Se state giudicando un film dal colore della pelle della protagonista, ho una notizia per voi (il Sirenetta gate)

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Nelle ultime ore ho visto politici lamentarsi di due personaggi di Peppa Pig perché omosessuali, e persone adulte e vaccinate piagnucolare perché Ariel, la Sirenetta, sarà interpretata da Halle Bailey, che è un’attrice nera. In pratica una massa di adulti ha deciso di non vedere e giudicare un live-action Disney perché la protagonista è nera, non ci sono proprio altri modi per spiegarlo. Il film uscirà il 24 maggio 2023, per ora abbiamo visto un trailer di pochi secondi in cui la Bailey canta con una voce spettacolare e, ricordiamolo, il vero protagonista del cartone de La Sirenetta è proprio la voce.

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La polemica, in realtà, va avanti da quando l’attrice è stata scelta ai casting, quindi parliamo di circa il 2019, tant’è che la stessa Disney lasciò una dichiarazione tramite il canale FreeForm, spiegando che Ariel vive in un regno sottomarino in acque internazionali e può nuotare fin dove le pare, ma «le sirene danesi possono essere nere perché le persone danesi possono essere nere. Ariel può sbucare in superficie in qualunque momento per chiacchierare in compagnia dell’amico gabbiano Scuttle e del granchio giamaicano Sebastian (scusa, Flounder!). I neri danesi, e quindi anche gli abitanti del mare, possono geneticamente (!!!) avere i capelli rossi. Ma, spoiler alert – ed è la questione principale – il personaggio di Ariel è frutto di finzione».

Sh, non glielo dire, sono pur sempre adulti, non vorrai mica traumatizzarli! Continuano nella dichiarazione: «E se dopo tutto quello che è stato detto e fatto non riesci ancora a superare l’idea che scegliere l’incredibile, sensazionale e talentuosa Halle Bailey sia stato il risultato di un’ottima intuizione al casting perché “non è come quella del cartone”… ho una notizia per te, riguardo te». Eppure molti neanche se ne rendono conto, si nascondono dietro il “è sempre stato così” (citazione preferita della destra, e questo dice tutto) e il “create nuove storie“, testimoniando quanto il razzismo sia intrinseco nelle radici della nostra società.

Abbiamo avuto un’infanzia meravigliosa con le principesse Disney, abbiamo sognato, abbiamo riso, ci siamo persino commossi. Ma la nostra infanzia è finita anni fa. Adesso è tempo che anche le bambine poc abbiano la loro rappresentanza. Ogni volta che vi lamentate del casting de La Sirenetta solo perché Ariel è nera, solo perché “vi rovina l’infanzia“, pensate a chi una rappresentanza non l’ha mai avuta e adesso vede la principessa che tanto amava, con il colore della sua pelle. E vergognatevi, per non riconoscere il vostro privilegio.

La Sirenetta Ariel nera fa paura: ma perché?

Di cosa ci si lamenta, principalmente? Qualcuno si appella al fatto che «la Sirenetta non può essere nera, perché è una leggenda europea e gli europei sono bianchi», ma in realtà nei libri medievali europei, troviamo delle sirene nere. A riguardo, è molto interessante il thread di Dr. Erik Wade su Twitter, che ha postato le foto dei libri europei in cui si trovano le sirene europee e… non sono bianche e tra l’altro neanche si innamorano dei marinai, ma li uccidono e li divorano. Quindi il lato storico proprio non regge.

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Qualcun altro si improvvisa biologo e ritiene che sia impossibile che una sirena sia nera, poiché vive negli abissi del mare dove il sole non arriva. Ma ci siamo dimenticati che stiamo parlato di una favola? Tra l’altro, come abbiamo scritto nel paragrafo precedente, sono tantissime le raffigurazioni delle sirene dal Medioevo al Rinascimento con un color di pelle scuro o persino blu. Infine, altri si lamentano del fatto che “Ariel della Disney è bianca e con i capelli rossi, quindi anche nel live-action deve essere così” e questi sono forse i peggiori, insieme a quelli che paragonano Ariel nera con Mulan o Tiana bianche, e ci pensa quest’utente di Twitter a rispondere a quest’ultima:

La tua infanzia è finita. Se ritieni che un’attrice nera la possa rovinare, allora non guardare il film. Però ritengo che sia molto importante e accurata la riflessione dell’attivista e scrittrice italo-ghanese Djarah Kan, che dopo aver definito chi si lamenta come «sommelier dell’accuratezza dei live action Disney» e «Fasci in difesa della memoria dell’infanzia degli anni novanta», spiega come gli attori neri «puntualmente vengono spogliati della loro professionalità a tal punto da fare apparire i ruoli che interpretano come un favore facente parte di un’agenda politica».

In effetti, nessuno di quelli che critica la Sirenetta di Halle Bailey ha forse sentito la sua splendida voce, che sappiamo essere protagonista del film in quanto il principe si innamora della sua voce e poi le viene tolta da Ursula per avere le gambe. Si sono limitati a dire: è nera, non mi piace. Ma potete dare un’opportunità a un’attrice? Potete prima vederla recitare e cantare? Ah no, perché Ariel è sempre stata bianca e quindi deve essere bianca per sempre. Continuiamo con la riflessione di Djarah.

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«È un fenomeno molto interessante, ma anche parecchio brutale che sugli attori neri ha l’effetto di caricarli del peso della “sindrome dell’impostore”. Ma sul fantasy e la presenza dei neri in ruoli immaginari o folkloristici si consuma una battaglia culturale per la supremazia della fantasia bianca che vuole restare bianca e libera di essere ariana e felice, in un mondo che cambia e che sta mettendo in dubbio il ruolo della bianchezza come unità di misura di tutto ciò che sembra normale e non “forzato”», scrive l’attivista, colpendo proprio il punto centrale della polemica.

Infine, conclude: «È da queste cose che si capisce quanto il nostro sguardo sia stato plasmato dalla bianchezza. C’è sempre stato un ordine. I bianchi per primi. Poi tutti gli altri da contorno. Ma nessuno dei detrattori della Sirenetta nera ad oggi, avrebbe il coraggio di ammettere che è questo disordine nell’immaginazione bianca, a spaventarli per davvero. E non la poca fedeltà ad un racconto di pura fantasia. Ed è proprio da questo punto che prende forma sto fastidio mostruoso nel vedere gli attori neri fuori dai ruoli tradizionali che i bianchi hanno sempre confezionato per loro come i criminali, i sottoproletari, gli schiavi o i simpatici buffoni sboccati».

«Decolonizzare la fantasia farà incazxare un sacco di gente. Perché la fantasia è Potere. E lo sanno».

Diarah kan

Concludo facendo presente che la storia live-action di Ariel non sarà neanche ambientata in Danimarca, bensì nei Caraibi, è un remake e saranno persino aggiunte 4 canzoni nuove. I remake sono per definizione dei rifacimenti, non devono essere uguali. Fare esempi su esempi su altri live-action che invece sono uguali al libro o alla favola, non regge, perché ogni regista può prendere delle licenze artistiche (gli stessi John Musker e Ron Clements se ne presero diversi) e rendere propria una favola.

Se la Disney abbia preso la decisione di scegliere un’attrice nera per il casting della Sirenetta per essere più inclusiva, per semplice talento di Halle Bailey o semplicemente per una questione di marketing (perché, ovviamente, stiamo parlando di una multinazionale che ha come obiettivo quello di far parlare di sé e c’è riuscita alla perfezione), non è lecito saperlo. Tuttavia, un film non si può giudicare dal colore della pelle della protagonista e, soprattutto, siamo comunque felici per tutte quelle bambine poc che potranno sorridere e immedesimarsi in un film Disney, come tutti gli altri bambini.

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