Dall’Argentina al Ghana: il progresso contro il Medioevo riguardo i diritti LGBT

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Da una parte abbiamo l’Argentina che ha deciso di riconoscere la terza identità di genere, proprio quella contro cui in Italia si sta lottando nelle aule del Senato, dall’altra invece abbiamo il Ghana, che ha proposto un progetto di legge anti-gay. Da una parte abbiamo il progresso di uno Stato che vuole proteggere tutti i suoi cittadini, dall’altra invece ne abbiamo un altro che vuole incarcerare chi ama una persona dello stesso sesso. Da una parte abbiamo il progresso, dall’altra il Medioevo.

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Fonte: Twitter

Quando in Italia sentiamo senatori come Massimiliano Romeo dire in aula di Senato che il genere neutro è «una logica di mercato per vendere più smalto agli uomini», criticando la fantomatica «ideologia gender». Sempre in quella stessa aula le persone no-binary sono state paragonate al grave problema dell’anoressia. Intanto in Argentina sono anni luce avati a noi e ha deciso di introdurre il genere non binario anche nelle carte d’identità, indicandolo con una X invece che con M o F.

Quando in Italia sentiamo altri senatori come Sandra Lonardo parlare di pseudo problema riguardo l’omofobia, ci chiediamo con che coraggio lo facciano. Con che coraggio si definisce pseudo problema l’omofobia quando nella nostra penisola (più isole) gli omosessuali vengono picchiati, cacciati da casa e discriminati quotidianamente, ma soprattutto quando in luoghi come in Ghana si rischiano dieci anni di carcere solo per amare una persona dello stesso sesso.

Ci troviamo davanti a due posizioni opposte: da una parte abbiamo l’Argentina che cerca di andare incontro a tutti i suoi cittadini, ai maschi, alle femmine e allǝ non-binary. Chi sono le persone non-binarie? Sono delle persone che non si identificano né nel genere maschile né in quello femminile, o che si identificano in entrambi. Per intenderci, sono le persone che preferiscono i pronomi neutri they/them. Dall’altra parte invece c’è il Ghana, che vuole discriminare ancora di più i cittadini.

Argentina: nuova carta d’identità per le persone no-binary

Da qualche giorno in Argentina tutti i documenti personali avranno tre generi: M, maschile, F, femminile e X, no-binary. È il primo paese dell’America Latina e il quarto nel mondo (dopo Canada, India e Nuova Zelanda) a pensare alle persone no-binary ed è stato grazie al presidente Alberto Fernandez che ha preso la decisione di accelerare un vecchio progetto tramite un decreto entrato in vigore. «Ci sono altre identità oltre a quelle di uomo e donne e devono essere rispettate», ha detto mentre consegnava le prime carte d’identità con la nuova casella.

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Fonte: Twitter

Durante la cerimonia di presentazione del nuovo Documento di identità nazionale per le persone non binarie, ha anche detto che «questo è un passo che stiamo facendo e spero che finisca il giorno in cui il DNI non chiederà a nessuno se è un uomo o una donna o altro. Questo è quello che dobbiamo raggiungere, cosa importa allo Stato conoscere l’orientamento sessuale dei suoi cittadini. Tra l’ideale e il possibile, andiamo per il possibile perché ci avviciniamo ogni giorno all’ideale. A poco a poco stiamo rendendo possibile ciò che sembrava impossibile. L’ideale sarà quando tutti saremo tutti e nessuno si preoccuperà del sesso delle persone».

Il ministro degli Interni De Pedro ha assicurato che «oggi è un giorno storico di grande felicità dove l’Argentina inizia a porre fine alla logica binaria. Oggi stiamo ampliando i diritti e stiamo facendo un passo in più in una lotta storica e verso una società diversa e giusta inclusiva», sottolineando anche che questo progresso avviene perché «prima c’era una lotta collettiva, una società che ha generato un consenso, una pressione , una pretesa».

La ministra delle Donne, Genere e Diversità Gomez Alcorta, invece, ha affermato che «l’attuazione del Documento di identità nazionale non binario è un’azione più orientata alla costruzione di una società più egualitaria ma anche più inclusiva». In più assicura che «l’espansione e il riconoscimento dei diritti fa parte della nostra identità. Non ci stancheremo di dirlo o di realizzarlo». Grazie a questo governo che pensa davvero ai cittadini, a tutti, senza fare alcuna differenza!

Durante la radio di Estanislao, il presidente ha parlato di suo figlio, Drag Queen che lui ha sempre sostenuto: «è una delle persone più creative della mia vita. È un attivista per i diritti della comunità lgbtq. Mi preoccuperei se fosse un criminale ma è un grande uomo. In quel mondo, di cui non so molto, so che gode di grande rispetto ed è molto riconosciuto. Sono orgoglioso di lui e vorrei che qualsiasi padre lo fosse, che sia felice».

Ghana: 10 anni di carcere per gli omosessuali

E passiamo dall’Argentina con il suo progresso, al Ghana, che invece torna sempre più indietro. Il governo del Ghana infatti ha proposto un progetto di legge anti-gay, presentato al parlamento e che potrebbe far incarcerare le persone LGBT fino a 10 anni, estendendo questa possibilità anche ai gruppi e agli individui che difendono i diritti umani esprimendo simpatia o sostegno sociale e medici alla comunità. Insomma, davvero uno schifo.

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Fonte: Twitter

Una copia di questo disegno di legge omofobico è trapelato al pubblico ed è stato diffuso online, poi confermato come autentico dai diplomatici con accesso allo stesso disegno di legge, ovviamente facendo indignare e non solo tutti gli attivisti che adesso rischieranno anche di essere incarcerati in Ghana. Non ci stupisce comunque. Su Twitter Sam Nartey George, il parlamentare che ha guidato questa proposta legislativa, ha scritto che «l’omosessualità non è un diritto umano. È una preferenza sessuale».

Insomma siamo alla pari con la Polonia di Duda che ritiene che l’omosessualità sia un’ideologia. «Faremo passare questo disegno di legge», ha scritto il deputato del Ghana in un tweet che ormai non esiste più. Tuttavia ancora il Parlamento non ha nominato una commissione per rivedere il progetto di legge. Intanto Nana Ama Agyemang Asante, giornalista e attivista ad Accra, si è detta «sbalordita dai contenuti, dalla crudezza del linguaggio e dalla crudeltà dietro l’intento» di questa legge.

Continua poi: «Ho trascorso tutto il mio tempo come giornalista sostenendo i diritti dei gay, quindi non posso credere che siamo arrivati a questo punto in cui vogliono criminalizzare tutto e tutti, compresa l’esistenza di alleati, persone intersessuali e asessuali». Speriamo che il Ghana riesca a svegliarsi e a non far passare davvero questa legge omofoba, discriminatoria e inumana.

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