Willy Monteiro, «il razzismo in Italia non esiste»: ne siamo sicuri?

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Ormai tutti sanno quello che è successo a Willy Monteiro, ragazzo di 21 anni romano, ucciso da quattro ragazzi per aver tentato di sedare un litigio iniziato per un like sui social e che poi è terribilmente degenerato con l’arrivo della gang dei Bianchi, che è famosa a Colleferro per le risse.

Sono i tipici italiani medi, culturisti, pieni di tatuaggi e dediti alla famiglia. Quel tipo di persona che indosserebbe il rosario, andrebbe in chiesa, si definirebbe cristiano, per poi seminare odio sui social, per le strade, mancando di rispetto a chiunque gli rivolga uno sguardo sbagliato. E, purtroppo, Willy Monteiro ne ha pagato la vita.

Aveva tanti sogni, Willy, voleva diventare un calciatore della sua squadra del cuore, la Roma, e intanto si dilettava a giocare nella squadra di Paliano e con i suoi amici. Lavorava, si dava da fare, aveva sempre il sorriso sul volto e riusciva a trasmettere allegria a chiunque.

Tuttavia, è inutile ripetere quello che si legge ovunque, perché Willy Monteiro non è morto perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, quello del giovane ragazzo non è stato un incidente, ma è stato un omicidio con anche un’aggravante razzista.

Willy Monteiro è morto perché dei fascisti, dei razzisti, dei montati di testa con zero rispetto per la vita umana convinti di poter ottenere tutto dalla propria vita, lo hanno ucciso. Quindi bisognerebbe smetterla di scrivere quel momento sbagliato posto sbagliato. Non gli è caduto sopra un albero, non ha attraversato la strada, è stato pestato a morte.

Willy Monteiro: gli assassini e l’omicidio

Erano temuti da tutto il paese, avevano precedenti in spaccio di droga e per risse, eppure continuavano a sentirsi invincibili, con i loro corpi muscolosi e i loro tatuaggi, con l’espressione sempre seria nelle foto e l’ossessione per la propria famiglia.

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Fonte: instagram

Dei razzisti che si sentivano superiori solo per il colore della propria pelle, perché avevano dei muscoli e perché avevano una famiglia, perché erano nati in Italia (flash news: anche Willy Monteiro era nato in Italia, aveva frequentato le scuole in Italia e continuava a vivere in Italia!).

Questo sono gli assassini di Willy Monteiro. Dei vigliacchi tutto muscoli che si sono scagliati contro un ragazzino che era la metà di loro, per poi dire di aver sedato la rissa. Quindi, si definivano tanto forti, con le loro emoji bomba sulle foto su Instagram, e poi non sono riusciti a «sedare la rissa» con un ragazzino più giovane, più debole e più piccolo di loro? Hanno dovuto ucciderlo, per fermarlo.

C’è qualcosa che non torna, non pensate? Soprattutto considerando quello che i testimoni hanno raccontato, dei ricordi agghiaccianti che solo a scriverli e a leggerli descrivono alla perfezione gli aggressori, senza che cerchiamo altri appellativi. Lo hanno picchiato, anche mentre stava a terra. Saltavano sul suo corpo, loro grossi e lui così piccolo. Willy cercava di rialzarsi e loro lo ributtavano a terra, riempiendolo di calci.

Anche quando un amico di Willy ha cercato di intervenire, di salvare il suo amico che non riusciva più a respirare (vi suona familiare?), si è preso calci e pugni anche lui. Erano inarrestabiliineluttabili e non si sono fermati per 20 minuti, fino a quando per Willy è stato troppo tardi.

E lo sapete, cos’hanno fatto dopo i vigliacchi? Sono andati a bere una birra. Hanno condiviso post divertenti su Facebook. Che razza di persona devi essere per massacrare di botte un ragazzino e poi continuare la tua vita come se nulla fosse successo? Dopotutto, però, la famiglia dei due Bianchi li ha giustificati dicendo che «era solo un immigrato».

Willy Monteiro: chi era

No, cara famiglia Bianchi. Willy Monteiro non era un immigrato. Willy Monteiro era nato in Italia, aveva frequentato l’istituto alberghiero di Fiuggi, in Italia e ha lavorato come cuoco in un ristorante di Artena, in Italia.

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Fonte: twitter

Tutti nella sua città, in Italia, gli volevano bene. Lui tifava per la Roma, fino a prova contrario squadra italiana, e amava il grande capitano, Totti. Willy lavorava e cercava di dare il massimo di sé in tutto ciò che faceva, anche quando è stato pestato di botte dalle persone che avete cresciuto, cara famiglia Bianchi, Willy ha lottato.

E, soprattutto, anche se fosse stato un immigrato? Non è pur sempre una persona, prima di essere un immigrato, prima di avere la pelle più scura, prima di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato? Questo è ciò che i personaggi di oggi trasmettono, quando lasciano gli immigrati in mare: loro non sono persone, sono solo immigrati.

Poi li vedi andare in Chiesa, a pregare un altro immigrato. Non è incoerente? Non descrive al meglio le persone che sono? Degli incoerenti che frequentano la Chiesa solo per avere la coscienza a posto. 

Willy Monteiro è morto per razzismo

Capita di leggere, sulle notizie online, di come Willy sia morto per mani di “bravi ragazzi”, quindi si tende, come al solito, a umanizzare il colpevole. Come quando una ragazza viene stuprata e diventa subito “17enne fa ssso con due ragazze ubriache con vestiti troppo corti”. Non ha fatto ssso, le ha stuprate. Così come Willy non è morto, ma è stato ucciso.

Dall’altra parte, invece, gli altri danno la colpa, e qui c’è da piangere, alle arti marziali. Danno la colpa a uno sport, capite? Non ci sarebbe da stupirsi se decidessero di eliminare le arti marziali per evitare di far avvenire altre disgrazie, come se alle arti marziali non ti insegnassero a controllare la tua forza per evitare di uccidere il tuo avversario.

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Fonte: twitter

D’altronde, si cercano sempre dei compromessi. Per evitare le molestie le ragazze devono vestirsi di più, per evitare di essere picchiati i gay «devono essere meno gay», ma sia mai che qualcuno decida di educare i propri figli al rispetto per le altre persone.

Sia mai che qualcuno dica esattamente dove sta il problema: nell’educazione fascista, nell’educazione patriarcale, che insegna che ci sono delle persone superiori ad altre, che i neri sono tutti cattivi, le donne (tranne la mamma e la sorella) sono tutte poco di buono che vorrebbero fare s*sso con te e i gay devono essere guariti, perché altrimenti io, uomo fascista, perdo la mia virilità.

Sia mai che si elimini dai social chi sparge solo odio, razzismo, omofobia e sessismo facendola passare come libertà di parola. Non è libertà di parola se insulti qualcuno e bisogna sempre ricordare che «la mia libertà finisce dove comincia la vostra», diceva Martin Luther King e, prima di lui, Kant.

 

Per cui, basta, basta con queste scuse, con il nascondere che in Italia il problema del razzismo e delle minoranze sia un problema reale, perché ogni giorno non appena si vede una persona nera si dà per scontato che sia un immigrato (come, tra l’altro, è successo alla pagina Twitter che non ha riconosciuto Kanye West, che potrebbe comprarsi loro e tutta la loro famiglia, con un immigrato a cui Emma Marrone ha offerto una cena).

Il primo passo per risolvere il problema, è quello di accettarlo, e finché si tenderà a umanizzare o a far passare per incidenti la morte delle persone, finché si continueranno a umanizzare i colpevoli («40enne fa s*sso con 15enne»: no, lo ha stuprato), la società continuerà a non vedere persone, ma solo minoranze.

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