Halloween 2025: la leggenda del venerdì sfortunato
Quest’anno Halloween cade di venerdì, e il mese di ottobre oggidì ha regalato una sorpresa poco gradita per i più superstiziosi. Ma perché il venerdì viene considerato un giorno così sventurato?
Prima di apprestarci a scoprire che cosa ha instaurato l’irrazionale paura per questa casella del calendario, vi lasciamo qualche articolo tra cui poter girovagare a vostro piacimento:
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Halloween 2025: la leggenda del venerdì sfortunato
In special modo, se associato al numero 13, o come in questo caso al numero 17, il venerdì può intimorire i più superstiziosi. Esiste una vera e propria fobia per il numero 17, che prende il nome di eptacaidecafobia! In queste date, addirittura, è stimato che a risentirne sia tutta la società, e in particolare l’economia del Paese in cui si è diffusa tale paura.

Entrambe le narrazioni hanno origini lontane. Il connubio tra il venerdì e il numero 13 come data portatrice di sventura si associa come primissimo caso alla Francia. Nel 1307, in questo preciso giorno, il re Filippo IV detto il Bello ordinò l’arresto dei Cavalieri templari, senza alcuna precedente avvisaglia, mentre addirittura già nel 1834 nella commedia francese Les Finesses des Gribouilles troviamo la celebre data come indice di malasorte: “Sono nato venerdì 13 dicembre del 1813, dal che provengono tutte le mie sfortune“.
Ma il numero 13, così come il venerdì, già presi in disparte erano malvisti dai più superstiziosi. Si pensa che il 13 sia un numero sfortunato (anche qui troviamo una fobia riconosciuta, la triscaidecafobia) per le sue radici nella mitologia norrena e nella religione cristiana.
Nel primo caso, Loki, dio dell’astuzia e degli inganni, non era stato invitato a un banchetto nel Valhalla e giunse così come tredicesimo ospite inatteso. Durante un gioco apparentemente innocuo, fece in modo di far colpire Baldr, dio della benevolenza con un legame speciale con il Sole, con il vischio. Alla sua morte tutta la Terra cadde nell’oscurità, in lutto per il dio.
Nel secondo, la sera in cui ha avuto luogo l’Ultima Cena, i commensali a tavola erano in totale 13, nel giorno 13 del calendario ebraico. L’indomani, Gesù sarebbe stato crocifisso in quello che ancora oggi si celebra come Venerdì santo.
Il numero 17, invece, è legato in special modo al nostro Paese. La sfortuna del numero deriverebbe dalla sua scrittura nel sistema di numerazione romano, dove “XVII” porta all’anagramma “VIXI”, in latino “ho vissuto“, sottintendendo il fatto che la persona sia quindi venuta a mancare. Infatti, “VIXI” era caratteristico delle tombe romane.
Addirittura gli stessi seguaci del filosofo Platone non potevano sopportare la vista di tale numero! Questo perché si trova in ordine crescente tra il numero 16, che è un quadrato, e il 18, che è un rettangolo. Il numero 16 e il numero 18 sono gli unici a formare figure piane che abbiano il perimetro uguale all’area. Il numero 17, per i pitagorici, non è altro che un ostacolo tra questi numeri.
Un altro riferimento alla religione cristiana vorrebbe ricordare che secondo le Sacre Scritture, il Diluvio universale è avvenuto il giorno 17 del secondo mese.
Non ci sono reali conferme della sfortuna che si associa, erroneamente quindi, al venerdì e in particolare a un venerdì 13 o a un venerdì 17. La cinematografia horror ne ha sicuramente approfittato con il franchise di “Venerdì 13” e il personaggio di Jason Voorhees.
Giulia, Giu per chiunque. 21 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu