Boris Johnson si dimetterà da Primo Ministro

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È ufficiale: Boris Johnson ha deciso di dimettersi. Sebbene abbia cercato di resistere, andando persino contro il suo stesso partito, alla fine si è arreso e annuncerà oggi le sue dimissioni. D’altronde, dopo che diversi membri del suo governo hanno deciso di abbandonare il percorso, questa non è poi tanto una sorpresa, tuttavia ha tentato di rimpiazzarli per restare in carica. Comprendendo che, però, la situazione era più grave del previsto, con nessuno che accettava di mettersi al suo fianco in quanto era evidente la sua inconfutabile fine, ha deciso abbandonare questo percorso durato quasi tre anni.

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Boris Johnson
Fonte: ANSA

Ufficialmente caduto il governo Johnson, la BBC ha riportato la notizia facendo sapere che il leader inglese si dimetterà dalla carica oggi stesso, ma continuerà comunque a servire come primo ministro fino all’autunno in modo da consentire lo svolgimento delle elezioni per la leadership Tory in estate. La notizia è accolta con abbastanza gioia, e questo non sorprende più di tanto considerando che diversi ministro come, Helen Whately, Damian Hinds, George Freeman, Guy Opperman, Chris Philp e James Cartlidge si sono dimessi questa mattina, mentre ieri sera Michael Gove è stato licenziato dallo stesso Boris Johnson.

All’inizio, comunque, il primo ministro ha resistito. Più di 40 ministri e collaboratori si sono dimessi dal suo governo negli ultimi giorni, a partire da martedì, in quanto in molti si dicono preoccupati della sua integrità. Ieri sera è stato il segretario gallese Simon Hart a dimettersi, e prima di lui anche Sajid Javid e Rishi Sunak. Il procuratore generale Suella Braverman non ha dato le sue dimissioni, ma ha chiesto a Boris Johnson di farlo, annunciando anche che si sarebbe candidata a leader se fosse stato convocato un concorso elettorale dei Tory.

Joseph Cirincione, membro del think tank statunitense Council on Foreign Relations, ha affermato che «questo ha immediate ripercussioni internazionali. Per prima cosa indebolisce lo sforzo occidentale di sostenere gli ucraini nella loro guerra. Non è solo che potrebbe non essere più il leader del Regno Unito, è che introdurrà settimane di incertezza che potrebbero indebolire la determinazione britannica e forse europea. Comincia a sollevare seri interrogativi sulla stabilità dell’alleanza occidentale». Adesso vedremo come si evolverà la situazione.

Boris Johnson: il governo si frantuma

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Fonte: Il Post

Stamattina il segretario dell’Irlanda del Nord Brandon Lewis si è dimesso, diventando il quarto membro del gabinetto a lasciare il proprio incarico; nella sua lettera ha scritto che «un governo dignitoso e responsabile si basa sull’onestà, l’integrità e il rispetto reciproco – è motivo di profondo rammarico personale per me che devo lasciare il governo poiché non credo più che quei valori siano accolto». Lo segue Helen Whately, segretaria del tesoro al Tesoro, scrivendo che, nonostante abbia sostenuto Boris Johnson negli ultimi mesi, «ma c’è un limite per cui puoi scusarti e andare avanti. Il limite è stato raggiunto».

È stato abbandonato persino da uno stretto alleato, l’ex ministro della Brexit Lord Frost, che ha ritenuto che «il gioco è finito» per johnson. «Il governo non può continuare, è molto chiaro, e spero che il primo ministro abbia riflettuto durante la notte e sia giunto alla stessa conclusione», ha detto alla BBC. «Temo che se continuerà come ha fatto ieri sera, causerà danni molto gravi al partito conservatore». Ritiene comunque che avrà «un ottimo posto nella storia per aver realizzato la Brexit».

Sono arrivate intanto le dimissione del ministro della sicurezza Damian Hinds, anche lui convinto della necessità di un cambio di leadership. Il ministro della Scienza George Freeman inizialmente ha titubato sulle dimissioni, ma poi anche lui segue i colleghi, non confermando la fiducia nei confronti di Boris Johnson. Bernard Jenkin, presidente del Comitato di collegamento e deputato conservatore per Harwich e North Essex, ha invece detto alla BBC: «ci sono tre modi in cui un primo ministro può essere rimosso; uno è che il suo governo vada in pezzi e questo sta accadendo».

In seguito sono tanti i ministri che hanno deciso di dimettersi, così tanti che scriverli in un articolo riassuntivo è quasi impossibile. Scriviamo però qualche critica, ad esempio quella della parlamentare laburista Bridget Phillipson, che afferma che il modo più rapido e semplice per giungere a una conclusione è quella del «partito conservatore che elimina Boris Johnson». «Sapevano da mesi esattamente chi è e di cosa è capace, questa non è una nuova rivelazione a cui tutti si sono imbattuti per caso. È molto dannoso per le nostre democrazie e istituzioni, ma rende anche la Gran Bretagna e lo zimbello internazionale».

Boris Johnson: arrivano le dimissioni

Arriva poi la conferma: Boris Johnson si dimetterà dalla carica di leader conservatore oggi e continuerà a ricoprire la carica di Primo Ministro fino all’autunno. Quest’estate si svolgerà una corsa alla leadership dei conservatori e un nuovo Primo Ministro sarà in carica in tempo per la conferenza del partito Tory di ottobre. Festeggiano per la notizia diverse persone, non solo colleghi ed ex colleghi, ma anche le persone online.

Al Today Program, il deputato conservatore Tobias Ellwood ha affermato di essere «felice di aver riconosciuto il danno che è stato fatto non solo al marchio del partito ma anche al nostro stock internazionale». Johnson intanto farà una dichiarazione oggi, annunciando le dimissioni pubblicamente. Lo fa sapere un portavoce: «il primo ministro ha parlato con Graham Brady e ha accettato di dimettersi in tempo per la presenza di un nuovo leader entro la conferenza di ottobre».

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Ovviamente intanto ci si chiede anche cosa ne pensi la Regina, che si trova al castello di Windsor: Buckingham Palace si rifiuta di commentare, ma dovrebbe aver avuto la solita chiamata settimanale con l’ormai ex primo ministro Boris Johnson ieri sera. Anoushka Asthana di ITV fa sapere anche di una chiamata che dovrebbe essere avvenuta stamattina.

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