e bisogni oppure siamo influenzate dal passato e da quello che le persone potrebbero dire di noi? Io ci ho ragionato per anni, e ho cercato di darmi una risposta.
Il dibattito sulla depilazione è ricominciato qualche giorno fa, quando è uscita la notizia di una mamma che aveva fatto la ceretta alla figlia di cinque anni, poiché non voleva che venisse bullizzata per il monociglio. Da una parte c’è una madre che cerca di proteggere la figlia dal bullismo, dall’altra la consapevolezza che una bambina sarebbe presa in giro per i peli e, dall’altra ancora, una bambina catapultata nel mondo complessato degli adulti che si preoccupano dei peli degli altri.
Una ragazza ha poi condiviso il post su Twitter e in molte hanno condiviso la propria esperienza, altre invece hanno subito parlato di “libera scelta“, poiché quella bambina, che probabilmente neanche sapeva cosa fosse una ceretta, non può sicuramente aver scelto da sola sul proprio corpo. Se c’è una cosa di cui mi ricordo è che a parlare di ceretta e di depilazione, del “problema dei peli” sono stata io, mia madre non mi ha mai imposto nulla.
Da rinchiudere tutti quanti in una cella in siberia pic.twitter.com/l6dl0mDCIb
— tmr (@_hatefuleight) August 4, 2021
Io però ero una bambina che faceva nuoto e che si era sviluppata prima delle altre coetanee, per cui avevo molti più peli di loro, sotto le ascelle come sulle gambe. Non dimenticherò mai il disagio che provavo quando avevo i peli. Cercavo di non alzare le braccia e nuotando era difficile non farlo. Così decisi io di prendere un rasoio e depilarmi per la prima volta, penso di aver avuto 11 anni, per poi parlarne con mia madre e passare alla ceretta. Ma è stata una mia scelta, una mia scelta influenzata da quello che la gente avrebbe potuto pensare, ma comunque nessuno mi ha esplicitamente obbligata.
Depilazione: un obbligo o una scelta?
Tuttavia, crescendo, mi sono più volta posta la fatidica domanda: la depilazione è una scelta o un obbligo? Da femminista, ho sempre detto: «io mi depilo perché non mi piacciono i peli, perché mi fanno sentire sporca, perché mi fanno sentire a disagio», eppure poi arriva l’inverno e non mi depilo ogni due giorni o non mi faccio la ceretta ogni due settimane come avviene in estate.
Se ho i peli un po’ più lunghi in inverno non mi preoccupo, quindi forse un problema alla base c’è. Adesso sto anche cercando di non preoccuparmi della depilazione, se ho qualche pelo non è la fine del mondo, ma è una cosa su cui devo ancora lavorare, e devo farlo per me stessa e per sentirmi più libera.
Un’altra situazione che mi ha fatto pensare è la quarantena. «Lo facciamo per noi stesse» ma in realtà, alla fine dei conti, durante la quarantena non pensavamo a toglierci i peli da tutte le parti del corpo, che fossero genitali, volto o corpo, e stavamo così bene, ma non perché nessuno ci vedeva, ma perché quella era libertà. Eravamo naturali e ci fregava di avere dei peli addosso. Poi la quarantena è finita e siamo tornate alle vecchie abitudini. Ovviamente una donna fa del proprio corpo quello che preferisce, tuttavia viene lecito chiedersi: com’è nata la depilazione? Chi è che ha deciso che le donne devono essere senza peli?
Probabilmente tutto nasce dalla famosa donna angelo del Dolce Stilnovo. La donna era vista come un angelo, delicata, perfetta e cos’è che avrebbe distinto la donna dall’uomo? La purezza, che però ai tempi poteva essere vista in modo divino ma che in realtà ci fa sempre e solo sembrare inferiori rispetto all’uomo. Tuttavia, è dal Novecento circa, negli anni Venti, che la depilazione è cominciata a divenire quasi un obbligo, da quando la rivista statunitense Harper’s Bazaar ha pubblicato nella copertina una modella senza peli sotto le ascelle. E, da allora, il trend non è mai finito.
C’è comunque da dire che le nostre sorelle femministe hanno a lungo lottato contro quest’imposizione della depilazione che si fa passare come libera scelta, tanto che ai giorni d’oggi in molte non hanno paura a farsi vedere con i peli. Una testimonianza è Julia Roberts che nel 1999, sul red carpet di Notting Hill, aveva i peli sotto le ascelle. Nel 2014 è Madonna che pubblica una foto su Instagram con la didascalia: «Long hair… don’t care!», ma anche Miley Cyrus che addirittura ha pubblicato una foto con i peli tinti in rosa. Insomma, oggi si cerca di influenzare l’opinione pubblica in positivo ma c’è molto da fare.
A influenzare l’opinione pubblica, però, è anche la pornografia, con le donne che sono completamente depilate e quindi gli uomini si aspettano di vederci proprio come quelle nei filmini a luci rosse. Peccato però che nessuno dica loro dei puntini rossi, dell’irritazione, dei peli che pungono, o di tutte le conseguenze naturali della depilazione e del corpo umano. Non possiamo quindi non dare la colpa anche alla cultura pornografica che ha cominciato a far pensare agli uomini che le donne sono in un certo modo e alle donne che, per essere belle e desiderabili, devono essere solo in quel modo.
Andando in Erasmus, comunque, ho notato che non tutte le comunità europee o mondiali utilizzano quest’imposizione. Delle ragazze francesi, ad esempio, non erano per niente depilate e quando le ho viste sono stata così felice per loro, ma allo stesso tempo le invidiavo perché io, ora come ora, non riuscirei mai a uscire da casa senza essere depilata, e questo perché in Italia la mentalità non ha ancora raggiunto quest’obiettivo magico di libertà.
Concludendo, libera scelta. La facciamo passare per libera scelta perché molte di noi pensano davvero di scegliere di depilarsi, non rendendosi però conto che non è così. Anche se siamo noi ad andare dall’estetista, a pagarla, a soffrire per quell’oretta, in realtà c’è qualcuno che ci obbliga: le voci delle persone che potrebbero parlare se usciamo di casa con il corpo che non sembra un tempio, la nostra voce che ci porta a provare disgusto per i peli sul corpo delle donne. Quando comprenderemo che non è una scelta, saremo un passo più vicine alla libertà.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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