Ungheria: oggi si vota anche per il referendum omotransfobico

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Qualche giorno fa vi abbiamo parlato delle elezioni che oggi si terranno in Ungheria, ma non si voterà solamente per la presidenza, bensì anche per il referendum omotransfobico di cui si parla da mesi. L’Ungheria, ricordiamolo, è uno dei paesi europei più omofobi e già l’Unione Europea ha provato a punire economicamente sia il Paese di Victor Orban che quello di Andrzej Duda, tuttavia a causa della guerra in Ucraina il problema è passato in secondo piano. Oggi, tuttavia, qualcosa in Ungheria potrebbe cambiare.

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Fonte: AGI

Facciamo una breve digressione. Lo scorso 7 luglio Ursula von der Leyen al Parlamento Europeo ha detto che «l’Europa non permetterà mai che parti della nostra società siano stigmatizzate: sia per il motivo per cui amano, per la loro età, la loro etnia, le loro opinioni politiche o le loro convinzioni religiose». «L’uguaglianza e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono valori fondamentali dell’Ue, sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere questi valori».

Nello specifico caso dell’Ungheria, fu presentata una legge che si dice che voglia tutelare i bambini dalla pedofilia, e vista così ci sembra anche una legge buona e giusta, peccato però che vieta alle associazioni della comunità LGBT di promuovere i programmi educativi e diffondere informazioni sull’omosessualità o sulla possibilità di richiedere un intervento per fare la transizione da uomo a donna o viceversa.

Ergo: gli omosessuali sono visti come dei pedofili. Sono vietate le adozioni da parte di persone gay, single e non sposate. Stabilisce che il governo «protegge il diritto dei bambini all’identità di genere in cui sono nati». Per questo motivo è stato necessario l’intervento dell’Unione Europea, eppure sembra che l’Ungheria non voglia cambiare idea, d’altronde da Orbán non ci aspettavamo altrimenti.

Il referendum che segnerà il destino dell’Ungheria

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Fonte: Fanpage

. «Ultimamente la Commissione ricatta l’Ungheria per il fatto che difende i minori», ha detto il ministro della Giustizia Judit Varga, mentre per il presidente «Bruxelles ha chiaramente attaccato l’Ungheria nelle ultime settimane per la legge sulla protezione dei bambini». Insomma, si insiste con la storia degli LGBT cattivi che vogliono plagiare i bambini. Tuttavia, per l’Ungheria, «la decisione finale spetta a noi, non a loro», dice in un videomessaggio condiviso su Facebook il Presidente, affermando che «sulla difesa di bimbi e ragazzi ungheresi non scenderemo a nessun compromesso».

Le domande sono poste in modo molto controverso, in modo da facilitare la vittoria del no:

  1. Sei a favore dello svolgimento di presentazioni negli istituti di istruzione pubblica che introducano i minori a temi sull’orientamento sessuale senza l’autorizzazione dei genitori?
  2. Sei a favore della promozione di trattamenti di riassegnazione di genere per i minori?
  3. Sei a favore che trattamenti per la riassegnazione di genere siano messi a disposizione dei minori?
  4. Sei a favore che ai minori vengano mostrati, senza alcuna restrizione, contenuti media di natura sessuale in grado di influenzare il loro sviluppo?
  5. Sei a favore che ai minori vengano presentati contenuti multimediali che mostrino la riassegnazione di genere?

*Negli scorsi giorni ha detto, quasi come fosse una minaccia, che «vinceremo e fermeremo ai confini dell’Ungheria la follia gender che serpeggia nel mondo occidentale». Mercoledì sera All Out, con una coalizione di organizzazioni ungheresi guidate da Háttér Society e Amnesty International Ungheria, ha illuminato Budapest con un’enorme proiezione che diceva: «vota scheda nulla al referendum!».

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Fonte: Luce

«I diritti umani non sono qualcosa su cui votare. Sono inalienabili. Il “referendum” anti-LGBT+ di Orbán è una manipolazione e un attacco spudorato ai principi della democrazia, del pluralismo e della coesistenza pacifica», ha detto Yuri Guaiana, responsabile delle campagne senior di All Out. «Manipolare le persone inducendole all’odio, come nel caso di questo referendum, è un metodo antico per cercare di guadagnare popolarità. Ma dividere una società non la rende più forte. In questi tempi difficili, è essenziale opporsi a tutti gli attacchi ai diritti umani con tutto ciò che possiamo», ha aggiunto Dávid Vig, direttore di Amnesty International Ungheria.

Luca Dudits, direttivo di Háttér Society, ha detto che «togliere ai bambini il diritto di ottenere informazioni credibili è dannoso e può mettere in pericolo la loro salute mentale. La legge sulla propaganda riguarda tutti noi. Ecco perché è nostra responsabilità comune alzare la voce contro l’odio e l’esclusione al referendum del 3 aprile». Al momento i sondaggi vedono il partito di Orban in vantaggio con il 50% dei consensi rispetto al 45% ottenuto dall’opposizione guidate da Márki-Zay.

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