Sono passati già due anni da quando, a causa del crollo del Ponte Morandi di Genova, si sono celebrati i funerali di stato di 19 persone (le altre famiglie hanno deciso di avere una cerimonia privata) e si è scelto il 18 agosto come giornata di lutto nazionale per ricordare le vittime del crollo.
Già il 14 agosto si è tenuta la messa di commemorazione per i morti, con la proiezione di un filmato con i volti e i nomi delle vittime, intitolato “Per non dimenticare“. E nessuno ha intenzione di dimenticare, né la tragedia né le vittime che sono state coinvolte.
Erano le 11.36 di un normalissimo 14 agosto. Le persone continuavano la loro routine giornaliera, qualcuno percorreva come ogni giorno il Ponte Morandi, altri invece si trovavano già a lavoro, ma quel giorno qualcosa sarebbe cambiato inesorabilmente, per loro e per le loro famiglie: il ponte Morandi è parzialmente crollato, causando 43 vittime.
Il 18 agosto si sono tenuti poi i funerali di stato di 19 delle vittime, mentre altre hanno preferito avere una cerimonia privata, come la famiglia di Giovanni Battiloro, uno dei ragazzi morti in questo tragico incidente ma che, per il padre del ragazzo, non è stato un incidente. Il 14 agosto scorso, infatti, a 2 anni dalla morte del figlio, chiede ancora che sia fatta giustizia per la morte del figlio e delle altre 42 vittime, che sono state uccise.
Il 18 agosto, in più, è stato decretato lutto nazionale, proprio il giorno dei funerali a cui hanno partecipato diversi vertici di stato come il Presidente Sergio Mattarella, ma anche Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi di Maio e Beppe Grillo.
14 agosto 2020: a due anni dalla tragedia del Ponte Morandi
Lo scorso 14 agosto si è tenuta la seconda commemorazione per le vittime del crollo del Ponte Morandi, tenutasi nella Raduna della Memoria sotto il nuovo ponte Genova San Giorgio. Al momento ci sono 43 alberi per ognuna delle vittime, ma questo è solo temporaneo, poiché nei prossimi due anni si creerà un vero e proprio memoriale, come fa sapere l’architetto Stefano Boeri che se ne occuperà:
«Il memoriale che abbiamo realizzato oggi è temporaneo, ci sono 43 alberi segno di speranza e radicamento per un luogo che resterà nel cuore degli italiani. Abbiamo il progetto definitivo di un memoriale condiviso con i parenti delle vittime che sarà realizzato entro 2 anni sotto l’ex pila 9 del ponte Morandi, quella crollata.
Un progetto semplice, recupereremo il magazzino dove erano conservati i resti del ponte Morandi, creeremo uno spazio dedicato ai parenti dove potranno incontrarsi in modo privato e a fianco una serra della biodiversità mediterranea.
Siamo in un luogo dedicato al ricordo e alla richiesta di giustizia per una tragedia inaccettabile perché evitabile, la radura è uno spazio di pensiero e raccoglimento, ci auguriamo che si possa realizzare un progetto più ampio che riguarda la Val Polcevera e Genova, il porto e le periferie, che meritano molto di più.»
Stefano Boeri a primocanale.it
Le famiglie delle vittime del Ponte Morandi si sono radunate davanti a questi alberi, hanno partecipato a un momento privato (chiuso ai giornalisti e alla stampa) dove dei bambini si sono esibiti in dei balletti, per poi iniziare con la commemorazione ufficiale dei loro cari, morti ingiustamente.
C’è stata la proiezione di un filmato “Per non dimenticare“, dove hanno rivisto il volto, il nome e l’età delle 43 persone che abbiamo perso quel 14 agosto 2018. L’arcivescovo Marco Tasca ha benedetto la “Raduna della Memoria”, lasciando poi lo spazio ai vari discorsi del sindaco Bucci, del governatore Toti, del presidente del Consiglio Conte, del presidente del Comitato dei familiari delle vittime Egle Possetti e dell’imam Husein Salah.
«Qualche giorno fa eravamo sopra per recuperare quel filo di rete autostradale che si era interrotto, per colmare la frattura, il vuoto che si era creato tra il levante e il ponente della città, oggi siamo qui per pensare ancora una volta alle 43 persone che non ci sono più.
Durante il viaggio ho ripercorso quei giorni, lo shock, la triste contabilità che cresceva di ora in ora, la speranza di poter recuperare qualche vita, il lutto, ma poi anche il ricordo di piazza De Ferrari, il mese dopo, una piazza gremita dove si misero in chiaro due cose: che Genova non sarebbe stata lasciata sola e che sarebbe stata fatta giustizia.
La politica a volte promette e crea delle illusioni, noi ci siamo assunti una responsabilità e abbiamo garantito un impegno abbiamo lavorato con la comunità e gli amministratori locali per fare in modo che Genova possa rinascere.
E poi c’è stato un altro impegno, che non avremmo lasciato soli i familiari delle vittime, noi continueremo a sostenervi in questa vostra richiesta dell’accertamento della verità processuale e delle responsabilità di questo crollo, il vostro dolore e la vostra ferita sono il nostro dolore e la nostra ferita.
Tutto questo non resterà confinato nel quadro dell’esperienza di vita familiare, vi sosterremo nel vostro sforzo di costruire una memoria collettiva. Infine altro impegno è quello di fare sì che le infrastrutture siano più sicure.»
Giuseppe Conte
Arrivate le 11.36, un silenzio tombale li ha avvolti, facendo udire solo le campane delle chiese di Genova e le sirene delle navi nel porto.
La rabbia e la delusione dei familiari delle vittime
Dopo due anni, ancora non si hanno dei colpevoli, ancora non si ha un processo, ancora non si sa perché siano morte 43 persone, che avevano una famiglia e una vita davanti, che dovevano fare ancora tante cose, che avevano delle persone che li amavano, che avevano una vita. E queste domande riecheggiano nella testa di chi ha perso qualcuno sotto il Ponte Morandi.
«Oggi è un giorno di tristezza ma anche un giorno di rabbia, sono passati due anni ma io sono sempre fermo alle 11:36 di quel giorno. Mischio rabbia e tristezza perché non doveva succedere, era una strage annunciata, perciò c’è tanta rabbia.
Il nuovo viadotto? Ci passo tutti i giorni qui, purtroppo, perché abito in questa zona, ma sopra no, non ci andrò mai, da lì è volato mio figlio e non credo che ci andrò mai.
È una giornata di memoria, niente di più, in un luogo che è un cimitero. Io sono sempre fermo alle 11:36 di due anni fa.»
Queste le parole di Giuseppe Altadonna, padre di Luigi (34 anni), padre di quattro figli piccoli, morto precipitando con il furgone di Mondo Convenienza su cui lavorava con il collega Gianluca Ardini, che è riuscito a salvarsi.
Insieme a lui, anche Amelia Napolitano Cecala, mamma di Cristian, nonna di Crystal (che è morta a 9 anni) e suocera di Dawna, la famiglia che è rimasta schiacciata da un masso del ponte Morandi:
«Dopo due anni, non abbiamo ancora un processo, aver perso la famiglia è un dolore che non si può raccontare.»
Fonte: ivg.it
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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