Julian Assange: via libera all’estradizione negli USA

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Il governo inglese ha deciso che Julian Assange deve essere estradato negli USA. L’appello di Amnesty International è servito a poco e niente in quanto Priti Patel ha ufficialmente approvato l’estradizione dell’uomo, co-fondatore di WikiLeaks. Un portavoce del Ministero dell’Interno inglese ha dichiarato: «In base all’Extradition Act 2003, il Segretario di Stato deve firmare un ordine di estradizione se non ci sono motivi per vietare l’ordine». Ma i motivi, secondo Amnesty International, ci sarebbero eccome.

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Fonte foto: Twitter

Tempo fa l’associazione che lotta per i diritti dell’essere umano ha fatto unappelloper evitare che venga estradato in quanto «violerebbe il divieto di tortura e costituirebbe un precedente allarmante per pubblicisti e giornalisti di ogni parte del mondo». «Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle», ha detto Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.

La segretaria ha spiegato che «il Regno Unito è obbligato a non trasferire alcuna persona in un luogo in cui la sua vita o la sua salute sarebbero in pericolo. Il governo di Londra non deve venir meno a questa responsabilità. Gli Usa hanno palesemente dichiarato che cambieranno le condizioni di detenzione di Julian Assange quando lo riterranno opportuno. Questa ammissione rischia fortemente di procurare ad Assange danni irreversibili al suo benessere fisico e psicologico».

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Fonte foto: Twitter

Infine, ha aggiunto che «l’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome». «Le accuse nei confronti di Assange non avrebbero mai dovuto essere presentate. Ma non è troppo tardi perché le autorità statunitensi sistemino le cose e ritirino le accuse. Nel frattempo, data la natura politicamente motivata di questo caso e le sue gravi implicazioni per la libertà d’espressione, il Regno Unito dovrebbe evitare di rappresentare gli interessi degli Usa in ogni sviluppo successivo». La situazione però si è evoluta in un modo del tutto inaspettato.

Julian Assange sarà estradato

Come abbiamo scritto nel primo paragrafo, il portavoce del Ministero dell’Interno ha dichiarato che non ci sarebbe alcun motivo per vietare l’ordine, secondo l’Extradition Act 2003, aggiungendo che «le richieste di estradizione vengono inviate al ministro dell’Interno solo quando un giudice decide che può procedere dopo aver considerato vari aspetti del caso». Dopo quindi un esame della magistratura e dell’alta corte, è stata ordinata «l’estradizione del sig. Julian Assange negli Stati Uniti». Avrà 14 giorni per fare ricorso.

Spiega, infine, che «in questo caso, i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che sarebbe oppressivo, ingiusto o un abuso di processo estradare il signor Assange. Né hanno ritenuto che l’estradizione sarebbe incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trova negli Stati Uniti sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute».

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Fonte foto: Twitter

Julian Assange adesso potrà fare ricorso presso l’High Court di Londra che deve dare la sua approvazione affinché l’impugnazione possa procedere. Può chiedere di portare il suo caso alla Corte Suprema del Regno Unito, ma se l’appello sarà rifiutato dovrà essere estradato entro 28 giorni.

Assange, vi ricordiamo, «è ricercato dalle autorità statunitensi per 18 capi di imputazione, inclusa un’accusa di spionaggio, relativa al rilascio da parte di WikiLeaks di vasti archivi di documenti militari statunitensi riservati e cablogrammi diplomatici che, secondo loro, avevano messo in pericolo vite umane» (Reuters). In molti, però, sono dalla sua parte, in quanto ritengono che abbia denunciato le malefatte degli USA verso Afghanistan e Iraq.

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