Quante volte ci è capitato di dire «ho avuto un deja vu»? Tuttavia, cos’è? Una definizione non scientifica è che il deja vu è una sensazione che proviamo ogni tanto, che non possiamo prevedere in alcun modo, e che ci fa pensare di aver già vissuto un determinato momento. Ma da cosa è determinato? Perché lo viviamo (o riviviamo)? Cosa succede nella nostra mente? Oggi risponderemo a queste domande, ovviamente attingendo da fonti sicure.
Il deja vu è uno dei misteri della mente umana, avviene all’improvviso e non sappiamo il perché, le definizioni sono tante e diverse, tra religioni, studiosi (persino Freud ne parlò) e amanti del paranormale, ma a noi essere comuni molto spesso piace e ne siamo affascinati. A molti piace pensare di rivivere una scena una seconda volta, avvenuta magari in una vita passata. Ad altri spaventa, ma, in fin dei conti, è solo uno dei tanti misteri della nostra mente e che, probabilmente, riusciremo a comprendere meglio con l’avanzare della nostra scienza.
Cos’è un deja vu?
È molto complesso studiare un deja vu in laboratorio, questo perché è impossibile provocarlo a comando non essendo in alcun modo prevedibile. C’è chi associa il deja vu a un fenomeno paranormale e che quindi sia un ricordo di una vita passata. In francese, infatti, significa «già visto», o meglio, «già vissuto». Dura pochi secondi e sembra essere una sorta di «tramite» tra presente, passato e futuro.
Secondo la studiosa Akira O’Connor dell’Università scozzese di Sant’Andrew, è «una sorta di verifica dei ricordi che abbiamo già immagazzinato». Sembrerebbe infatti che le regioni frontali del nostro cervello verifichino tutti i ricordi e poi inviino un segnale che funge dacheck e che a volte può accadere una sorta didivergenza tra ciò che abbiamo vissuto e che invece è presente. Questa è la sensazione del deja vu.
Questa è la definizione scientifica e razionale che abbiamo cercato di dare, ma questo fenomeno è abbastanza misterioso e in molti ritengono che ci dia la possibilità di predire il futuro. Altre volte invece viene collegato ai sogni, come se il deja vu fosse una reminiscenza dei sogni. Non è infatti difficile che dimentichiamo i sogni che facciamo, ma non lo dimentichiamo del tutto, perché viene rimasto nascosto nella memoria profonda e poi, quando lo viviamo, viene recuperato sotto forma di questo fenomeno.
A parlare di deja vu, qualche tempo fa, fu Freud, che li considera come un fenomeno che riconduceva nella realtà i desideri e gli impulsi repressi o dei ricordi rimossi. Oggi, invece, la scienza li colloca tra la memoria a lungo termina e quella a breve termine, per cui quando avviene si scaturisce una sorta di breve epilessia celebrare sul sistema nervoso e quindi, per pochi frammenti di secondi, si danneggia il meccanismo di recupero della memoria.
Per Paulo Coelho, che ne parla in Adelph, invece, «il deja vu è assai differente da una sorpresa che archiviamo in fretta perché la giudichiamo insensata. Esso ci mostra che il tempo non passa. È il ritorno ad una situazione già realmente vissuta e che, in quel momento, si ripresenta identica». Questa definizione è però condannata ed è stata condannata per anni dalla religione cristiana poiché presupporrebbe l’esistenza della reincarnazione.
Concludiamo con una definizione scientifica di Anne Clearly, professoressa di psicologia presso la Colorado State University, che ha studiato questo fenomeno in una ricerca. Secondo lei, il deja vu avviene nel momento in cui viviamo una scena simile a una già vissuta ma che la nostra mente non riesce a ricordare del tutto. Quindi, il cervello lavora per evidenziarne la somiglia e a noi sembra simile e familiare.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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