Il governo vuole chiudere (anche) lo Spid

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E Reddito di Cittadinanza no, e Bonus Cultura no, e cellulari a scuola no (come se prima fosse diverso), e Pos no (gli piacerebbe), ora anche no allo Spid. Ma questo governo è il governo dei no? Tra l’altro, cos’avrà mai fatto di male lo Spid, oltre ad averci fatto a lungo lottare per attivarlo non solo a noi ma a tutti i parenti anziani che da soli non erano capaci? Davvero abbiamo passato ore intere per attivare (noi insieme a più di 32 milioni di persone), per poi vedercelo disattivare perché… perché?

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Il primo ad andarsene è stato il Reddito di Cittadinanza. D’altronde il governo di Meloni sembra essere stato votato da chi del reddito di cittadinanza non ha proprio bisogno. Certo, non era perfetto, c’erano diverse truffe e per questo andava modificato, ma perché eliminarlo? Solo perché era stato ideato da un partito con cui non vanno d’accordo? Solo perché Giuseppe Conte umilia Giorgia Meloni su TikTok? No, no, solo per le truffe. Ma allora perché eliminare anche il Pos, che spesso le truffe le evitava?

Con il Pos lo scontrino è obbligatorio, senza Pos, invece, non lo è. Quindi perché il Governo Meloni avrebbe voluto eliminarlo? Per andare incontro agli esercenti, sì. Peccato però che l’Italia non sia uno Stato indipendente e l’Unione Europea ci ha bacchettati per bene per continuare a permettere ai cittadini di utilizzare il Pos, in quanto ognuno dovrebbe avere diritto di pagare come vuole e soprattutto per quantità davvero elevate di soldi, i venditori devono fare lo scontrino, senza provare a ingannare in alcun modo.

E poi arriviamo al Bonus Cultura, che a quanto pare non sarà eliminato ma semplicemente modificato. Sta di fatto però che era letteralmente l’unico modo con cui molti studenti (sempre quelli che stanno sempre attaccati al cellulare) si avvicinavano all’arte e alla cultura. Una delle poche cose buone che Renzi ha fatto, sebbene fosse palesemente una scelta di marketing. Poi Renzi si è dimostrato abbastanza alleato della destra nell’ultimo periodo… Per cui perché eliminarlo? E soprattutto, perché eliminare lo Spid che non porta il nome di nessuno (anche se già il governo Conte bis tentò di eliminarlo)?

Perché il governo vuole eliminare lo Spid

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A parlare è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti, che ha scritto direttamente al direttore del Corriere per dare chiarimenti riguardo all’identità digitale, anche conosciuta come Spid. Tra l’altro, i rumors sono nati proprio da un intervento di Butti durante la festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia, dove ha detto di «spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione. D’accordo tutti dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale».

Lo Spid, come sottolinea il Corriere, è stato attivato da più di 32 milioni di persone, ed è un documento personale digitale con cui è possibile accedere a siti come l’Inps o l’Agenzia dell’entrate ma anche solo ai vari siti dell’Adisu per le borse di studio. Insomma, sembra essere abbastanza utile, quindi perché il sottosegretario vorrebbe eliminarla? No, no, è proprio lui a sottolineare di non volerla eliminare, «ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931)».

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Sembra che già stiano lavorando su questa idea, e «i primi esiti dei nostri colloqui sono incoraggianti e li puntualizzeremo nei prossimi mesi con estrema trasparenza». Questo per «semplificare la vita in digitale dei nostri cittadini, per aumentare la sicurezza (perché più credenziali e strumenti di accesso significano più rischi), per rendere più accessibili i servizi digitali e, infine, per risparmiare (perché SPID ha un costo per lo Stato). La Carta d’Identità Elettronica è un’identità digitale equivalente e sotto diversi profili migliore rispetto allo SPID».

Elenca poi i tre limiti della CIE: in primis, «i lunghi tempi di rilascio», il pagamento di 16,79 euro e anche il doversi obbligatoriamente recarsi presso un ufficio comunale. Non la si può, ancora, utilizzare da pc o da tutti gli smartphone in quanto «richiede un lettore smartcard da collegare, o uno smartphone con lettore RFC (per intenderci, quello che possiamo usare al posto della carta di credito)». Ma sembra che stiano affrontando questi problemi e nei prossimi mesi avremo più novità.

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