Afghanistan: giornaliste costrette dai talebani a coprirsi il volto

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Qualche giorno fa vi abbiamo fatto sapere di come i talebani avessero imposto il burqa in pubblico alle donne dell’Afghanistan, e la situazione non è per niente migliorata, visto che, dopo essersi ribellate proprio in seguito all’imposizione, si sono tutte mostrate con il volto interamente coperto da un velo, in quanto «hanno detto che a qualsiasi presentatrice apparsa sullo schermo senza coprirsi sarebbe stato dato un altro lavoro». Per questo motivo, tutte le reti che avevano aderito alla protesta (TOLOnews, Ariana Television, Shamshad TV e 1TV) hanno dovuto fare un passo indietro.

«Proteggeremo il loro onore, le permetteremo di lavorare e di avere accesso all’istruzione. Potranno continuare il lavoro come al solito», disse il portavoce Suhail Shaheen alla BBC, ma subito cominciarono a essere rese pubbliche le foto scattate a Kabul, che raccontavano tutta un’altra storia. Si vedevano infatti dei talebani che coprivano le immagini di donne da un salone di bellezza e, insieme alle donne, si cancellavano anche i loro diritti.

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La preoccupazione arrivarono soprattutto delle attiviste o delle lavoratrici. Mariam Atahi, attivista della capitale, disse che «sono anni che difendo i diritti delle donnetutti mi conoscono. Quando i talebani arriveranno nella capitale, ormai è solo questione di tempo, mi daranno la caccia per uccidermi». Zarmina Kakar, condivise la sua paura: «Siamo come uccelli che hanno faticosamente costruito un nido e ora vediamo qualcuno che sta per distruggerlo. Se arriveranno i talebani per le donne torneranno i tempi oscuri dai quali stavamo faticosamente uscendo».

In un decreto emesso da Hibatullah Akhundzada, rilasciato dalle autorità talebane abbiamo recentemente letto che tutte le donne «dovrebbero indossare un chadori (burqa dalla testa ai piedi) in quanto è tradizionale e rispettoso. Le donne che non sono troppo vecchie o troppo giovani devono coprire il viso, tranne gli occhi, come da direttive sharia, al fine di evitare provocazioni quando incontrano degli uomini che non sono mahram (parenti adulti maschi)». E chi si rifiuta, «è meglio che stia a casa».

Afghanistan: il dietro-front delle giornaliste

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Due giorni fa le giornaliste avevano deciso di sfidare i talebani, dopo la loro imposizione all’inizio del mese. Il direttore di Shanshad Tv, Abid Ehsas, ha spiegato che «le nostre colleghe giornaliste si stanno opponendo alla nuova disposizione perché, qualora dovessero accettare di coprire il proprio volto, temono che il prossimo passo del governo sia quello di non farle più lavorare».

Tuttavia, Mohammad Sadeq Akif Mohajir, portavoce del ministero della Promozione della Virtù e della Prevenzione del Vizio afghano, ha sottolineato che «chi vive in un sistema e un governo particolare deve obbedire alle leggi e agli ordini di questo sistema».

Nella giornata di ieri, poi, le conduttrici delle principali emittenti tv dell’Afghanistan sono andate in onda con il volto coperto, con solo gli occhi visibili, facendo quindi un grosso passo indietro. Le giornaliste lavorano a TOLOnews, Ariana Television, Shamshad TV e 1TV.

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ToloNEWS su Twitter

Una di loro è Sonia Niazi, presentatrice TOLOnews: «Abbiamo resistito e ci siamo opposte all’uso del velo integrale. Ma l’emittente ha subito pressioni, hanno detto che a qualsiasi presentatrice apparsa sullo schermo senza coprirsi il volto sarebbe stato dato un altro lavoro».

Farida Sial di TOLOnews ha detto che «va bene che siamo musulmani, indossiamo l’hijab, ci nascondiamo i capelli, ma è molto difficile per un presentatore coprirsi il viso per due o tre ore consecutive e parlare così. Vogliono cancellare le donne dalla vita sociale e politica». Il vicedirettore Khpolwak Sapai ha scritto in un gruppo Facebook che «siamo in un profondo dolore oggi». Un’altra giornalista invece: «Un altro giorno nero per le donne del mio paese».

Mohammad Sadeq Akif Mohajir, portavoce del ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, ha in più sottolineato che le autorità non avrebbero avuto intenzione di obbligare le presentatrici a lasciare il loro lavoro: «Siamo felici che i canali abbiano esercitato correttamente la loro responsabilità».

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