Tutti ormai conosciamo la storia di Mahsa Amini, la 22enne originaria del Kurdistan, uccisa di botte mentre si trovava in carcere, arrestata per aver indossato non correttamente lo hijab, che in Iran è obbligatorio per tutte le bambine, giovani e donne iraniane a partire dai 7 anni d’età. Da quel momento, però, qualcosa è scoppiato nel cuore e nell’anima delle donne e degli uomini iraniani e non solo, tant’è che la polizia iraniana parla di “739 rivoltosi, tra cui 60 donne” solo nella provincia di Guilan. E adesso sono entrati in gioco anche gli Anonymous.
Le accuse verso la polizia iraniana sono quelle di aver picchiato a morte Mahsa Amini, arrestata per aver indossato un “hijab improprio” e morta durante la custodia. Tuttavia, un capo della polizia iraniana ha categoricamente negato tutte le accuse. Intervenendo a una conferenza stampa lunedì, il capo della polizia di Teheran, il generale di brigata Hossein Rahimi, ha affermato che le affermazioni che Mahsa Amini è stata picchiata o in qualche modo maltrattata sono “completamente false”.
«Improvvisamente ha avuto un problema cardiaco mentre era in compagnia di altre persone che ricevevano una guida [ed] è stata immediatamente portata in ospedale con la collaborazione dei servizi di emergenza», ha detto la polizia. Il presidente Ebrahim Raisi ha ordinato al ministro dell’Interno di aprire un’inchiesta sul caso. Diversi legislatori hanno affermato che solleveranno il caso in parlamento, mentre la magistratura ha affermato che formerà una task force speciale per indagare.
Amnesty International intanto ha denunciato la situazione: «Le circostanze che hanno portato alla morte sospetta in custodia della giovane donna di 22 anni Mahsa Amini, che includono accuse di tortura e altri maltrattamenti in custodia, devono essere indagate penalmente. La cosiddetta ‘polizia della moralità’ di Teheran l’ha arrestata arbitrariamente tre giorni prima della sua morte mentre applicava le leggi del Paese sul velo forzato abusivo, degradante e discriminatorio. Tutti gli agenti e i funzionari responsabili devono affrontare la giustizia».
Le ultime novità dall’Iran dopo la morte di Mahsa Amini
«Affronterà con decisione» le proteste, ha detto presidente iraniano Ebrahim Raisi. Tuttavia, le proteste in seguito alla morte della giovane Mahsa Amini continuano ad aumentare e a intensificarsi non solo nel paese iraniano ma anche in tutto il resto del mondo. Le manifestazioni hanno cominciato a esplodere nelle 31 province iraniane e in tutte le principali città del Paese, inclusa nella capitale Teheran, e fondi di governo parlano di almeno 35 morti durante gli scontri, fra cui anche 5 agenti della polizia iraniana. Per gli attivisti, invece, il bilancio è di 50 vittime.
Intanto, come ogni dittatore, con le proteste che avanzano, con le foto e i video che si diffondono su internet, e con le persone anche dall’estero che chiedono giustizia, il governo ha bloccato l’accesso a internet in tutto il Paese, rendendo inaccessibili piattaforme come Whatsapp, Instagram e anche le due delle principali reti telefoniche sia nel paese iraniano sia in alcune aree del Kurdistan, secondo quanto riportato da Netblocks, l’organizzazione di controllo che monitora la sicurezza informatica e la governance di Internet.
La situazione però è cambiata quando Anonymous ha deciso di entrare in campo, come ha fatto anche in altre occasioni (come per la guerra in Ucraina). «Oltre 1000 telecamere di sicurezza sono state hackerate da Anonymous» nel paese, ha annunciato il gruppo, precisando di aver avviato un’offensiva contro il regime di Teheran denominata OpIran. Hanno poi aggiunto di aver bloccato il sito della tv di Stato iraniana.
The Islamic Republic is attempting to spin the #IranProtests as “armed Iranian Kurdish dissidents”. Don’t amplify this narrative. The protesters are in every province of #Iran now.#MahsaAmini #Mahsa_Amini #مهسا_امینی #IranRevolution pic.twitter.com/5fFT2yeIoh
— Anonymous (@YourAnonCentral) September 24, 2022
Infine, come Anonymous, anche Elon Musk ha voluto dare un contributo e, con il via libera del governo degli Stati Uniti, ha attivato il servizio Internet satellitarie Starlink, in modo da ripristinare le reti di comunicazione nel paese e permettendo ai cittadini di poter comunicare non solo fra loro ma anche con chi vive all’estero. Il governo iraniano ovviamente ha contestato l’intervento degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, citato dai media statali, ha dichiarato: «Minimizzando la gravità di una serie di blocchi imposti nelle comunicazioni nel Paese, gli Stati Uniti stanno cercando di portare avanti i loro obiettivi contro l’Iran».
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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