Pietro Orlandi, delusione per Papa Francesco: “Mai una parola”. La speranza è “Papa Leone”

Condividi

Un palco prestigioso, quello del Giffoni Film Festival, e un pubblico di giovani attenti. È in questa cornice che Pietro, fratello di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel nulla a Roma il 22 giugno 1983, ha nuovamente dato voce a una battaglia che dura da oltre quarant’anni. Le sue parole, cariche di emozione e di una delusione palpabile, hanno colpito al cuore i presenti, riaccendendo i riflettori su uno dei misteri più fitti e dolorosi della storia italiana e vaticana.

emanuela-orlandi-papa-leone

Il messaggio, forte e chiaro, è diretto al vertice della Chiesa Cattolica: Papa Leone.

L’appello dal Giffoni per Emanuela Orlandi: un silenzio che pesa

Visibilmente commosso, Pietro Orlandi ha condiviso con il pubblico un’amarezza che si porta dentro da anni, un sentimento di abbandono da parte di chi, secondo lui, avrebbe potuto e dovuto fare di più. “Da Papa Francesco mai una parola di conforto, una telefonata”, ha dichiarato Orlandi. Una frase che pesa come un macigno, soprattutto considerando la costante esposizione mediatica del caso e gli innumerevoli appelli lanciati dalla famiglia nel corso di un decennio di pontificato bergogliano.

Per Pietro, questo silenzio non è solo una mancanza di empatia personale, ma rappresenta la continuità di un atteggiamento di chiusura da parte del Vaticano, un “muro di omertà” che la famiglia Orlandi cerca di abbattere da generazioni.

La speranza verso Papa Leone

“Non ho la speranza, ho la certezza che si arriverà alla verità. Perché la verità non può rimanere occultata per sempre, perché il Vaticano era casa nostra, ma ci hanno voltato le spalle. Abbiamo passato lì un’infanzia meravigliosa: era come se i papi ci tenessero per mano. Ma quando è successa la storia di Emanuela ho avuto la percezione che ci avessero lasciato la mano e voltato le spalle. E non è mai cambiato da allora. Ci sono tantissime situazioni che confermano questo mio pensiero. E non me la prendo solo con il Vaticano, ma anche con lo Stato”, ha affermato il fratello di Emanuela.

E a proposito di ciò, ricorda delle tre inchieste aperte su Emanuela, una in commissione parlamentare, una vaticana e una della procura di Roma: “Dopo 42 anni tre inchieste aperte non è normale. Poi c’è chi rema contro, ma se c’è la volontà di andare avanti è positivo”. La speranza poi verso il nuovo Papa: “So che ha incontrato già tante persone. C’è stato un Angelus il 22 giugno, giorno dell’anniversario della scomparsa. Speravo in un ricordo di Emanuela, e purtroppo non c’è stato. Ero convinto che leone XIV avrebbe speso una parola. Se l’aspettava anche mia madre”.

“Io mi auguro che possa essere contraddetto presto. Perché papa Leone ha detto che il suo pontificato si baserà su tre parole: pace, verità e giustizia. Nella nostra famiglia non ci sarà pace finché non avremo verità e giustizia.”

Ricorda però come anche per Papa Francesco ci fosse speranza: “Lo era anche l’elezione di papa Francesco. Dopo due settimane mi disse la famosa frase ‘Emanuela sta in cielo’. Ma il fatto che il papa nominasse Emanuela era importante. Pensai che avesse la forza, il coraggio e la voglia di andare avanti fino alla verità”.

Quarant’anni di battaglie: un mistero tra Stato e Vaticano

Il caso di Emanuela Orlandi non è solo un dramma familiare, ma un intrigo internazionale che ha attraversato pontificati, governi e generazioni. La sua scomparsa, avvenuta quando aveva solo 15 anni, ha dato vita a innumerevoli piste: dal terrorismo internazionale al ricatto finanziario legato allo IOR, fino a coinvolgimenti della criminalità organizzata e a scabrosi segreti interni alle mura vaticane.

La recente attenzione mediatica, amplificata a livello globale dalla docu-serie Netflix Vatican Girl, ha contribuito a mantenere viva la pressione sull’opinione pubblica e sulle istituzioni. Questa rinnovata spinta ha portato a un risultato storico: l’istituzione di una Commissione Parlamentare d’inchiesta bicamerale, un passo fondamentale che per la prima volta vede lo Stato Italiano impegnarsi ufficialmente a indagare su una vicenda che ha il suo epicentro Oltretevere.

Tuttavia, la percezione della famiglia Orlandi e di gran parte dell’opinione pubblica è che la vera collaborazione manchi ancora. La speranza è che la Commissione Parlamentare, con i suoi poteri ispettivi, possa finalmente ottenere l’accesso a documenti e testimonianze finora negati. La battaglia di Pietro Orlandi, quindi, si combatte su due fronti: da un lato, la richiesta di verità e collaborazione al Vaticano; dall’altro, il sostegno e l’impulso ai lavori della commissione italiana.

Ci sono persone che sanno, ma tacciono. Sono convinto che c’è ancora oggi un ricatto in atto. Questo tempo mi ha logorato. È difficile recuperarlo. Quando è successo questo fatto si è aperta per me una specie di parentesi. E io spero che si chiuda, quando arriverà la verità, per recuperare quella serenità che avevo. Oggi ho un’altra serenità, ma non quella. Ma noi pensiamo di essere più forti di quel tempo.

Arriveremo alla verità e, se non ci dovessi essere più io, ci sono tante persone che hanno dimostrato solidarietà. Il sacrificio di Emanuela spero possa non essere vano, possa cambiare le coscienze delle persone. Cambiarle a ragazzi e ragazze della vostra età è molto importante. Io vedo in voi un senso di giustizia molto forte, vedo in voi lo spartiacque tra il passato e un mondo migliore.

La lotta di Pietro Orlandi è diventata il simbolo di una ricerca di giustizia instancabile. Le sue parole al Giffoni Film Festival non sono solo uno sfogo personale, ma un potente promemoria: la verità su Emanuela Orlandi non è una questione privata, ma un debito che le istituzioni, laiche ed ecclesiastiche, hanno verso una famiglia e verso un intero Paese. In attesa di “Papa Leone”, la battaglia continua, alimentata da una speranza che, nonostante tutto, si rifiuta di morire.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e insegnante di Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

Ti potrebbe interessare

Exit mobile version