Ahmad Reza Djalali è un cittadino con doppia nazionalità iraniana e svedese, ricercatore presso il Centro di medicina dei disastri (Crimedim) dell’Università del Piemonte Orientale di Novara, che al momento è accusato di spionaggio a favore del Mossad e sarà giustiziato il 21 maggio in Iran, dopo esser stato condannato il 21 ottobre 2017 e, da quel momento, è chiuso in cella. Lo riporta l’agenzia di stampa Isna, citando delle fonti.
L’unica prova a carico di Ahmad Reza Djalali è una lettera spedita alla moglie, sebbene ci siano abbastanza dubbi sull’autenticità. Amnesty International ha già fatto un appello per fermare la condanna e riporta che «gli è stato negato l’accesso ad un avvocato ed è statocostretto a fare “confessioni” davanti a una videocameraleggendo dichiarazioni pre-scritte dai suoi interrogatori. Ha detto che è stato sottoposto a pressioni intense contortura e altri maltrattamenti, incluse minacce di morte».
🔴Le autorità iraniane hanno annunciato che intendono eseguire la condanna a morte di Ahmadreza Djalali il 21 maggio. Abbiamo ancora tempo per salvarlo firma il nostro appello 👇https://t.co/YCEYSTW0g9
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) May 4, 2022
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty