Carol Maltesi: solo 30 anni per Davide Fontana, “lui si sentì usato dalla giovane e disinibita Carol”

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Oltraggiosa, vergognosa, sessista e discriminante nei confronti non solo della categoria delle sex worker ma anche e soprattutto delle donne. Carol Maltesi aveva 29 anni, ed è stata brutalmente uccisa da un uomo (non bestia, non bruto, da un uomo!) di 43 anni ossessionato da lei che dopo averla uccisa ha diviso il suo corpo in quindici pezzi, l’ha congelato e poi l’ha gettato per strada dentro dei sacchi di spazzatura, come se non avesse alcun valore. Eppure, questo non è bastato per dargli l’ergastolo. Perché Carol Maltesi (e non Charlotte Angi) lavorava nel mondo del sex work, e quindi era «troppo disinibita». Lui, invece, «innamorato perdutamente».

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Carol Maltesi era una ragazza originaria di Sesto Calende, comune in provincia di Varese che a vent’anni si è trasferita a Milano. Nel 2016 ha avuto un figlio, che al momento della morte della madre viveva insieme al padre a Verona. Aveva lavorato come commessa ma, durante il lockdown, aveva deciso di intraprendere la carriera a luci rosse, aprendo un profilo su OnlyFans. Dopo ciò, poi, ha deciso di fare un passo avanti nel porno con il nome di Charlotte Angie. Nel weekend tra l’11 e il 13 marzo si sarebbe dovuta presentare al Luxy Club, locale di lap dance e spogliarelli, ma non ci è mai arrivata e questo ha fatto insospettire i suoi fan che l’aspettavano.

Proprio uno dei fan, leggendo i diversi tatuaggi che erano evidenti sul corpo diviso in quindici pezzi della ragazza e che erano stati condivisi dalla polizia per cercare di identificare la vittima, ha capito che quei resti erano proprio della giovanissima Carol Maltesi. A essere arrestato per il suo omicidio è il 43enne, amico e vicino di casa della vittima, che ha confessato l’omicidio durante la notte. L’assassino sarebbe andato di propria volontà dai carabinieri per dare informazioni sulla donna scomparsa, «offrendo circostanze che subito si rivelavano contraddette dalle emergenze investigative fino a quel momento acquisite».

Il colpevole ha poi confermato di aver congelato la vittima, fatta a pezzi e poi gettata nel dirupo di montagna. È quindi accusato di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere. L’omicidio e la distruzione del cadavere sono avvenuti a Milano mentre solo l’occultamento è avvenuto a Brescia. E, nonostante questo, non gli è stato dato l’ergastolo. Fra 30 anni, o forse anche meno conoscendo la giustizia italiana, sarà di nuovo per strada. Libero. Come se non avesse ucciso una giovane donna, una figlia, una madre, un’amica.

Carol Maltesi era “troppo disinibita”, il suo killer “troppo innamorato”, e la giustizia italiana troppo vergognosa

Davide Fontana, un 44enne food blogger che a gennaio 2022 ha completamente massacrato la 29enne Carol Maltesi colpendola con un martello più volte e sgozzandola, per poi dividere in quindici pezzi il suo cadavere per poi gettarlo in un burrone a Brescia, dove è stata ritrovata a fine marzo, è stato condannato a 30 anni di carcere, senza aggravante della premeditazione, dei motivi abbietti e le sevizie. I giudici del Tribunale di Busto Arsizio hanno affermato che lei era «disinibita», mentre lui «si sentì usato, era innamorato perdutamente». La giovane «si stava allontanando da lui, scaricandolo». E quindi lui l’ha uccisa.

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Secondo il Tribunale di Busto Arsizio, Fontana è stato valutato dai periti come una persona sana di mente. I giudici hanno riconosciuto che il suo comportamento nell’omicidio non è stato caratterizzato da crudeltà né da premeditazione. Infatti, le ragioni addotte per l’omicidio non sono state considerate “abiette” né “futili” dal punto di vista giuridico. Lui si sarebbe reso conto che Carol Maltesi si stava allontanando da lui, dopo averlo in qualche modo utilizzato, scaricandolo. Questo fatto gli causò l’idea di perdere i contatti stabili con colei che amava profondamente, come ha ammesso lui stesso e come testimoniato da un’amica.

Carol Maltesi era diventata una figura essenziale nella sua vita, in quanto gli aveva permesso di superare la solitudine che aveva provato in passato e di vivere in modo finalmente diverso e gratificante. La prospettiva di perdere tutto ciò si rivelò insopportabile per Fontana. E quindi lui l’ha uccisa. L’ha portata via dalla sua famiglia, dalle persone che l’amavano e che lei amava, le ha tolto qualsiasi prospettiva per il futuro. E a lui non è stato dato l’ergastolo, perché l’amava. Ci rendiamo conto che si sta facendo passare un assassino che ha ucciso una donna perché non voleva che lei si allontanasse da lui, come una persona estremamente innamorata e persino vittima della situazione?

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Secondo i giudici del Tribunale, Fontana «si è reso conto che la giovane e disinibita [hanno scritto proprio così, ndr.] Carol si era in qualche misura servita di lui per meglio perseguire i propri interessi personali e professionali e che lo avesse usato, e ciò ha scatenato l’azione omicida. A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte». Quindi… Perdiamo la donna amata e la uccidiamo? Ma che messaggio stiamo facendo passare?

Eppure, il giudice non si pente, anzi, difende la sua scelta. Il presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, Giuseppe Fazio, ha affermato in un’intervista con Il Corriere della Sera di esser convinto di non aver mancato di rispetto a nessuno e che la sua scelta sarebbe stata la stessa anche se Carol Maltesi fosse stata una suora. Quando gli viene chiesto come sia possibile l’esclusione dell’aggravante della crudeltà, si difende dicendo che «per la giurisprudenza deve essere l’infliggere un male aggiuntivo e gratuito rispetto alla “normalità causale” del delitto», cosa che nel femminicidio di Carol Maltesi mancava.

Trent’anni sono molti, ma dai trent’anni puoi sopravvivere. Carol Maltesi, invece, non vivrà più neanche un giorno della sua vita. Non potrà abbracciare suo figlio, la sua famiglia, non potrà sorridere mentre fa il suo lavoro o mentre esce con le sue amiche, non potrà più fare niente. Perché Davide Fontana l’ha presa a martellate, congelata, divisa in quindici pezzi e poi buttata via come se fosse spazzatura. E qualcuno ha il coraggio di chiamarlo amore.

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