Cecilia Sala ed Elon Musk: smentito il coinvolgimento da Teheran

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Il caso di Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran lo scorso dicembre e rilasciata solo pochi giorni fa, ha suscitato un grande interesse mediatico, soprattutto per un’interessante rivelazione: secondo il NYT, Elon Musk avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella sua liberazione. Tuttavia, una serie di smentite ufficiali ha messo in dubbio questa versione dei fatti.

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La giornalista italiana Cecilia Sala, mentre si trovava in Iran per motivi di lavoro (voleva proprio indagare sulle carceri di Teheran, dove poi lei stessa è stata incarcerata), era stata arrestata dalle autorità iraniane, con accuse che non erano state immediatamente rese note. La sua detenzione aveva suscitato preoccupazioni a livello internazionale, alimentando speculazioni sui possibili sviluppi della situazione. Durante il periodo del suo arresto, si erano susseguiti numerosi appelli da parte di giornalisti e istituzioni, tra cui il governo italiano, per chiedere il suo rilascio.

Musk ha aiutato nel rilascio di Cecilia Sala?

Adesso, dopo che la giornalista è finalmente salta, il New York Times ha rivelato che Elon Musk, noto imprenditore e CEO di Tesla e SpaceX, avrebbe svolto un ruolo decisivo nel suo rilascio. Secondo l’inchiesta del quotidiano, Musk sarebbe intervenuto attraverso canali non ufficiali per aiutare a risolvere la situazione, sfruttando la sua influenza internazionale. La notizia ha immediatamente attirato l’attenzione dei media, con molti che hanno enfatizzato il possibile intervento di una figura di spicco come Musk in un contesto diplomatico tanto delicato.

Secondo il quotidiano americano, «quando il premier Giorgia Meloni ha visitato Mar-a-Lago, il fidanzato di Sala, Daniele Raineri, aveva già chiesto l’aiuto di Musk tramite un intermediario». Proprio Ranieri, avrebbe «pensato a lui perché aveva letto che esisteva ‘un canale fra Musk e i diplomatici iraniani, e che Musk lavora anche a stretto contatto con Trump‘». Quindi avrebbe contattato Andrea Stroppa il 29 dicembre «per chiedere se poteva portare il caso di Sala all’attenzione di Elon Musk e chiedere il suo aiuto». Il portavoce italiano di Musk, ha poi confermato che «aveva preso atto della richiesta, ma che non sapeva se fosse stato coinvolto nel caso».

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Tuttavia, una serie di smentite è emersa da parte di fonti ufficiali, in particolare dal governo iraniano. Le smentite ufficiali hanno sottolineato che la diplomazia italiana, insieme alle autorità internazionali, ha svolto un ruolo cruciale nel risolvere la vicenda. La sua liberazione è stata celebrata come una vittoria per il governo italiano. Lo stesso portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, ha definito come «un’invenzione dei media e una fantasia» l’articolo del Nyt secondo cui Musk ha contattato Iravani poco dopo la visita della premier Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, chiedendo il rilascio della giornalista.

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Nonostante la smentita, la vicenda ha sollevato numerose domande sul ruolo delle figure pubbliche, come Musk, in situazioni internazionali delicate. L’imprenditore è noto per le sue prese di posizione su temi globali e per la sua influenza in vari settori, dal business alla politica, anche quando la sua opinione non è realmente richiesta. Ricordiamo ad esempio come il Presidente Mattarella disse lo scorso anno, rispondendo all’americano: «L’Italia è un grande paese democratico e devo ribadire che sa badare a se stessa, nel rispetto della sua Costituzione».

Il caso di Cecilia Sala non è solo una questione di liberazione, ma si inserisce in un contesto geopolitico complesso. L’Iran, infatti, è stato al centro di molte tensioni con l’Occidente negli ultimi anni, e la situazione dei giornalisti nel paese è spesso difficile (come lo è stato in Palestina, dove fin troppi giornalisti sono stati uccisi dall’esercito Israeliano, e non parliamo solo del genocidio dal 7 ottobre, ma anche di giornaliste come Shireen Abu Akleh, uccisa da Israele nel 2022). Sala, come molti altri reporter, aveva già lavorato in contesti complessi, e il suo arresto ha sollevato preoccupazioni non solo per la sua sicurezza, ma anche per la libertà di stampa e i diritti umani in Iran.

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